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Intervista

«L’Arcivescovo presiede la Messa per sottolineare l’importanza dell’Eucarestia»

L’arciprete del Duomo, monsignor Luigi Manganini, rileva il significato della presenza del cardinale Scola nelle celebrazioni domenicali d’Avvento in Cattedrale

di Pino NARDI

13 Novembre 2011

Un invito a tutti nella cattedrale dei cattolici, ma che è anche casa dei milanesi. Di quelli che credono, dei non credenti e degli indifferenti. La proposta dell’Eucaristia è offerta a ciascuno. È la Messa domenicale delle 17.30 in Duomo. Ma con un celebrante speciale: il cardinale Angelo Scola. Infatti da oggi pomeriggio e per tutte le domeniche di Avvento l’Arcivescovo inizia un percorso di riflessione con le sue omelie in preparazione del Natale. Ne parliamo con monsignor Luigi Manganini, arciprete del Duomo.

Qual è la sua riflessione sulla proposta del Cardinale di celebrare la Messa in Duomo?
Prima di tutto, si tratta dell’Eucaristia in cui c’è l’omelia. L’Arcivescovo normalmente viene in Duomo nelle grandi celebrazioni. In questo caso celebra una Messa a orario, quindi si inserisce nella vita ordinaria della Cattedrale. Presiede la Messa innanzitutto per sottolineare l’importanza dell’Eucaristia. Nel capitolo sulla Liturgia, il Sinodo diocesano afferma che l’Eucaristia è centro della vita della Chiesa e della sua missione. E che dà senso e forma a tutta la vita cristiana. L’Arcivescovo vuole dire ai fedeli che la cosa più importante è l’Eucaristia. E poi sottolinea con questo gesto che il Vescovo non è un personaggio da invitare solo in questa o quella occasione, ma prima di tutto è il Liturgo per eccellenza. Quindi l’Eucaristia presieduta dal Vescovo acquista una simbologia particolare. Ha una valenza anche profetica, dove si incrocia la dimensione carismatica del vescovo e quella della liturgia. Il Cardinale nel Duomo lo fa attraverso l’omelia, cioè il commento autorevole delle Letture proclamate. Non è una proposta che va per suo conto, ma lì intende esercitare nella forma più alta possibile il suo compito di maestro. Quando il vescovo parla è sempre in riferimento alle Scritture, qui lo fa in modo esplicito e organico per sei domeniche.

Un cammino che parte proprio in un tempo come l’Avvento…
Esatto, ha scelto un tempo liturgico forte che è un po’ tipico della nostra tradizione ambrosiana. Gli argomenti che lui ha proposto nell’ambito del tema generale (“La vicinanza del Mistero”) basta guardarli con una certa attenzione: sono la sintesi delle Letture delle domeniche dell’anno B dell’Avvento ambrosiano. Inoltre, i canti vengono proposti non a caso dal coro della Cattedrale e non dalla Cappella musicale, proprio perché si inserisce nella vita ordinaria del Duomo. Questo coro propone alcuni canti per tutta l’Assemblea, perché l’attiva partecipazione è importante. Ce ne saranno anche tre del canto ambrosiano, il “canto fermo”, perché è bene che questa tradizione venga rivalorizzata.

La dimensione ordinaria della domenica dei fedeli nella Cattedrale come simbolo per parlare a tutti, anche a chi non si ritiente più credente…
La Cattedrale è il punto simbolico di irraggiamento sia della liturgia, sia del magistero del vescovo. Sull’altro aspetto: mi pare sia giusto proprio perché la Cattedrale, in questo caso il Duomo, per i milanesi ha un significato grande: è la Cattedrale dei cattolici, ma è il Duomo dei milanesi. Allora, è la loro casa ed è bello che vengano invitati.