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Campagna

«Meno giornali = Meno liberi»

Un’iniziativa collettiva per salvaguardare il pluralismo dell’informazione e per una riforma urgente dell’intero settore dell'editoria

13 Febbraio 2015

Alleanza delle Cooperative Italiane Comunicazione, Mediacoop, Federazione Italiana Liberi Editori, Federazione Italiana Settimanali Cattolici, Federazione Nazionale Stampa Italiana, Articolo 21, Sindacato Lavoratori della Comunicazione Cgil, Associazione Nazionale della stampa Online e Unione Stampa Periodica Italiana promuovono la campagna «Meno giornali, Meno liberi».

Il primo atto di questa campagna è un Manifesto Appello da sottoscrivere rafforzare la voce che si leva verso Governo e Parlamento per:
– fare approvare misure urgenti, tese a salvaguardare le testate di cooperative e altre realtà non profit, a rischio di chiusura a causa di tagli immotivati del contributo diretto all’editoria
– richiedere l’avvio immediato di un Tavolo di confronto sull’indispensabile riforma dell’intero sistema dell’informazione (giornali, radio, tv, internet)

Se il Governo e il Parlamento non interverranno con misure urgenti e adeguate, oggi oltre 200 giornali rischiano la definitiva chiusura, che sarebbe di straordinaria gravità per un Paese democratico.
• Senza questi giornali l’informazione italiana sarebbe in mano a pochi grandi gruppi editoriali e in molte Regioni e Comuni rimarrebbe un unico soggetto, monopolista di fatto, dell’informazione locale e regionale.
• Senza questi giornali, impegnati da sempre a narrare e confrontare con voce indipendente testimonianze e inchieste connesse a specifiche aree di aggregazione sociale e culturale e ad affrontare con coraggio tematiche di particolare rilevanza a livello nazionale, l’informazione italiana perderebbe una parte indispensabile delle proprie esperienze.

Le conseguenze sociali ed economiche di queste chiusure?
 perdita di più di 200 voci libere dell’informazione
 perdita di 3.000 posti di lavoro tra giornalisti, grafici e poligrafici, con una forte ricaduta negativa per l’indotto (tipografi, giornalai, distributori, trasportatori) e per le economie locali nel loro complesso
 300 Milioni in meno di copie di giornali distribuite ogni anno in Italia
 500 mila pagine di informazione in meno ogni anno
 milioni di articoli, post prodotti, e contenuti digitali in meno ogni anno.

Inoltre per lo Stato:
 aumento dei costi per gli ammortizzatori sociali per i lavoratori dipendenti
 minori entrate fiscali

Si può dimostrare che, in caso di chiusura di tante testate, i costi per lo Stato sarebbero largamente superiori al valore del Fondo per il contributo diretto all’Editoria, individuabile, per il 2015, in circa 90 milioni di euro.

La Carta fondamentale dei Diritti dell’Unione Europea impegna ogni Paese a promuovere e garantire la libertà di espressione e di informazione: lo Stato Italiano è, oggi, però, agli ultimi posti in Europa per l’investimento pro capite a sostegno del pluralismo dell’informazione. L’investimento attuale è, infatti, pari a una cifra irrisoria del Bilancio dello Stato.

Aderendo a questo Appello rivolto al Parlamento e al Governo ogni cittadino:
 può dare il proprio sostegno alla continuazione di testate libere da condizionamenti proprietari, gestite, senza fine di lucro e secondo criteri di trasparenza ed efficienza, da gruppi di giornalisti indipendenti, senza alcun apporto di capitale esterno in grado di condizionarne l’attività editoriale;
 può partecipare, tramite il blog http://www.menogiornalimenoliberi.it alle proposte in discussione relative ad alcune linee fondamentali da suggerire al Governo e al Parlamento per la Riforma del settore

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