Studenti universitari, piccoli imprenditori, operai edili, personale diplomatico e poche badanti. Sono i greco-cattolici rumeni di Milano. Dall’inizio di novembre del 2008 la Comunità pastorale ha iniziato a celebrare la divina liturgia a Vimodrone (Mi). Adesso le celebrazioni in rito bizantino si svolgono nel capoluogo lombardo nella chiesa di San Nicolao, tra corso Magenta e piazzale Cadorna, nei giorni festivi e alla domenica, alle 18 e alle 11. «La nostra comunità è molto unita e composta in prevalenza da giovani», spiega padre Robert, originario della Transilvania e che si è formato nel seminario di Venegono (Va), prima di essere ordinato in Romania.
La comunità milanese è nata nella metà degli anni Settanta e ha avuto una grande espansione in diocesi negli anni Ottanta grazie a padre Mircea Clinet, insegnante di teologia orientale. Sono oltre un milione i rumeni in Italia. Persone molto integrate nella società milanese o nell’hinterland: parlano bene la lingua italiana e sono conosciuti sul territorio. Le loro famiglie sono numerose: i figli sono iscritti nelle scuole italiane e seguono l’ora di religione. I più grandi frequentano soprattutto l’Università Cattolica, la Bicocca o lo Ied (Istituto europeo di design), con la prospettiva di rimanere a lavorare stabilmente nel nostro Paese.
Tante le attività in cui la comunità greco-cattolica rumena è impegnata: dai momenti di culto ufficiali alle testimonianze nelle parrocchie e nei movimenti. «Ci sono anche incontri culturali organizzati dal Consolato o dalla Provincia di Milano, ma la comunità non viene coinvolta pienamente: per lo più presenzio io», racconta padre Robert. In tanti, invece, hanno partecipato al concerto della Filarmonica “Mihail Jora” di Bacau a Vimodrone, organizzato dal Comune in collaborazione con la Provincia. «La manifestazione è stata realizzata con il patrocinio del Consolato generale di Romania a Milano: un momento culturale d’eccezione, a ingresso gratuito, in cui è stato possibile ascoltare musiche di Rossini, Verdi, Mascagni, Brahms e Strauss – precisa padre Robert -. Il dialogo culturale è il modo migliore per mettere in risalto i valori di ogni popolo, perché riesce a creare armonia e a elevare la mente e l’anima delle persone». Forte è anche il coinvolgimento nelle iniziative della diocesi dedicate ai migranti.
Certo, anche questa comunità ha risentito inevitabilmente della crisi economica. «Negli ultimi due anni molte persone hanno deciso di emigrare altrove perché hanno perso il lavoro. Altri, invece, sono emigrati in Italia dalla Spagna – rileva padre Robert -. A differenza delle vostre comunità, però, nelle nostre è difficile creare una vera e propria rete caritativa per aiutare chi ha bisogno. E non è possibile nemmeno proporre raccolte di denaro, perché chi frequenta ha pochi soldi».