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Testimonianza

«Persone che hanno cura
di quanto mi accade»

Anna (nome di fantasia), ventenne ecuadoregna, racconta l’assistenza ricevuta da Madre Adolescente in occasione della gravidanza e della nascita della sua bambina. Ora sogna di costruirsi una dimensione di famiglia

di Francesca LOZITO

8 Giugno 2014

La chiameremo Anna con un nome di fantasia. Per proteggere il suo cammino, appassionante e altrettanto faticoso. Di crescita sua e del suo bambino. Vent’anni e una bimba di due anni, molto vivace. «Fantastica», la definisce lei, con un linguaggio proprio della sua età. Originaria dell’Ecuador, Anna è una perfetta milanese: «Sono stata portata qui da piccolissima», racconta. Tra sua figlia e sua sorella ci sono solo 13 giorni di distanza.

Non si arrende, Anna, nonostante le traversie degli ultimi due anni: l’altalena scolastica, con l’accettazione della gravidanza da parte dei compagni nel penultimo anno delle scuole superiori. E poi le tante assenze alla nascita della figlia, la bocciatura inaspettata. L’impossibilità ad andare a scuola nel primo anno di vita della bambina. Il compagno che non può darle una mano, perché lavora a turni. E anche la rete attorno a lei sembra non funzionare: la bambina non viene presa al nido. Gli amici pian piano si allontanano. In fondo fanno una vita diversa: alla stessa età, loro, non hanno figli…

Così Anna entra in contatto col progetto Madre Adolescente. Un passaggio importante, quello di cercare aiuto: sapere che c’è una rete di sostegno che non ti abbandona anche nel prosieguo del percorso, anche se la situazione dovesse complicarsi, è molto importante per donne che si stanno formando alla vita.

«Cercavo posti in cui poter incontrare mamme giovani come me. Inizialmente avevo preso parte a un’altra iniziativa sempre per mamme adolescenti, ma le altre non potevano venire perché andavano a scuola e alla fine mi sono ritrovata sola – spiega -. Madre Adolescente mi ha dato la possibilità di poter parlare di cose che non conoscevo ancora, perché fare la madre è qualcosa di nuovo. Pian piano ho capito che potevo parlare tranquillamente: di fronte a me ci sono sempre persone che hanno cura di quanto mi accade. E anche oggi continuo a essere seguita». Con un giusto equilibrio tra sostegno psicologico e consigli pratici: per esempio, «come fare con le pappe e i pannolini», confessa Anna.

Allontanamento dai coetanei, dunque, è uno dei tratti distintivi di questo cammino: per molte, purtroppo, questo può significare anche cadere in depressione. Ma Anna non ha mai smesso di sperare di approdare presto a una dimensione di famiglia. Vive ancora a casa con i suoi genitori, ma vorrebbe invece essere nelle condizioni di vivere col compagno, il papà della sua bimba. «È faticoso andare avanti così…» ammette.

Ecco chi chiede aiuto al Cav

Ogni anno il Cav incontra circa 600 donne: nel 2013 sono state prese in carico 390 donne in gravidanza e 130 mamme in cerca di aiuto, 73 donne in gravidanza sono state seguite a partire dall’anno precedente. Numeri in crescita costante, dal 2006 a oggi, nonostante la diminuzione complessiva delle nascite. Sono sempre più spesso donne coniugate che hanno già uno o due figli, e che arrivano al Cav con la paura che una nuova gravidanza possa compromettere una situazione economica già fragile. Paura non infondata, dato che le statistiche sono concordi nel dire che nel nostro Paese una famiglia con tre figli ha il 30% in più di possibilità di cadere sotto la soglia di povertà. La grande maggioranza (oltre il 40%) si dichiara disoccupata, una buona quota si dichiara casalinga e cresce il numero di donne con un lavoro dipendente, arrivando a sfiorare nel 2013 il 20% delle donne che chiedono aiuto. Tra le difficoltà esplicitamente dichiarate è cresciuta, infatti, la percentuale di quante indicano “lo studio o il lavoro” (88 donne dichiaravano tale difficoltà nel 2008, sono 174 nel 2013): segno che la tutela della maternità è diventata sempre più fragile.