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Family 2012

Pellegrini nelle case,
punto d’incontro la fede

Le testimonianze di una signora milanese e di una famiglia che di Pero che hanno accolto i congressisti dell’Incontro mondiale

di Luisa BOVE

24 Giugno 2012

Amalia Porta, quasi 80 anni, è una donna ancora attiva, tanto che in occasione del VII Incontro mondiale ha messo a disposizione la sua casa a Milano per ospitare una famiglia di congressisti. Gli è stata assegnata la delegazione della diocesi di Bologna impegnata nella Pastorale familiare e così, la sera del 29 maggio, si è vista arrivare i coniugi Brancati con 3 figli di 15, 12 e 10 anni. Il sacerdote che li accompagnava invece era ospite di suo fratello. «Era una famiglia molto simpatica e unita – assicura la donna -, i ragazzi hanno portato in casa una ventata di allegria. Si vede che i genitori hanno una grande fede che trasmettono visibilmente ai figli, i quali esprimono una serenità che altri ragazzi non hanno». Tutte le mattine la coppia andava a Messa a San Vincenzo in Prato e il sacerdote concelebrava, «io restavo a casa con i ragazzi che dormivano mezz’ora in più, poi tutti insieme facevano colazione. La sera invece arrivavano tardi, mangiavamo un gelato e poi tutti a letto».

Prima di ripartire per Bologna, l’immancabile scambio di doni: Amalia ha regalato qualche guida sui principali monumenti di Milano (Duomo, Scala, Castello Sforzesco, S. Ambrogio e S. Maria delle Grazie) e la famiglia Brancati ha contraccambiato con alcune specialità della cucina emiliana. Qualcuno si è stupito del senso di ospitalità di Amalia. «Ma ti fidi?», le hanno chiesto. E lei, di tutta risposta: «Se non ci si fida degli altri… è finita!». Di sicuro se capiterà l’occasione, ripeterà l’esperienza.

Anche Nicolò e Valentina Pastore non hanno esitato ad aprire la porta ai congressisti di Family. Abitano a Pero e sono sposati da un anno e mezzo, ma non hanno ancora bambini. I loro ospiti venivano addirittura dal Venezuela: una coppia con la figlia di 14 anni. «Sono state giornate fantastiche e di grande condivisione – assicura Nicolò -, abbiamo parlato della nostra vita, dell’Italia, di quello che facciamo e loro hanno raccontato del Venezuela, di come vivono e della loro famiglia. Ma soprattutto abbiamo condiviso l’esperienza delle nostre comunità cristiane». La coppia venezuelana è impegnata nella preparazione dei giovani al matrimonio e segue un gruppo di 150 persone appartenenti a diverse parrocchie.

Per comunicare tra loro parlavano in spagnolo, che Valentina aveva studiato in passato, ma alla fine della settimana anche Nicolò riusciva a dire qualcosa. Giornate davvero piene, con i coniugi Pastore al lavoro e la famiglia del Venezuela impegnata a partecipare al Congresso. «Capitava di sentirci durante il giorno perché si perdevano – racconta Nicolò -, non sapevano come tornare a casa o come raggiungere qualche luogo da visitare a Milano. Abbiamo cenato a casa solo due sere: andavamo a tavola alle otto e ci alzavamo verso l’una di notte perché restavamo a lungo a chiacchierare. Ospitavamo qualcuno che non conoscevamo, ma avevamo come punto d’incontro la fede», dice ancora Nicolò.

«Alla Messa del 3 giugno con Benedetto XVI siamo andati a Bresso tutti insieme con il gruppo di Pero, poi la famiglia ha raggiunto la zona riservata ai congressisti che era più vicina al palco del Papa. È stata davvero una bella esperienza anche se molto faticosa perché dovevamo rincorrerci a vicenda: loro sempre fuori e noi al lavoro come punto di riferimento. Ma la fatica è stata ripagata dai bei momenti trascorsi insieme».

La famiglia è ripartita la domenica pomeriggio insieme al gruppo di venezuelani che aveva in programma una settimana di turismo italiano con prima tappa a Roma. Ma non hanno perso i contatti: «Nei giorni scorsi abbiamo ricevuto una mail sul loro viaggio e ci hanno invitato ad andarli a trovare».