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Verso gli altari

I detenuti in preghiera per la “loro” beata

Anche a San Vittore si preparano al grande evento con un cammino a tappe sulla figura di suor Enrichetta Alfieri, che culminerà con la Messa in carcere presieduta dal cardinale Tettamanzi la mattina del 3 luglio

di Giulia MONTI

6 Giugno 2011

Nella “rotonda” di San Vittore già troneggia un grande pannello che raffigura il volto sorridente di suor Enrichetta Alfieri, annunciandone la beatificazione in piazza Duomo il prossimo 26 giugno. Anche i detenuti e le detenute di piazza Filangieri 2 si preparano al grande evento con un cammino a tappe che culminerà con la Messa in carcere presieduta dal cardinale Tettamanzi la mattina del 3 luglio.
“Un volto sveglio… che risveglia!” è il titolo provocatorio che i cappellani don Alberto Barin (nella foto sopra) e don Pietro Raimondi hanno dato all’iniziativa. A tutti i fedeli di San Vittore è stato distribuito un cartoncino di presentazione del percorso che li accompagnerà nelle prossime settimane. Durante l’omelia di domenica scorsa il cappellano ha parlato della figura di suor Enrichetta prendendo spunto dalle beatitudini del Vangelo. Così è stato presentato il volto “povero”, ma ricco di fiducia di questa Suora della Carità; il 12 sarà ricordato il suo tratto “mite”, cioè non violento; il 19 quello “misericordioso”, quindi materno (suor Enrichetta veniva chiamata la «mamma di San Vittore»); il 26 giugno si parlerà della “purezza di cuore”; mentre il 3 luglio l’Arcivescovo presenterà il volto “assetato di umanità” della nuova beata suor Enrichetta, «ribelle per amore».
Già domenica 29 maggio, durante l’omelia, don Alberto aveva preannunciato ai detenuti il cammino che avrebbero compiuto insieme per conoscere «la suora che dentro questo carcere di San Vittore ha lavorato per 28 anni». Alla Messa, animata dal coro della parrocchia di S. Enrico di San Donato Milanese, don Alberto aveva invitato anche Luisa Bove, presentata ai detenuti come «la giornalista che porta spesso “fuori” la voce di San Vittore» e «prima donna ad avere scritto un libro su suor Enrichetta». La futura beata, ha ricordato il cappellano, «ha vissuto in un tempo di grande tumulto e ribellioni, soprattutto negli anni della guerra, dove ci sono state anche diverse rivolte, sedate poi dall’esercito». Suor Enrichetta era entrata in carcere il 24 maggio 1923 dove viveva con la sua comunità di suore, «ma a sua volta finirà nei guai e imprigionata al 5° raggio – spiega don Alberto – per aver aiutato i detenuti negli anni in cui San Vittore era occupato da nazisti tedeschi e fascisti italiani». Dal carcere milanese, ricorda ancora il cappellano, «partivano i reclusi destinati ai campi di sterminio di Auschwitz, Mauthausen… dove finivano nei forni crematori»; mentre a San Vittore si aggirava tra i raggi con i suoi cani lupo il terribile caporale Franz che terrorizzava tutti. «L’unica che riusciva a guardare negli occhi il caporale tedesco – assicura don Alberto – era suor Enrichetta, considerato un “angelo”, dolce e forte, che la forza del bene la spingeva verso tutti».
«Ora la Chiesa riconosce che questa suora ha vissuto in modo eroico il Vangelo di Gesù, nonostante le ingiustizie e i conflitti, mantenendosi forte e coraggiosa. La sua vita è stata una rivolta, una lotta contro il male facendo il bene. Suor Enrichetta è la prima persona beatificata all’interno del carcere e oggi noi abbiamo una responsabilità – ha detto il cappellano -. Da San Vittore dobbiamo far uscire un messaggio per l’Italia, il governo, la Chiesa, le comunità cristiane… In tutte le carceri italiane si parlerà di suor Enrichetta Alfieri e anche noi dobbiamo contribuire a migliorare questa società».
I problemi nelle carceri non c’erano solo ai tempi di suor Enrichetta, ma anche in questi giorni c’è «tumulto e agitazione», con «battiture di stoviglie a San Vittore», ha detto don Alberto. In realtà si sta protestando in più di 30 istituti di pena in tutta Italia e i detenuti di Roma hanno detto chiaro: «Vogliamo diffondere la cultura del rispetto della dignità umana». «Anche padre Eugenio, missionario italiano in Bolivia, lotta per la dignità dei 2 mila detenuti dove fa il cappellano in un carcere». Domenica 29 maggio ha celebrato la Messa con don Alberto e don Pietro confermando la sua amicizia e assicurando che farà conoscere la figura di suor Enrichetta anche ai suoi carcerati.