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San Simpliciano

La famiglia e il bisogno di spiritualità

Figure ed esperienze a ribadire come proprio il matrimonio e la famiglia siano allo stesso tempo luogo “normale” e privilegiato della vita cristiana

di Alberto MANZONI

1 Giugno 2012

Il bisogno di spiritualità, proprio di ogni persona, nella famiglia trova un luogo dove esprimersi ed avere risposte in maniera peculiare ed originale. Per molto tempo la vita spirituale è stata considerata – certo, più nei “luoghi comuni” che nell’esistenza concreta dei santi – qualcosa di riservato alla categoria dei consacrati. Ma negli ultimi decenni la spiritualità familiare viene vista sempre più come un modo normale di santificazione nel matrimonio, il quale non è la “serie B” della vita cristiana.

Sono questi – seppur in sintesi – i binari lungo i quali si sono sviluppate le riflessioni della tavola rotonda tenutasi presso la basilica di San Simpliciano, dal titolo “La famiglia e il bisogno di spiritualità: figure ed esperienze”.

Nella antichissima chiesa romanica – risalente ai tempi di Ambrogio, – il vescovo di Novara, Franco Giulio Brambilla (già ausiliare di Milano), ha accolto gli oltre duecento convegnisti, interessati alle esperienze previste, introdotte da Francesca Dossi e Alfonso Colzani, i coniugi responsabili della Pastorale familiare ambrosiana.

La prima testimonianza è stata quella di monsignor Carlo Rocchetta, responsabile del “Centro familiare Casa della Tenerezza”, con sede a Perugia-Città della Pieve. «Nella nostra comunità – ha spiegato – le coppie (9 con 29figli), le consacrate ed il sacerdote emettono il particolare “voto di tenerezza”».

È seguito l’intervento dei coniugi di origine ungherese Orsi Szabó e Ferenc Hardi, che da tredici anni vivono – con le loro tre figlie – presso la comunità monastica di Taizé. Ricordano quello che scrisse frère Roger: «Il sì del matrimonio, come quello del celibato per il vangelo, vi mette su uno spartiacque».

Infine i coniugi Maria Grazia ed Umberto Bovani hanno parlato della loro attività presso il Santuario di Sant’Antonio a Boves (Cuneo). «Il mondo degli affetti è la base del nostro accostarci all’esperienza umana – hanno detto fra l’altro -. Siamo convinti che la famiglia ha bisogno anzitutto della libertà di poter contare su sé stessa».