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4-20 novembre

Sacra Famiglia è «Un paese aperto»

Gli ospiti e i luoghi della Fondazione negli scatti di Margherita Lazzati in una mostra curata dalla Galleria l’Affiche di Milano

3 Novembre 2016

«Un paese aperto» è il nome della mostra, curata dalla Galleria l’Affiche di Milano, che Margherita Lazzati dedica a Fondazione Sacra Famiglia, ai suoi ospiti, al personale e ai volontari. Dal 4 al 20 novembre, in piazza Monsignor Pogliani 20 e Cesano Boscone, istantanee della vita in Sacra Famiglia saranno esposte per raccontare un mondo di cui la Fondazione si occupa da 120 anni: il mondo degli ultimi e delle persone più fragili.

Le foto, già esposte la scorsa estate in via Dante a Milano, nascono dalla straordinaria esperienza di convivenza che Margherita Lazzati ha vissuto in Sacra Famiglia e danno testimonianza della grande umanità e apertura al mondo della Fondazione: gli ospiti, il personale e i volontari ritratti appartengono infatti a un paese reale che affronta i problemi di una quotidianità complicata.

«Dopo la bellissima mostra in via Dante a Milano abbiamo voluto riproporre qui, a Cesano Boscone, le splendide foto di Margherita Lazzati – commenta il direttore generale Paolo Pigni -. È il nostro modo per rendere omaggio e ringraziare le tante persone che ogni giorno si dedicano alla cura dei nostri ospiti. Da 120 anni Sacra Famiglia sostiene le persone che hanno bisogno di aiuto e questa mostra non può che essere dedicata soprattutto a loro, che ne sono i veri protagonisti. A nome della Fondazione ringrazio quindi di cuore Margherita Lazzati, la Galleria L’Affiche di Milano e il Comune di Cesano Boscone, che hanno reso possibile l’allestimento».

Margherita Lazzati

Margherita Lazzati è entrata nella Fondazione Sacra Famiglia con lo stesso spirito con il quale entra tutte le settimane nel carcere di Opera, così come era andata oltre quel muro invisibile che separava a Milano una popolazione nascosta nelle stazioni, nei sottopassaggi, ai margini delle strade e degli sguardi. Come sempre ha scritto, ha dipinto, ha raccontato, ha creato ritmi con la sua piccola Leica: al centro della sua attenzione, più che una ricerca estetica o un’urgenza tecnica, è sempre il senso di una realtà, quotidiana e assoluta, alla quale si avvicina con timidezza, emozione, determinazione, ma anche con una lucidità quasi chirurgica.