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Il diritto alla salute e le “malattie dei poveri”

La tbc, particolarmente diffusa nei Paesi più arretrati, è protagonista di una pericolosa metamorfosi, che la rende più aggressiva e meno facilmente curabile. Se n'è discusso in un convegno a Varese, dove si è fatto il punto anche sui progressi terapeutici

1 Ottobre 2008

02/10/2008

di Andrea GIACOMETTI

Nel mondo è allarme-tubercolosi, un fenomeno spesso unito alla diffusione di Aids e malaria. “Malattie dei poveri”, che i Paesi ricchi spesso e volentieri sottovalutano. Eppure non c’è nulla da sottovalutare, perché soprattutto la tbc si sta trasformando in una minaccia forte e difficilmente debellabile con i farmaci tradizionali.

È il preoccupante quadro emerso dal convegno tenuto presso gli spazi dell’Expo Village di Varese, dal titolo “Le malattie dei poveri. Il diritto alla salute tra flussi globali e lotta alla fame”, nel quale rappresentanti dell’Organizzazione mondiale della sanità hanno fatto il punto aggiornato sulla diffusione delle malattie e sulla possibilità di sconfiggerle. Un interessante confronto partito con il saluto di don Luca Violoni, responsabile della Pastorale giovanile di Varese.

La vera novità – come ha ricordato Giovanni Battista Migliori, responsabile di un centro di ricerca di Tradate – sono le metamorfosi che riguardano la tubercolosi: una malattia diventata “multiresistente”, cioè resistente ad antibiotici e altri farmaci. Non solo.

«Una volta inalato – ha spiegato il medico -, il bacillo rimane vivo, ma dormiente nel polmone, configurando lo stato di infezione. Qualsiasi causa in grado di abbassarne l’immunità, come Aids, povertà e malnutrizione, permette ai bacilli di dividersi e dar luogo alla malattia: in queste condizioni il 50% della popolazione è praticamente certo di ammalarsi». Un circolo vizioso, tra aggressività della malattia e povertà, che rende la tbc «una priorità sanitaria globale con oltre 1,5 milioni di morti e 9,2 milioni di casi ogni anno».

Ma dalla provincia di Varese arriva anche qualche notizia positiva su questo drammatico fronte. La Fondazione Maugeri di Tradate, uno dei centri italiani d’eccellenza nella ricerca, coordina il primo studio al mondo sull’efficacia di un farmaco, il Linezolid, nella lotta alla tbc: «I primi risultati della sperimentazione su 85 pazienti in 4 Paesi sono promettenti: nei casi più difficili e con dosi ridotte, il farmaco presenta i maggiori effetti positivi».

Resta il problema che «quattro persone su dieci, nel mondo, non hanno accesso ai farmaci – come ha ricordato Giuliano Gargioni, rappresentante dell’Oms -. E questo significa che nell’arco di un anno ogni persona infettata non curata può infettarne altre dieci, in un’infernale progressione geometrica».

Un problema reso ancora più grave dagli ampi fenomeni di migrazione nel mondo. «La diffusione di queste malattie – ha continuato Gargioni – può essere favorita dalle migrazioni, che non vanno demonizzate, ma che devono essere contrastate con la mobilitazione di tutti».

Un ruolo attivo assai importante è quello svolto dalle organizzazioni non governative, come Stop TB Italia Onlus, presente al convegno varesino con la presidentessa Daniela Cirillo, microbiologa al San Raffaele di Milano, o da chi si presta a fare da testimonial della lotta contro la tbc, come Roberto Bettega, indimenticato campione che sconfisse la malattia a soli vent’anni, e Daniele Nardello, ciclista varesino per otto volte azzurro ai Mondiali.