Share

“Il campo è il mondo”

Nello scatto di Zingardi
il respiro vivo della città

Parla il fotografo autore dell’immagine-simbolo che campeggia sulla copertina della Lettera pastorale

di Annamaria BRACCINI

8 Settembre 2013

Una Milano indubbiamente bella, con i suoi cuori racchiusi in uno scatto d’autore. È l’immagine di copertina della Lettera pastorale dell’Arcivescovo per l’anno 2013-2014 Il campo è il mondo – Vie da percorrere incontro all’umano. Un mondo reale, che in un solo click mostra la Milano cristiana con il Duomo, quella laica e storica con la Galleria Vittorio Emanuele, quella modernissima e futuribile dello skyline che disegna l’orizzonte.

«Ho voluto appunto rappresentare questo incrociarsi delle diverse realtà», spiega Massimo Zingardi, giornalista e fotoreporter, dal 1997 art director di Sette-Corriere della Sera, autore della fotografia come anche dell’immagine ufficiale del cardinale Angelo Scola da Arcivescovo di Milano e di un volume dedicato all’episcopato del cardinale Dionigi Tettamanzi. «Il cardinale Scola, all’interno del testo, cita la Milano che cambia evocata dalla foto e questo è esattamente ciò che anche io ho inteso “raccontare”, rendendo visibili edifici carichi di antichità e nuovissimi, il centro della metropoli e della Diocesi con il Duomo e le periferie che si intravedono, il profilo dei monti lontani che indica la vastità della Chiesa ambrosiana», continua Zingardi, che in una bella giornata di sole è salito prima sul tetto del Museo del Novecento, e poi del vicino Arengario, per decidere, infine, di riprendere questo “spicchio d’anima” della città, dalla Terrazza Martini. «Dietro a ogni fotografia, c’è studio, riflessione, attenzione ai particolari come la piccola nuvola, attesa a lungo, che pare accarezzare il grattacielo Unicredit e che, sottolineando lo slancio del suo apice allungato, richiama le guglie del Duomo».

Per arrivare a avere un’immagine così, quanti scatti sono stati realizzati?
Meno di venti, senza teleobiettivo, per potere ottenere la visuale più ampia possibile e occorre anche tenere presente che il mio originale è di grandi dimensioni: 70 centimetri per un metro.

Un professionista prova ancora emozione quando deve concretizzare in un attimo l’immagine che deve essere il  simbolo di ciò che un Arcivescovo propone a tutti, credenti e non?
Certo. Per me è stata davvero una grande emozione abbracciare con un unico sguardo la Milano religiosa, del lavoro, del futuro: non a caso, sono tante le gru sullo sfondo del nuovo Centro direzionale. In mezzo, tra piazza del Duomo, con l’ingresso della Galleria e i grattacieli, ci sono le case, si intuiscono le strade, dove la gente vive e cammina e, ancora più in là, la periferia e, oltre la città, il territorio di valli e monti.

«Se si osserva bene, si possono notare due aspetti – tiene a sottolineare Zingardi – che definiscono, anche nel particolare, un tale intreccio metropolitano di fede, laicità, persone. Ho scelto questo scatto anzitutto perché le guglie del Duomo sembrano quasi incrociarsi con il nuovo skyline e, poi, c’è la gente, il flusso di coloro che, camminando in Galleria, paiono dirigersi verso i grattacieli, mentre, ad angolo retto, ci sono i tanti che ogni giorno entrano in Cattedrale. Queste due visioni, complementari alla monumentalità degli edifici, sono il respiro vivo della città».