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Famiglia

“Promessi sposi” oggi:
quasi 40enni, conviventi

I «fidanzati» sono quasi scomparsi, lasciando il posto a coppie di «nubendi» variamente assortite. Anche a questa esigenza vogliono rispondere i recenti Orientamenti della Chiesa italiana. Il documento ha ispirato l’azione del Servizio per la Famiglia diocesano, che ha preparato un sito a supporto delle équipe che sul territorio propongono gli itinerari

di Alfonso COLZANI e Francesca DOSSI Responsabili del Servizio per la Famiglia - Diocesi di Milano

3 Novembre 2013
famiglie

Lui ha quasi 37 anni, lei poco più di 34. Questa è l’età media in cui ci si sposa per la prima volta a Milano. Secondo i dati del settore Statistica del Comune, riferiti ai matrimoni civili e religiosi del 2011, è in continuo aumento l’età media in cui si pronuncia il fatidico sì. Sempre a Milano le coppie attendono a sposarsi mediamente quattro anni in più che nel resto d’Italia. I dati statistici non riescono a descrivere con altrettanta precisione il fenomeno più sorprendente degli ultimi anni e cioè l’esplosione della pratica della convivenza prematrimoniale, diffusissima anche fra chi poi chiede il matrimonio cristiano. Si tratta di un cambiamento radicale di mentalità, dato che anche la gran parte dei credenti non si avvicina più al matrimonio nella forma della fides (fede), ma in quella dell’esperimento, così i «fidanzati» sono quasi scomparsi, lasciando il posto a coppie di «nubendi» variamente assortite. Nelle parrocchie delle grandi aree urbane le coppie conviventi sono circa il 95%, nelle altre zone la percentuale oscilla fra il 60 e il 75%. Fra loro circa il 30% ha già un figlio e non di rado è già sposata civilmente.

Questi dati evidentemente interpellano a un rinnovamento i percorsi di preparazione al matrimonio nella Diocesi ambrosiana e, più generalmente in Italia.

Anche a questa esigenza hanno voluto rispondere i recenti «Orientamenti della Chiesa italiana sulla preparazione al matrimonio e alla famiglia». Frutto di un lungo lavoro di preparazione, il testo si fonda sulla convinzione che l’amore si possa e si debba «costruire» e sia possibile ancor oggi amarsi «per sempre» nel matrimonio secondo lo stile di Gesù. Sottolinea che questa azione è possibile solo con il coinvolgimento attivo dell’intera comunità cristiana che nella preparazione al matrimonio riaccoglie i giovani e li accompagna in un percorso di riscoperta della fede. Ampio spazio viene poi dato a un nuovo linguaggio, capace di interpretare la storia affettiva delle coppie, e alla valorizzazione pastorale del Rito del matrimonio come guida teologica e spirituale per la comprensione del Sacramento.

Il documento ha ispirato l’azione del Servizio per la Famiglia diocesano che ha preparato un sito apposito a supporto delle équipe che sul territorio propongono gli itinerari di preparazione al matrimonio. Strutturato in tre sezioni, renderà disponibile nei prossimi giorni (www.chiesadimilano.it/famiglia) anche una proposta di schede, 12+1, secondo quanto richiesto dagli Orientamenti, liberamente scaricabili e adattabili in funzione della proposta nelle parrocchie.

Un incontro sabato 9 novembre coinvolgerà gli operatori della preparazione al matrimonio, sia le coppie che i sacerdoti, nella riflessione sui necessari aggiornamenti che i percorsi devono mettere in atto per parlare con efficacia in questo nuovo contesto. La presentazione degli Orientamenti e qualche cenno al nuovo sito web diocesano potranno offrire molte idee e stimoli nuovi all’azione sui territori delle nostre parrocchie.

I tempi che viviamo chiedono infatti un’azione incisiva e competente: ricordiamo che la richiesta dei matrimoni religiosi sta subendo una forte contrazione in Italia (meno 23.3% negli ultimi 5 anni). La tendenza è stata registrata nettamente anche nella nostra Diocesi – le stime dicono che nel decennio 2001-2011 si è passati da 23.539 a 6.969 – e ha inciso nella pratica pastorale riducendo il numero dei percorsi e organizzandoli per Comunità pastorale o Decanato. Chi chiede oggi il matrimonio cristiano lo fa quindi sull’onda del conformismo, ma perché ha intuito in questa scelta un «guadagno» per sé e per la propria famiglia, avverte che la sfera religiosa ha un valore particolare che garantisce profondità e radici per il futuro: men che meno oggi è quindi possibile disattendere queste aspettative. 

La preparazione al matrimonio è anche parola che oggi intercetta la fatica di un’intera generazione a transitare consapevolmente nella condizione adulta. I giovani che lì si incontrano «sono» il tempo presente, riflettono tutti gli slanci e le fragilità di un’epoca che vive un momento di evidente incertezza quanto ai riferimenti antropologici fondamentali. Questo è un altro dato, indiscutibile, del quale le comunità cristiane devono tener debito conto e che richiede un’accurata preparazione degli operatori.

Queste giovani coppie arrivano alla Chiesa portando con sé interrogativi radicali sul senso della vita e del legarsi in un patto a due per sempre, sul senso della filiazione e della propria capacità d’amare. Dotazione di senso una volta considerata addirittura «naturale», ma che ora deve essere conquistata. Così proporre un buon percorso di preparazione al matrimonio significa anche immettere nel tessuto sociale la tensione di una ricerca del bene che solo relazioni stabili permettono di costruire.