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Milano

La Casa della Carità
apre le porte a 58 profughi

Sono eritrei, siriani, afghani, somali ed egiziani, accolti su richiesta del Comune. Per coprire le spese d’ospitalità lanciata una raccolta fondi. Colmegna: «Serve un nuovo modello d’accoglienza»

20 Settembre 2016

Da ieri notte 58 profughi sono accolti presso la Casa della Carità, nella sede di via Brambilla 10 a Milano. Uomini, donne e bambini, tra cui alcuni minori non accompagnati, provenienti da Eritrea, Siria, Afghanistan, Somalia ed Egitto.

«Abbiamo messo a disposizione il nostro auditorium, come tante altre volte in passato è successo, essendo già tutti occupati gli altri posti disponibili in Casa della carità. L’abbiamo fatto per evitare che tanti bambini e tante famiglie dormissero per strada», spiega il presidente della Fondazione Casa della Carità, don Virginio Colmegna. Tutti i profughi – accolti su richiesta del Comune di Milano – saranno seguiti da mediatori culturali, medici e avvocati e usufruiranno di tutte le strutture della Casa. Nello spirito della Fondazione, l’accoglienza sarà del tutto gratuita: per far fronte ai costi dell’iniziativa, che non prevede alcun stanziamento di fondi pubblici, è stata perciò lanciata una raccolta fondi straordinaria.

Questa nuova iniziativa – spiega una nota -, che arriva in un momento in cui il sistema di accoglienza milanese è nuovamente sotto pressione, conferma l’impegno già mostrato dalla Fondazione durante l’estate con il progetto realizzato a Bruzzano in collaborazione con la parrocchia della Beata Vergine Assunta, nel cui oratorio sono state ospitate, gratuitamente e grazie all’apporto di oltre 100 volontari, 365 persone tra cui molte donne e molti bambini». «Leggo e sento di iniziative e proposte – sottolinea don Colmegna – che cominciano finalmente ad animare il dibattito politico e sociale, cittadino e nazionale, per individuare soluzioni nuove e condivise sul tema dell’accoglienza, superando leggi, norme e consuetudini superate e inefficaci. Per questo, mentre daremo ospitalità a questi nuovi profughi in via Brambilla, abbiamo pensato di organizzare momenti d’incontro e dibattito con operatori ed esperti del settore con l’obiettivo di confrontarsi su come uscire dall’emergenza che continua a riproporsi in modo sempre uguale e costruire un nuovo modello di accoglienza».