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Spesa

Social Market, quando creatività
e solidarietà si incontrano

In un locale confiscato alla mafia e messo a disposizione dal Comune, la giornalista Federica Balestrieri ha dato vita a un negozio a uso e consumo di famiglie in carico ai servizi sociali o ai Centri di ascolto

di Victoria SANDOMENICO

22 Dicembre 2013

Da un’idea nata a Torino per aiutare le famiglie in difficoltà ha tratto ispirazione Federica Balestrieri, giornalista del Tg1, per mettere in piedi in meno di un anno un progetto che si regge sulla solidarietà a 360°: il Social Market aperto in via Leoncavallo a Milano. «È un sistema che si autosostiene – racconta Federica -: non ha bisogno di finanziamenti, né di donazioni dei cittadini. Mi spiego meglio: quando abbiamo deciso di iniziare, il vero problema erano i soldi, che non avevamo. Attraverso una piattaforma di crowdfounding e tramite i social network siamo riusciti a raccogliere la cifra prefissata. Oggetti di prima necessità come computer e scaffali ci sono stati donati. Del furgone per le consegne a domicilio si è occupata la Fondazione Mike Bongiorno: ora giriamo per la città con la faccia di Mike e la scritta “Consegna in allegria!”. Il locale invece è un bene confiscato alla mafia messo a disposizione dal Comune».

Chi sono i beneficiari?
Gente di tutte le nazionalità, ma soprattutto molti italiani. Sono famiglie in carico ai servizi sociali o ai Centri di ascolto delle parrocchie o della Caritas, che con 20 euro non riuscirebbero a fare una spesa completa in un supermercato.

Da voi, invece, con 20 euro cosa si può comprare?
Un po’ di tutto: latte, biscotti, pasta, omogeneizzati… Si riesce a fare una spesa completa. Frutta e verdura non costano niente, perché grossista di Torino ce le regala ogni mercoledì.

Chiunque potrebbe entrare per comprare?
No, c’è una procedura che ci garantisce che gli acquirenti sono davvero in difficoltà. Gli enti e le parrocchie ci contattano e si accreditano. In un secondo momento si inseriscono le famiglie bisognose e ci spiegano la loro situazione. È importante sapere chi si ha davanti. Noi abbiamo scelto di creare una relazione tra volontari e beneficiari partendo dalla disposizione dell’ambiente: più simile a una drogheria che a un supermercato. Cerchiamo di capire quali sono i loro problemi.

Finora quanti sono i volontari coinvolti?
Una quarantina. L’età compresa è tra i 25 e i 70 anni. Chi siamo? C’è gente come me che lavora a turni, poi studenti universitari, casalinghe, commercialisti, un procuratore di calcio… Il lunedì è il turno di alcuni dipendenti di un importante studio legale. Sembrerà curioso, ma ci sono anche due beneficiari.

Per Natale avete pensato a qualcosa di particolare?
Insieme a un gruppo di persone abbiamo pensato a una raccolta di regali, per dare la possibilità ai genitori di mettere sotto l’albero un bel regalo per i loro figli. Finora ci sono stati donati 500 giocattoli. Per i grandi abbiamo pensato di donare anche panettoni e pandori: quindi siamo nuovamente ricorsi agli annunci sui social network e in poco tempo una signora si è offerta di comprare 370 panettoni!

Progetti per il futuro?
Stiamo pensando di aprire il secondo Social Market in un altro punto della città. Questo non è cosi facile da raggiungere per tutti. Ma prima di tutto bisogna trovare qualcuno che ci doni uno spazio. Poi si vedrà…