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Archeologia

Il sepolcreto medievale di Nocetum

Portati alla luce un sepolcreto medievale e resti dell’ epoca romana nella chiesetta dei Santi Filippo e Giacomo. I lavori sono stati realizzati grazie alla collaborazione tra Nocetum, Soprintendenza per i Beni Archeologici, Università Cattolica e con il contributo di Fondazione Telecom Italia

7 Maggio 2013

Quasi due mesi di lavori, nella piccola chiesetta dei santi Filippo e Giacomo, coordinati dalla soprintendenza ai beni Archeologici della Lombardia e diretti dall’Architetto Alberico Barbiano di Belgiojoso, con la supervisione della prof. Silvia Lusuardi Siena, docente di Archeologia all’Università Cattolica di Milano, della giovane archeologa Federica Matteoni e di un gruppo di studenti di Archeologia della Cattolica da lei coordinati sul campo.

I lavori nella Chiesetta, che è luogo di preghiera e accoglienza ecumenica della comunità di Nocetum, hanno portato alla luce il sepolcreto medievale di cui si conosceva la presenza dalle carte, nonché importante materiale di origine romana: cocci, alcuni dei quali smaltati, pietre e una moneta risalente al periodo tra il 350 e il 353 dC, che racconta di come questo territorio abbia avuto una sua parte nella Storia già almeno dai tempi dell’Editto di Costantino.

I lavori di risanamento dell’edificio di culto sono stati realizzati grazie alla collaborazione tra Associazione Nocetum, Soprintendenza per i Beni archeologici della Lombardia, Università Cattolica del Sacro Cuore e al contributo di Fondazione Telecom Italia, che ha sostenuto e finanziato il progetto Valle dei Monaci, selezionando Nocetum all’interno di un suo bando dedicato alla valorizzazione dei cosiddetti “Beni culturali invisibili”.

Per Anna Maria Fedeli, della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia, molti sono gli elementi importanti emersi grazie agli scavi: «Oltre alle sepolture, quasi certamente medievali, vi sono materiali ben più antichi, che ci danno un indizio importante di una preesistenza che al momento non possiamo datare con esattezza, ma che speriamo di poter valutare con più precisione se, come ci auguriamo, ci sarà la possibilità di aggiungere nuovi dati, continuando le ricerche archeologiche».

«Là dove i cataloghi episcopali (XI sec.) ricordano la sepoltura di Onorato, arcivescovo milanese al tempo della conquista longobarda – ha notato la prof. Lusuardi nel corso della conferenza stampa – nonché il palazzo e la zecca di Federico Barbarossa, le ricerche hanno accertato l’antichità della chiesetta dei Santi Giacomo e Filippo di Nosedo, fornendo un nuovo tassello per ricostruire la storia di una porzione del contado ora periferia meridionale della città. Lo studio del materiale ceramico e delle monete restituiti dallo scavo, che, ad un primo esame, si scalano tra età romana e XVII secolo, consentirà di gettare luce sulla cronologia di frequentazione dell’area, che in questa fase preliminare rivela preesistenze finora sconosciute».

Per il vicesindaco Lucia De Cesaris, quella di Nocetum, e del progetto Valle dei Monaci, è una «esperienza straordinaria sotto vari profili: artistico, architettonico, ma anche sociale, di recupero di una parte di Milano che non è affatto periferica, bensì pulsante. Nella sua opera di raccordo tra città urbana e agricola, nel suo contribuire a una Milano accogliente, capace di professare uguaglianza in modo profondo, nel rispetto di diritti ma anche dei doveri di ogni individuo, Nocetum ha e avrà sempre il sostegno di questa Amministrazione».

Per Giovanni Battista Sannazzaro, della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici di Milano, «la campagna di scavi ha confermato notevoli preesistenze sia ecclesiastiche sia cimiteriali sia pittoriche, e ciò ha indotto a rivedere alcuni accordi tecnico operativi, in particolare per trovare soluzioni il meno invasivo possibile per contrastare l’umidità e risanare così la chiesetta».

«Sarà nostra priorità – ha detto il direttore dei lavori artistico Alberico Barbiano di Belgiojoso, che ha anche realizzato e sta adeguando agli sviluppi il progetto – salvaguardare la qualità architettonica e l’uso liturgico della chiesetta, individuando soluzioni che lo consentano, anche con parte degli scavi in vista e addirittura mentre li si stanno proseguendo».

Marcella Logli, Segretario Generale di Fondazione Telecom Italia ha dichiarato: «Abbiamo voluto scommettere su un progetto che, ampliando un lavoro di rete e investendo su ricerca e tecnologia, si proponeva di portare alla luce un bene di grande valore storico, culturale e ambientale, eppure poco conosciuto, come Valle dei Monaci, rendendolo più visibile e più facilmente fruibile. Auspichiamo- che il contributo di Fondazione Telecom Italia, che con i suoi progetti connette cultura e tecnologia, territorio e maestria, serva a creare modelli virtuosi emulabili da altre realtà (pubbliche e private)».

E proprio della necessità di trovare nuova sostenibilità al progetto, cresciuto in questo anno e mezzo insieme alla sua rete, che ora conta più di 40 realtà, ha parlato Gloria Mari, della comunità di Nocetum e responsabile del progetto: «Per andare avanti e continuare a trasformare via via questo territorio inizialmente degradato sempre più in una zona strategica perfettamente connessa della città, e in particolare per mettere in evidenza le bellezze nascoste di un’antichità finora sconosciute, e far rinascere in questo luogo un bosco di noci, e magari un’area destinata agli orti sociali, abbiamo bisogno di nuovi aiuti».

Pasquale Maria Cioffi, Direttore del Parco Agricolo Sud Milano, riferendosi ai progetti futuri della Comunità Nocetum ha auspicato «che Nocetum possa diventare anche un centro agricolo, e continuare così quell’opera positiva nella riscoperta del bello, che sta contagiando una parte della nostra città».