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10 settembre

«In Santa Croce accogliere è nel nostro dna»

A Busto Arsizio Messa con Scola per la dedicazione del nuovo altare e della chiesa che quest’anno ha ricordato il 25° dell’elezione a parrocchia, «la più piccola della città - dice il parroco don Emilio Sorte -, ma in grado di attrarre fedeli anche da altre comunità»

di Cristina CONTI

4 Settembre 2016

Sabato 10 settembre il cardinale Angelo Scola si recherà a Busto Arsizio (Varese), dove alle 17.30 presiederà la celebrazione eucaristica nella parrocchia Santa Croce (piazza Don Angelo Volontè). «L’Arcivescovo giunge da noi per la dedicazione della chiesa e del nuovo altare, con l’ambone e il battistero ultimati da poco – spiega il parroco, don Emilio Sorte -. Nello stesso fine settimana celebriamo anche la festa patronale: il 14 settembre sarà infatti la festa dell’Esaltazione della Santa Croce che di solito anticipiamo alla domenica precedente».

Come vi siete preparati a questo momento?
Quest’anno si sono sommate due diverse ricorrenze. Oltre alla dedicazione dell’altare, il 3 aprile scorso abbiamo ricordato il 25° anniversario di elezione della nostra chiesa a parrocchia, voluta nel 1991 dal cardinale Carlo Maria Martini. In origine era semplicemente una chiesa un po’ campestre. Con il tempo hanno iniziato a sorgere attorno alcune abitazioni. Adesso fa parte di un’unità pastorale insieme a Sant’Edoardo. Abbiamo perciò iniziato la preparazione la domenica dopo Pasqua con un evento dedicato a questo anniversario e poi siamo partiti con altre iniziative, richiami durante la catechesi, preghiere dopo le Messe. In settimana la preparazione alla visita dell’Arcivescovo ha avuto diversi momenti, una processione e un’attenzione particolare al gesto della consacrazione, riprendendo i passaggi di questa liturgia, così intensa, particolare e ricca dal punto di vista teologico: per gustarne la bellezza bisogna accostarsi a essa un po’ per volta, non basta una sola celebrazione.

Avete in programma altre iniziative oltre alla Messa con il Cardinale?
Come detto, si tiene la festa patronale con tutte le proposte più classiche: la processione, momenti di preghiera e di riconciliazione comunitaria per le diverse fasce d’età, il pranzo comunitario e numerosi stands a scopo benefico. Il momento della dedicazione sarà comunque una ricchezza per la festa patronale.

Quali sono le caratteristiche della vostra parrocchia?
È la più piccola di Busto Arsizio e si trova al limite del Parco dell’Alto milanese, tra Castellanza e Legnano. Per la sua collocazione, sia nei percorsi di iniziazione cristiana sia durante le Messe, accoglie bambini e fedeli di altre parrocchie. La capacità di accogliere, insomma, è nel nostro dna. L’altra faccia della medaglia è che buona parte di queste persone non sono residenti e dunque non si sentono inserite nella comunità. Abbiamo poi iniziative per gli immigrati: attorno alla Casa del Pime ruotano diversi gruppi stranieri che, con le loro Messe e feste, danno una forte spinta missionaria. E la Casa Onesimo (gestita dalla cooperativa Intrecci e dalla Caritas) accoglie rifugiati politici ed ex carcerati che si devono reinserire nella società. Queste realtà sollecitano l’aiuto e la solidarietà reciproci.