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Riflessione

Scola: sete di Dio, dell’uomo e di ciascuno di noi

Il dialogo tra Gesù e la Samaritana è al centro del Vangelo della seconda domenica della Quaresima ambrosiana. L’Arcivescovo: «L’esperienza di un grande amore dilata il desiderio dell’uomo all’infinito»

del cardinale Angelo SCOLA Arcivescovo di Milano

21 Febbraio 2016

«Le dice Gesù: “Dammi da bere”» (Gv 4,7b): la richiesta di Gesù, così come la registra il Vangelo di questa seconda domenica di Quaresima è sconcertante. Gesù, il Figlio di Dio, ha sete della fede di questa donna samaritana, affettivamente smarrita. Una donna a cui, secondo gli schemi religiosi e sociali del tempo, Egli non si sarebbe neppure dovuto avvicinare. Eppure, come ci ha ricordato papa Francesco, «Gesù lo fa! Gesù non ha paura. Gesù quando vede una persona va avanti, perché ama» (Angelus, 23 marzo 2014). Potremmo allora definire la domenica odierna come la domenica della sete: di Dio, dell’uomo, di ciascuno di noi.

Forse in questi primi giorni del cammino quaresimale abbiamo scelto qualche gesto concreto come segno della nostra volontà di cambiamento. È certamente una buona decisione e va incoraggiata. Ma questo nostro impegno potrà tenere nel tempo, diventando forma del nostro pensare, del nostro decidere, del nostro agire, soltanto se lo radicheremo nell’abbraccio di amore con cui Dio non cessa di avvicinarci. È Dio a mettere in moto il cammino di conversione: l’analisi del nostro male e del bisogno che abbiamo di convertirci non sarebbe sufficiente.

Davanti alla domanda di Gesù, che rivela la passione che Egli ha per la sua vita, la Samaritana reagisce come ogni donna e ogni uomo che si scoprono amati gratuitamente. La Samaritana non ha più paura del proprio male, accetta il giudizio e la nuova via che Gesù le propone. E non solo. Sempre, l’esperienza di un grande amore dilata il desiderio dell’uomo fino all’orizzonte che gli è proprio: l’infinito. «Signore – gli dice la donna -, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua» (Gv 4,15). L’acqua, fin dall’Antico testamento, è simbolo di salvezza, di vita piena. La Samaritana non domanda meno di questo. È ciò che ci chiede il tempo di Quaresima: ci offre la possibilità di scegliere tra la vita e la morte, tra l’«ostinata» compagnia di Dio e la pretesa di saziare il nostro cuore con le nostre sole forze, con i nostri maldestri tentativi, talora ingenui, talora maligni.

Cosa avviene quando l’uomo decide per Dio, per la vita? Lo vediamo ancora nel Vangelo di oggi: la Samaritana credette, «lasciò la sua anfora, e corse in città» ad annunciarlo a tutti. È la missione: l’annuncio della vita passa da esperienza a esperienza, in un’indomabile ricerca del bene, in un permanente dialogo tra il dono di Dio che sempre ci precede e la nostra libertà chiamata a decidere per Lui.

In questa seconda domenica di Quaresima la Chiesa illumina la strada verso la Pasqua: riconoscere la sete che Dio in Gesù ha di noi, domandarGli di abbeverarci all’acqua di Vita che è la Sua presenza, vivere in relazione con Lui e tra di noi annunciando a tutti la gioia del Vangelo.

 

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