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Gocce di cultura

Pasquale Di Fronzo, Fede e vocazioni in Alta Irpinia

Ritratti di religiosi che esaltano il clero locale, Club di Autori Indipendenti, Milano 2011

25 Giugno 2012

In tempi preoccupanti per le nuove vocazioni sacerdotali risalta la ricerca storica che don Pasquale Di Fronzo, sacerdote e studioso che vive a Mirabella Eclano, ha elaborato per tanti anni riunendo circa 450 biografie di esponenti del clero operante per dieci secoli in Alta Irpinia. Un lavoro originale, minuzioso e significativo che merita la segnalazione soprattutto in quanto desta l’attenzione sulle vicende umane e spirituali di una categoria ecclesiale che raramente riesce a “fare notizia” finché in mezzo al gregge non si scopre la pecora nera. Nessuna se ne meraviglia: persino il Catechismo del 1992 e il collegato Compendio del 2005 accennano sottovoce alla vocazione sacerdotale attraverso pochi e rituali passaggi (cap. III, art. 6) sull’essenza e sul ruolo dei ministri religiosi riconoscendo tra tutti i fedeli i consacrati destinati “a pascere la Chiesa di Cristo” dopo essersi convinti che “la prima vocazione è quella di seguire Gesù (paragrafi 1535 e 2231). In passato il tema veniva affrontato con ben maggiore respiro.

Basta leggere alcuni scritti tradizionali, tipo il De sacerdotio di san Giovanni Crisostomo e l’Epistula ad Trallianos di sant’Ignazio di Antiochia, oppure moderne encicliche come Mediator Dei e Fidei donum di Pio XII prima di raggiungere i documenti conciliari Christus Dominus e Presbysterorum ordinis che tratteggiano la problematica in termini più vicini alla corrente sensibilità. Che cosa significa per l’uomo del nostro secolo appartenere a un Ordine sacro? L’espressione sottolinea quella particolare forza carismatica che un certo numero di uomini acquisisce ponendosi senza limiti al servizio della Parola e così stabilendo una vera e propria Alleanza con il Signore. Non a caso la Bibbia parla di espressamente di un “regno di sacerdoti” (Es. 19,6) che esercita una sacra potestas, potenza spirituale og gigiorno sviluppata attraverso la triplice suddivisione tra diaconi, presbiteri e vescovi.

Il clero altirpino è ricco di personaggi che esaltano il proprio ruolo spirituale. Seguendo una precisa successione cronologica, nel volume risaltano figure di santi, beati, servi di Dio, semplici e preziosi sacerdoti diocesani e monastici: si tratta di una straordinaria carrellata che mette in luce dedizione alla Chiesa, impegni pastorali nelle comunità, disponibilità sotto ogni versante, capacità culturali a livello territoriale (a proposito forse nel titolo andava inserita anche la parola “cultura” accanto a quelle di “fede e vocazioni”) che i singoli religiosi hanno espresso nel corso del loro ministero.

Precisato che l’Alta Irpinia costituisce un agglomerato etnico e geografico dalle dimensioni sub-regionali, sotto il profilo ecclesiale essa è un’area collegata alle attuali diocesi di Ariano Irpino e Lacedonia, Sant’Angelo dei Lombardi con le annesse Bisaccia Conza e Nusco, e di Avellino corrispondente soltanto ad una parte della provincia. In sostanza circa una quarantina di Comuni, tutti ben dotati per strutture di fede con parrocchie, chiese, conventi, seminari.

L’anima contadina della popolazione non poteva estraniarsi dalle vicende naturali e divine di un mondo la cui struttura perseguiva le semplici regole di costumi coltivati da generazione in generazione. Ne scaturiva un perenne rigoglio di vocazioni anche per la consapevolezza dei genitori che una tonaca o un saio costituivano autentico motivo di fierezza e di prestigio sociale nell’ambito locale: il giovane avviato alla vita ecclesiastica poteva annullare in breve una serie di ostacoli per le classi più umili, tra cui l’immediata formazione scola- stica e la futura sicurezza economica, mentre ai membri dei ceti superiori poteva di- schiudersi una bella e vantaggiosa carriera in termini canonici.

Le biografie raccolte da Di Fronzo illustrano nei dettagli vicende di ogni tipo sviluppando gli anni essenziali dei religiosi: le circostanze della chiamata, le fasi di studio in seminario e di professione religiosa prima della consacrazione, le difficoltà degli inizi, l’attenzione per le esigenze del popolo, le opere realizzate nel corso del ministero.

Ci sono uomini che hanno lasciato il segno in numerosi campi: musici come Grammazio Metallo da Bisaccia, accademici come Francesco Antonio Cappone di Conza, inventori come Carmine Emanuele Aufiero di Sturno, poeti come Gaetano Cipriano di Rocca San Felice e Pasquale Abruzzese di Grottaminarda, archeologi come Vincenzo Maria Santoli di Rocca, ma soprattutto eminenti storici del territorio quali Raimondo Guarini di Mirabella, Angelo Michele Iannacchino di Sturno, Nicola Gambino di Fontanarosa. La lista sarebbe lunga, ma è giusto dare risalto ai pastori di anime in senso stretto. E qui vanno citati i santi Amato da Nusco, Guglielmo fondatore di Montevergine, il mistico liquorino Gerardo Maiella, Pompilio Pirrotti da Montecalvo, Alberico Crescitelli da Altavilla martire in Cina.

Per non dimenticare tanti altri religiosi che hanno versato il sangue testimoniando la fede nella Chiesa nel corso del millennio preso in esame dall’autore. Non a caso le vicende della storia (generale, nazionale, campana) seguono strettamente il filo della spiritualità. Non a caso il saggio introduttivo del volume firmato da Giacomo de Antonellis sviluppa il tema della “vocazione come modello di storia”. Non a caso don Pasquale Di Fronzo ama esercitare la sua passione storica in perfetta simbiosi con i doveri di sacerdote.

G.d.A