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VATICANO

Il Papa: «Il diritto al cibo
e la tutela della Terra»

Il videomessaggio inviato dal Pontefice all’evento «L’Expo delle idee», promosso dal Governo italiano: «Occorre risolvere la radice di tutti i mali, l'inequità... La terra chiede rispetto e non violenza»

7 Febbraio 2015

«Tre atteggiamenti per superare le tentazioni dei sofismi, dei nominalismi, di quelli che cercano di fare qualcosa, ma senza la concretezza della vita: scegliere a partire dalla priorità, la dignità della persona; essere uomini e donne testimoni di carità; non aver paura di custodire la terra che è madre di tutti». A suggerirli è il Papa, nel videomessaggio inviato all’evento «Le idee di Expo 2015. Verso la Carta di Milano», promosso dal Governo italiano (in allegato nel box a sinistra).

Riferendosi al tema dell’Expo, «Nutrire il pianeta, energia per la vita», Francesco ha ricordato le parole sul «paradosso dell’abbondanza» pronunciate durante la visita alla Fao, ribadendo che «la prima preoccupazione dev’essere la persona stessa, quanti mancano del cibo quotidiano e hanno smesso di pensare alla vita, ai rapporti familiari e sociali, e lottano solo per la sopravvivenza». Oggi, infatti, «nonostante il moltiplicarsi delle organizzazioni e i differenti interventi della comunità c’è cibo per tutti, ma non tutti possono mangiare, mentre lo spreco, lo scarto, il consumo eccessivo e l’uso di alimenti per altri fini sono davanti ai nostri occhi». È questo il «paradosso» dell’abbondanza, che «purtroppo continua a essere attuale»: «Ci sono pochi temi sui quali si sfoderano tanti sofismi come su quello della fame».

«Rinunciare all’autonomia assoluta dei mercati»

«Rinunciare all’autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria e agire anzitutto sulle cause strutturali della inequità». È così, per il Papa, che si risolve alla radice il problema della fame nel mondo. Il primo antidoto, spiega, consiste nell’avere «uno sguardo e un cuore orientati non a un pragmatismo emergenziale che si rivela come proposta sempre provvisoria, ma a un orientamento deciso nel risolvere le cause strutturali della povertà». «La radice di tutti i mali è l’inequità – ha detto Francesco citando l’Evangelii gaudium -. «No a un’economia dell’esclusione e della inequità. Questa economia uccide. Non è possibile che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada, mentre lo sia il ribasso di due punti in Borsa». «Questo è il frutto della legge di competitività, per cui il più forte ha la meglio sul più debole – ha spiegato il Papa -. Attenzione: qui non siamo di fronte solo alla logica dello sfruttamento, ma a quella dello scarto», per cui «gli esclusi non sono solo esclusi o sfruttati, ma rifiuti, sono avanzi». «Se vogliamo realmente risolvere i problemi e non perderci nei sofismi», è necessario «risolvere la radice di tutti i mali che è l’inequità». Compiendo «alcune scelte prioritarie: rinunciare all’autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria e agire anzitutto sulle cause strutturali della inequità».

«Dignità della persona e bene comune basi per una sana politica»

«La politica, tanto denigrata, è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose della carità perché cerca il bene comune”. Lo dice il Papa spiegando come la carità «è il principio non solo delle micro-relazioni: rapporti amicali, familiari, di piccolo gruppo, ma anche delle macro-relazioni: rapporti sociali, economici, politici». «Da dove dunque deve partire una sana politica economica? Su cosa si impegna un politico autentico? Quali i pilastri di chi è chiamato ad amministrare la cosa pubblica? La risposta è precisa: la dignità della persona umana e il bene comune». Purtroppo, però, «questi due pilastri, che dovrebbero strutturare la politica economica, spesso sembrano appendici aggiunte dall’esterno per completare un discorso politico senza prospettive, né programmi di vero sviluppo integrale». «Per favore, siate coraggiosi e non abbiate timore di farvi interrogare nei progetti politici ed economici da un significato più ampio della vita – l’appello del Papa – perché questo vi aiuta a servire veramente il bene comune e vi darà forza nel «moltiplicare e rendere più accessibili per tutti i beni di questo mondo».

«La Terra chiede rispetto e non violenza»

«Dio perdona sempre, le offese, gli abusi; Dio sempre perdona. Gli uomini perdonano a volte. La terra non perdona mai! Custodire la sorella terra, la madre terra, affinché non risponda con la distruzione». Nel videomessaggio il Papa rinnova il monito già lanciato alla Fao, per ricordare che «la terra ci è stata affidata perché possa essere per noi madre, capace di dare quanto necessario a ciascuno per vivere». «Una volta ho sentito una cosa bella – ha raccontato -. La Terra non è un’eredità che noi abbiamo ricevuto dai nostri genitori, ma un prestito che fanno i nostri figli a noi, perché noi la custodiamo e la facciamo andare avanti e riportarla a loro». «La terra è generosa e non fa mancare nulla a chi la custodisce – ha aggiunto -. La terra, che è madre per tutti, chiede rispetto e non violenza o peggio ancora arroganza da padroni. Dobbiamo riportarla ai nostri figli migliorata, custodita, perché è stato un prestito che loro hanno fatto a noi». «L’atteggiamento della custodia non è un impegno esclusivo dei cristiani, riguarda tutti», ha ricordato Francesco, rinnovando l’invito a «custodire la terra non solo con bontà, ma anche con tenerezza», fatto durante la Messa d’inizio pontificato.