Share

Il libro

Paolo VI e il suo «Credo del popolo di Dio»

La professione di fede di Papa Montini per l’Anno della fede 1967-1968 riproposta in un nuovo volume curato da docenti della Facoltà teologica e dell’Issr ed edito dal Centro Ambrosiano

di Claudio STERCAL

21 Dicembre 2012

Siamo ormai nel cuore dell’Anno della fede indetto da Benedetto XVI. L’esperienza precedente risale agli anni 1967 e 1968 quando, con una felice intuizione ecclesiale, Paolo VI volle celebrare il XIX centenario del martirio degli apostoli Pietro e Paolo.

Uno dei frutti più belli di quell’evento fu la proclamazione, da parte dello stesso Pontefice, di un’aggiornata professione di fede – chiamata sin dall’inizio Credo del popolo di Dio – che, nel solco della tradizione della Chiesa, propose quella che per noi è ancora la più sintetica, recente e autorevole presentazione della fede cattolica. Paolo VI la pronunciò durante la Messa conclusiva, il 30 giugno 1968, a Roma, in piazza San Pietro.

Si comprende, allora, perché, in occasione del nuovo Anno della fede, l’Arcivescovo, il cardinale Angelo Scola, abbia volentieri condiviso, con un gruppo di docenti della Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale e dell’Istituto superiore di scienze religiose, la scelta di riproporre quello splendido testo con alcune pagine di introduzione e commento (Paolo VI, “Noi crediamo…”. La fede del popolo di Dio, Centro Ambrosiano, 2012, pagine 207, euro 14.90).

Dieci le sezioni nelle quali il testo è articolato: la Trinità, Gesù Cristo, lo Spirito Santo, Maria, il peccato originale, la croce e il Battesimo, la Chiesa, l’Eucaristia, il regno di Dio, la vita eterna. Ogni sezione è affidata a uno specialista che aiuta a coglierne il senso e i temi fondamentali.

Non mancano le gradite sorprese per i lettori. Come quando Paolo VI sintetizza il mistero di Dio nei «due nomi, Essere e Amore» che «esprimono ineffabilmente la presenza divina di Colui che ha voluto manifestare se stesso a noi». Oppure quando, con grande originalità, la professione di fede ricorda che Gesù «ha insegnato la via della Beatitudini evangeliche». Equilibrata e suggestiva la precisazione che se è vero che la Chiesa è necessaria alla salvezza, allo stesso tempo coloro che «cercano Dio con cuore sincero possono conseguire la salvezza in un numero che Dio solo conosce». Struggente l’indicazione che il «tabernacolo è il cuore vivente di ciascuna delle nostre chiese, ed è per noi un dovere dolcissimo onorare e adorare nell’Ostia Santa il Verbo incarnato». Di particolare attualità la consapevolezza che la vera crescita del Regno di Dio «non può essere confusa con il progresso della civiltà, della scienza e della tecnica, ma consiste nel conoscere sempre più profondamente le imperscrutabili ricchezze di Cristo».

Del volume, si possono intuire gli usi pastorali: come lettura personale, per verificare e approfondire la propria fede; come sussidio per un compiuto e maturo itinerario di catechesi; come invito alla proclamazione pubblica e comunitaria della fede, magari in una celebrazione solenne ad essa appositamente dedicata, come avvenne nel 1968 – su invito dello stesso Paolo VI – in molte comunità cristiane, in tutto il mondo.