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Milano

Scola sull’Irc: «Ci siamo scusati
sul modo, non sul contenuto»

L’Arcivescovo: «L’iniziativa del Servizio diocesano era vòlta a conoscere cosa accade nelle scuole, perché la nostra posizione, che non è omofoba, sia offerta in modo efficace alla libertà di tutti»

17 Novembre 2014

Una questione che va «inquadrata nella sua giusta dimensione», sulla quale la posizione della Chiesa ambrosiana «è chiara e non implica nessuna omofobia», nella convinzione che «abbiamo qualcosa di decisivo da dire» e per questo «non è vero che abbiamo fatto “marcia indietro”»: rispondendo ai giornalisti a margine del dibattito alla Statale col filosofo Giulio Giorello, l’Arcivescovo è tornato così sulla vicenda della circolare che il Servizio diocesano per l’insegnamento della religione cattolica ha inviato nei giorni scorsi agli insegnanti di religione della Diocesi, per avere la segnalazione di iniziative nelle scuole relative ai temi legati all’omosessualità e all’identità di genere. Circolare sulla quale don Gian Battista Rota, responsabile del Servizio diocesano, aveva dichiarato: «La comunicazione mandata sabato 8 novembre agli insegnanti di religione della Diocesi di Milano da un collaboratore del Servizio Insegnamento Religione Cattolica è formulata in modo inappropriato e di questo chiediamo scusa. L’intento originario era esclusivamente quello di conoscere dagli insegnanti di religione il loro bisogno di adeguata formazione per presentare, dentro la società plurale, la visione cristiana della sessualità in modo corretto e rispettoso di tutti».

«La questione della circolare Irc va inquadrata nella sua giusta dimensione – ha sottolineato Scola -, perché è evidente che un importante Ufficio di Curia, che segue oltre seimila professori, deve avere la preoccupazione di aiutarli a presentare la nostra visione di tali problemi, in modo particolare su questioni, come quelle relative alla sfera dell’eros e sessuale, sulle quali le famiglie sono molto sensibili».

L’idea del questionario, ha spiegato Scola, «è stata un’iniziativa del Servizio per la Scuola – che peraltro lavora benissimo -, vòlta solo a conoscere cosa accade nelle scuole perché la nostra posizione possa essere offerta in modo efficace alla libertà di tutti. In un continuo processo di formazione che il Servizio intrattiene con i docenti, si tratta di aiutare gli insegnanti», senza alcun «aspetto discriminatorio». Nessuna schedatura, dunque, ma solo il desiderio di proporre senza timore la verità cristiana sulla sessualità umana. Il Cardinale è certo «che l’intendimento fosse solo di raccogliere elementi utili a indirizzare un insegnamento rispettoso del Concordato e più efficace nel proporre la nostra posizione, che è chiara e non implica nessuna omofobia, tanto che io stesso, in una recente intervista rilasciata a La Repubblica, ho detto che la Chiesa è stata lenta sulla questione omosessuale».

Scola ha poi puntualizzato: «Il rispetto della dignità di ogni persona è fuori discussione e vogliamo viverlo fino in fondo». «Tuttavia – ha aggiunto -, credo che abbiamo anche qualcosa di altrettanto decisivo da dire circa la questione dei diritti connessi a questo orientamento sessuale». L’Arcivescovo ha ammesso «l’inadeguatezza di espressione» della circolare, ma ha chiarito «che abbiamo chiesto scusa su questo, non sul contenuto della nostra proposta». E ha ulteriormente ribadito: «Non è vero che abbiamo fatto “marcia indietro”», auspicando come «si debba saper uscire dall’eccessiva personalizzazione di ogni evento, cosa che peraltro riguarda tutte le istituzioni. Sarebbe sano riportare le figure, pur autorevoli, al loro giusto posto e non mettere sempre e solo in primo piano le autorità per questioni di scoop…». 

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