Share

Serbia

L’Editto di Milano: esempio di pace
per il futuro dei Balcani

Un evento straordinario, con massiccia presenza di cattolici da tutti i paesi dell’ex Jugoslavia, ha segnato il culmine delle celebrazioni a Nis per il 1700° anniversario dell’Editto di Milano. Forte appello di riconciliazione e dialogo dal cardinale Angelo Scola, inviato speciale del Papa. Significativi anche i passi nel dialogo ecumenico con il patriarca serbo Irinej

24 Settembre 2013

Un’interminabile fila di sacerdoti, circa 120, seguiti da 36 vescovi da tutto il mondo e da tre cardinali, Vinko Puljic di Sarajevo, Theodore McCarrick di Washington e l’inviato speciale di Papa Francesco, l’arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola. È un evento eccezionale per le migliaia di cattolici accorsi il 21 settembre mattina alla messa solenne nello stadio “Ciair” di Nis, città natia dell’imperatore Costantino, per celebrare il 1700° anniversario dell’Editto di Milano. Ci sono gruppi da Serbia, Macedonia, Kosovo, Montenegro, Bosnia, Croazia, Slovenia, Bulgaria e Romania ma anche dall’Austria e l’Italia. Per lo più sono cattolici, ma non mancano anche gli ortodossi o semplici curiosi che si trovano nel parco accanto allo stadio. Alle celebrazioni è presente anche una delegazione della Chiesa ortodossa serba, il muftì della Serbia, rappresentanti della comunità protestante e del mondo ebraico. La messa è stata trasmessa in diretta sul secondo canale della televisione nazionale serba, per la prima volta nella storia della Chiesa cattolica locale. Significativa anche la presenza delle autorità statali, a cominciare dal presidente della Repubblica Tomislav Nicolic e dal principe Aleksander Karagiorgievic, accompagnati da diversi sindaci dalla zona.

Speranza per il futuro

«Il fatto che siamo riuniti qui è un grande segno di riconciliazione che ci fa sperare per il futuro», dice nella sua omelia il cardinale Angelo Scola, sottolineando l’importanza che il Papa riserva a queste celebrazioni. L’arcivescovo di Milano ricorda «le dolorose e violente vicende che hanno segnato la storia recente di queste nazioni». «Le ferite della violenza e della guerra, nemici dell’umanità, fanno veramente fatica a guarire», prosegue il cardinale aggiungendo che «basta poco perché esse suppurino ancora e riempiano la nostra giornata di amarezza, di risentimento, di tenebre». «Ogni fede religiosa – prosegue il cardinale – è fonte di unità tra gli uomini, non di conflitto e di divisione». «Solo quando prende sopravvento l’ideologia, solo quando si abbandona il primato di Dio, allora gli uomini si separano progressivamente». E qui entra in gioco il 17°centenario del cosiddetto “Editto di Milano” che, secondo Scola, «dice a tutti noi che la libertà religiosa è garanzia di pace e di nuova civiltà in ogni società plurale».

Parole che non lasciano indifferenti

«Nel passato, dei Balcani si parlava sempre in modo negativo», dice Miroliub Nicolic di Šabac, una cittadina a 50 km dal confine con la Bosnia. A suo avviso, questo incontro dimostra che «la pace e il dialogo sono una realtà possibile». Anche monsignor Dodë Gjergjij, amministratore apostolico del Kosovo, afferma che «il desiderio di pace e di tolleranza c’è sempre stato nei nostri popoli ma quando entrano in gioco gli interessi politici, i valori non sono più importanti». «Un’occasione di avvicinamento tra i popoli», è invece il commento del presidente della conferenza episcopale internazionale “Cirillo e Metodio”, monsignor Zef Gasci, perché «l’Editto promuove i diritti non solo dei cristiani, ma di tutti gli uomini». Al termine della celebrazione il presidente serbo Tomislav Nicolic, parlando con il cardinale Scola, afferma che «in Serbia le varie confessioni religiose vivono in pace e sono uguali di fronte alla legge come sono uguali di fronte a Dio».

L’incontro ecumenico

«È stata riaperta l’antica porta dell’unità che era rimasta chiusa per troppo tempo». Con queste parole l’arcivescovo di Belgrado, monsignor Stanislav Hocevar ringrazia il cardinale Scola per il suo impegno ecumenico nell’incontro con il patriarca serbo Irinej, il 20 settembre. A proposito l’Arcivescovo di Milano dice che «insieme al capo della Chiesa ortodossa serba avevano concluso che è urgente trovare una nuova forte energia ecumenica perché le chiese possano riavvicinarsi». «Certo, dispiace il fatto che non sia stato possibile fare una celebrazione comune con la Chiesa ortodossa – commenta il cardinale di Sarajevo, Vinco Puljic -, ma bisogna rispettare la libertà delle persone». Il 6 ottobre a Nis si svolgerà la solenne celebrazione ortodossa per l’Editto di Milano, con la partecipazione di quattro patriarchi ortodossi, Bartolomeo, Cirillo dalla Russia, Teofilo da Gerusalemme ed il capo della Chiesa ortodossa serba, Irinej. Hanno invitato anche il cardinale Scola. Alla fine della messa l’Arcivescovo di Milano avvicina la platea che lo saluta festante e gira tutto lo stadio. Porta così l’abbraccio del Papa.