Il nome stesso è arido: “Neet” è semplicemente l’acronimo di una frase nata in Inghilterra e divenuta internazionale: “Non in education, employment or training”, ovvero ragazzi dai 16 ai 30 anni che né studiano, né hanno un impiego o un vero posto di lavoro.
Questa categoria di persone è balzata all’attenzione dei responsabili e soci di Azione cattolica della parrocchia S. Antonio Abate di Valmadrera quando assieme al parroco don Adelio Brambilla volevano proporre un gesto concreto di misericordia che fosse la conseguenza, il frutto, dell’ascolto della Parola di Dio. La chiesa dello Spirito Santo in località Caserta ha già ospitato due serate di lectio divina sui salmi della misericordia, tema obbligato per quest’anno giubilare. «Essere misericordiosi – ha detto tra l’altro don Adelio – significa cercare di vivere la pienezza, l’intensità e la profondità dell’amore di Dio». Sarebbe stato quindi banale proporre al termine di ogni serata un semplice buon proposito da affidare ai singoli partecipanti, quello che è appunto l’actio della lectio divina.
Quando un gruppo di persone si è incontrato in casa parrocchiale, è nata la proposta appassionata di porre al centro dell’attenzione il fenomeno “Neet”, questa categoria di persone dimenticata.
I motivi sono molti. Innanzitutto, è un fenomeno rilevante: tra i Paesi europei, l’Italia si trova purtroppo in fondo alla classifica per varie voci legate all’occupazione giovanile: nel 2013, nelle regioni del Nord Italia, il 19% dei giovani era in questa condizione (il 3% nel 2008), il 35% al Sud, contro il 17% della media Ue.
Si tratta di uno snodo economico, ma soprattutto sociale strategico: una buona fetta di giovani sono in una sorta di limbo, anziché essere il volano del rinnovamento, del ricambio, della spinta al futuro delle città e dei paesi. Ad esempio, si rallenta inevitabilmente la formazione di famiglie e quindi la crescita della stessa società. I giovani che devono essere una ricchezza, diventano un peso, un problema, scrivevano preoccupati i primi ricercatori che hanno coniato il termine “Neet”.
Aumentare le opportunità di lavoro, è un’operazione quindi non solo tecnica, ma educativa, dando fiducia a chi rischia di demoralizzarsi senza prospettive.
Dato che un’alta percentuale di “Neet” sono alunni che interrompono la scuola oppure la terminano a fatica, o seguono un percorso di studi non adeguato, è questo un campanello d’allarme per riflettere anche sulla scuola.
Urge, inoltre, una scossa per un rapporto diverso con i giovani. Troppi pregiudizi rischiano di diventare muri tra le generazioni. Conosciamo davvero questa generazione ipertecnologica? Li consideriamo banalmente dei “bamboccioni”, incapaci di cavarsela da soli? Ci lasciamo prendere dal facile luogo comune: «Ai miei tempi ce la dovevamo cavare da soli; adesso sono troppo coccolati e viziati!».
Con queste premesse ben si capisce come non ci si possa limitare a una raccolta fondi, a un sostegno assistenziale, ma si debba prendere in carico il problema a lungo termine, come insegna la parabola del Samaritano.
D’altro canto non si ha la pretesa di affrontare con proprie o nuove strutture questa complessa realtà. Il primo passo è quindi conoscere il problema con un convegno, che si terrà venerdì 15 gennaio a Valmadrera (ore 21) in occasione della festa patronale, e assieme attuare qualche semplice proposta, prevalentemente in accordo e continuità con chi si è già fatto carico del problema. Sarà un primo tavolo di confronto, con le realtà che vivono responsabilmente la presenza sul territorio lecchese, che dovrà avere continuità.