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Moschea, soluzioni nel dialogo

Anticipiamo parte dell'intervista che il Vicario Generale della Diocesi di Milano, monsignor Carlo Redaelli, ha concesso ad Avvenire, nell'edizione in edicola martedì 8 luglio.

15 Luglio 2008
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07/07/2008

Il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha deciso: il centro islamico di viale Jenner va chiuso. Subito è scoppiata la polemica, sono volate parole grosse. Fino
ad arrivare al termine "fascista".

La situazione del Centro Islamico di viale Jenner richiedeva da tempo una soluzione, anche in considerazione del pesante disagio provocato ai cittadini della zona dalla preghiera del venerdì. Un conto, però, è la questione di viale Jenner, un altro quello di garantire anche a Milano a coloro che professano la religione islamica, il diritto costituzionalmente stabilito a professare liberamente la propria fede religiosa in forma individuale o associata e nei limiti previsti dalla stessa costituzione. E’ importante che le soluzioni concrete, che spettano alle competenti Autorità e che devono tener conto delle effettive possibilità offerte dalla città, siano trovate in un dialogo tra le parti, dove siano comunque chiari diritti, doveri e responsabilità di ciascuno. Le "parole grosse" usate dal nostro responsabile delle relazioni interreligiose facevano riferimento non a provvedimenti concreti, ma all’ipotesi, considerata giustamente incredibile, di un intervento nettamente contrario alla libertà di religione e di culto.

Ma c’è un pericolo per la libertà religiosa,
come qualcuno sostiene

Non lo ritengo un problema attuale. Piuttosto c’è la fatica di trovare, nella mutata condizione della nostra società che ormai vede una pluralità di espressioni religiose molto diverse tra loro, delle modalità concrete di esercizio della libertà religiosa, che siano rispettose delle convinzioni di ciascuno, all’interno dei limiti previsti dal nostro ordinamento democratico, e che favoriscano una convivenza civile tra i cittadini e un loro comune apporto alla vita della nostra società.