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Viale Umbria

Share, la catena della moda “sociale”

Aperto il secondo hand-store in città, terzo in Lombardia. Abiti usati di qualità, ambienti accoglienti ed eco-chic, progetti sociali che sanno creare comunità: dalle case per mamme-bambino alle cure odontoiatriche per i figli di famiglie in difficoltà

18 Marzo 2016

Nasce la prima catena di second hand store per il sociale nel campo dell’abbigliamento. Dopo il successo di via Padova 36, la Cooperativa Vesti Solidale del Consorzio Farsi Prossimo ha inaugurato questa mattina il secondo negozio SHARE (Second HAnd REuse) a Milano e il terzo in Lombardia, dando così forma a una rete di spazi commerciali accomunati dallo stesso marchio e dalla stessa forte e riconoscibile immagine.

Collocato in viale Umbria 52, il nuovo negozio SHARE, propone a una clientela soprattutto giovane capi di abbigliamento unici, di buona qualità, di seconda mano a un prezzo accessibile e con un alto contenuto sociale. Il tutto in un ambiente accogliente e dalla forte identità. Arredamenti minimal ed eco-chic, con abbondante uso di materiale di recupero, in coerenza con la filosofia del progetto. Pareti verde brillante che richiamano il logo. Viale Umbria 52 rievoca anche nel design Via Padova 36 (in allegato una scheda); tuttavia, rispetto al suo fratello maggiore, ha una superficie superiore del 20%, (per un totale 200 metri quadrati), che gli consentirà di proporre in esposizione non solo più capi, ma anche una maggiore varietà di articoli.

La conduzione del negozio è affidata a tre donne di diversa età in cerca di un’occupazione regolare. Inoltre, come vuole l’approccio SHARE, i proventi dell’attività economica saranno reinvestiti in progetti sociali a favore di persone svantaggiate.

Con viale Umbria 52 salgono a tre gli spazi commerciali delle catena SHARE: il primo, aperto a Milano, due anni fa a febbraio 2014, in viale Padova 36 e il secondo, inaugurato il mese scorso a Varese via Luini 3. Qualità degli abiti, riciclo, responsabilità sono i punti di forza dell’intera catena. Punti di forza capaci di intercettare consumatori sempre più sensibili.

Secondo le stime la Second Hand Economy vale 19 miliardi, l’1% del Pil e coinvolge il 50% della popolazione sotto i 45 anni. Non solo acquistare articoli di seconda mano non è più un tabù, ma diventa anche una scelta sempre più apprezzata. In controtendenza con il mercato tradizionale, infatti, le previsioni danno ancora margini di crescita.

«Tra i più giovani, anche in Italia, come in altri paesi europei, sta emergendo una maggiore consapevolezza rispetto al consumo, soprattutto nell’ambito dell’abbigliamento, dove quello che si indossa esprime sempre anche quello che si è – osserva Carmine Guanci responsabile del progetto -. Per la generazione a cavallo del millennio, i cosiddetti millennials, vestire abiti usati non è una scelta di ripiego, ma è parte di uno stile di vita attento all’ambiente e alle ricadute sociali dei propri comportamenti».

I numeri di SHARE confermano questa linea di tendenza. Con 6 posti di lavoro e un fatturato in crescita del 20% in un anno, SHARE è una scommessa imprenditoriale vinta che ha generato ricchezza per il territorio: i proventi sono stati reinvestiti per acquistare gli arredi di un appartamento di autonomia mamma-bambino, le cure odontoiatriche per bambini di famiglie in difficoltà economiche (in allegato una scheda), un progetto nel carcere di Opera e un dispositivo multimediale sviluppato dagli utenti del centro diurno di neuropsichiatria del Policlinico di Milano (in allegato una scheda); «Noi proponiamo non solo abiti, ma un approccio nuovo all’acquisto che genera senso di comunità», sottolinea Guanci.

Gli abiti

Gli abiti messi in vendita da SHARE sono tutti capi unici per taglia e stile. Provengono da diverse città italiane e dalle principali capitali europee, in particolare dalle piazze di Parigi, Berlino e Amsterdam. Variegato l’assortimento, tutto rigorosamente di alta qualità, selezionato e in condizioni perfette.

I prezzi

Con un listino veramente accessibile a tutte le tasche (i prezzi non supereranno i 12,50 euro), SHARE vuole sdoganare il low cost anche nel mercato dell’abbigliamento di pregio. Nessuna contraddizione, assicurano. Chi ha detto che per un vestito di qualità bisogna spendere molto? Con un po’ di pazienza si può trovare il capo giusto per sé a un prezzo imbattibile e compiere un gesto solidale.

I protagonisti

SHARE è il frutto delle ventennale esperienza nell’ambito del riciclo di indumenti usati e dell’inserimento di lavoratori svantaggiati maturata dalle cooperativa Vesti Solidale, parte del Consorzio Farsi Prossimo: una rete di 11 imprese sociali, promosse da Caritas Ambrosiana, che già oggi dà lavoro ad oltre 1.000 persone.

Share è realizzato grazie al contributo di Fondazione Cariplo e Fondazione Peppino Vismara ed è sostenuto da UniCredit Foundation attraverso il Bando UniCredit Carta E 2014.