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Intervista

Michel Roy: «Bisogna che il diritto al cibo venga riconosciuto in tutto il mondo»

È quello che occorre per mettere fine al problema della fame secondo il segretario generale di Caritas Internationalis

di Francesco CHIAVARINI

17 Maggio 2015

«Per mettere fine alla fame nel mondo per sempre, non basta insegnare, fare training o creare più mense, bisogna che il diritto al cibo venga riconosciuto in tutto il mondo». Ad affermarlo è Michel Roy, segretario generale di Caritas Internationalis, che martedì si riunirà a Milano per il Caritas Day.

Michel Roy, quali sono i risultati principali della Campagna Mondiale della Caritas?
Abbiamo lanciato la nostra campagna contro la fame “Una Sola Famiglia Umana, Cibo per Tutti” nel dicembre 2013 ma le organizzazioni Caritas di molti paesi del mondo sono fortemente impegnate a combattere la fame da decenni. È stata una bellissima opportunità per noi per lavorare insieme – Caritas parrocchiali, diocesane, nazionali e a livello internazionale – con un solo obbiettivo: mettere fine alla fame nel mondo. La campagna è ancora in corso ma delle comunità in tutte le parti del mondo stanno raccogliendo il frutto di questo grande impegno di solidarietà. Per citare alcuni esempi: In Brasile e in Nicaragua, insegniamo agli abitanti dei villaggi a conservare i semi autoctoni creoli che si riproducono, in modo che gli agricoltori non debbano dipendere dall’acquisto di semi. In India, con il nostro aiuto, i piccoli agricoltori hanno imparato a produrre loro stessi concime e pesticidi a basso costo, per non doversi indebitare. Inoltre i nostri esperti agronomi, stimolati dalle connessioni effettuate durante la campagna “Cibo per tutti”, stanno utilizzando i metodi più recenti per far sì che i piccoli agricoltori possano sfruttare al meglio la terra di cui dispongono. Iniziative si sono state anche nel mondo ricco. In Portogallo, la Caritas ha creato grandi orti per il recupero dei tossicodipendenti, che possono ricevere una formazione e una qualifica in tecniche colturali. I prodotti dell’orto riforniranno le mense della Caritas. Caritas Giappone vende contenitori di plastica nelle chiese, invitando le persone a conservare gli avanzi dei loro pasti. Con i fondi ricavati compra semi per gli agricoltori in Africa orientale.

La presenza dei delegati Caritas di tutto il mondo a Milano per Expo quale messaggio offrono al dibattito pubblico?
Nell’omelia di papa Francesco durante la Messa che ha celebrato per la confederazione delle Caritas a Roma questa settimana, il Papa ha ci ha invitato per preparare la tavola per tutti. Non penso che ci sia un messaggio più semplice o più potente che possiamo dare a Expo. Come dice il nome della nostra campagna: siamo una sola famiglia e ci deve essere abbastanza cibo per tutti. E dobbiamo imparare a dividere per moltiplicare come ci è stato mostrato nel passaggio biblico dei 5 pani e 2 pesci. Con la volontà di tutti, individui e politici il cibo basta per tutti.

In cosa consiste la proposta sulla sicurezza alimentare che consegnerete al rappresentante dell’Onu?
Per mettere fine alla fame nel mondo per sempre, non basta insegnare, fare training o creare più mense, bisogna che il diritto al cibo venga riconosciuto e implementato in tutto il mondo. Come Caritas Internationalis abbiamo lavorato molto con i nostri membri per fornire le informazioni e gli strumenti per lavorare con i loro governi su questa tema. Poi, la confederazione proporrà all’Onu di tenere una sessione speciale sul diritto al cibo all’Assemblea Generale dell’Onu nel 2016. Invece, proprio questa settimana durante l’Assemblea Generale della confederazione di tutte le Caritas i dirigenti delle Caritas hanno firmato una richiesta all’Onu per mostrare il loro impegno verso questa obiettivo.

Papa Francesco ha parlato di globalizzare la solidarietà come obiettivo dell’Expo. Come si può realizzare?
La globalizzazione della solidarietà è quello che fa la Caritas ogni giorno dell’anno. Nei poveri vediamo la faccia di Cristo ed è con i poveri che i milioni di operatori e volontari in tutte le parte del mondo camminano.