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Ecoturismo etnico

4 Dicembre 2003

L’incontro con ambienti, popolazioni e culture diverse è uno dei motivi classici del viaggiare. Perché questo turismo ‘etnico’ divenga ‘ecologico’ sono necessarie due sensibilità: la responsabilità e la solidarietà.
Rispetto delle diversità, difesa delle identità delle minoranze, salvaguardia dei beni che garantiscono lo sviluppo delle comunità in ambiente sano.. sono diritti riconosciuti da molte Carte dei Diritti, ma che spetta poi ad ogni turista applicare perché il proprio svago, la propria curiosità e godimento non divengano invadenza, distruzione di valori e di tradizioni che sono l’anima antica e vitale di una cultura locale.
Si tratta di fare quasi un ‘pellegrinaggio’ verso dei fratelli, per collaborare con loro a uno sviluppo più giusto, più integrale, più responsabile altresì per le generazioni future: è quel che si dice appunto un turismo sostenibile e solidale. Si tratta di conoscere anche leggi e costumi locali, magari restrittive per la nostra mentalità, ma che sono salvaguardia importante di costumi e ambienti ritenuti sacri e da custodire con pudore. Entra qui anche la condanna d’ogni turismo sessuale e l’abuso su minori. Si scrive molto oggi sul turismo come strumento di fratellanza e di pace. Conoscere direttamente culture e religioni apre la mente a saper cogliere il bene che c’è ovunque. E si evitano “scontri di civiltà”. Folklore e artigianato sono l’espressione della fantasia di un popolo e della sua libertà interiore. Meritano siano stimati.

Fuori dagli angoli dorati dei circuiti turistici è facile incontrare situazioni di miseria, condizioni di emarginazione, di povertà e di ingiustizie che fanno cogliere la distanza (e forse la responsabilità) del “primo mondo” rispetto al terzo o al quarto mondo sottosviluppato!

Da una parte dice la fortuna (e forse l’insulso lamento) della nostra situazione di progresso; e dall’altra invita alla solidarietà e alla condivisione che significa qualità diversa di vita e sicuramente meno sperpero in tanto benessere!
Ecologia da inquinamento interiore e da indifferenza verso tanti mali del mondo! Uno dei modi di conoscere per condividere può essere quello di un turismo che sta crescendo tra i giovani: la visita, la permanenza temporanea come lavoro e contributo alle stazioni missionarie disperse in Africa o in Sudamerica.
Sono “campi di lavoro” o microrealizzazioni di promozione umana che con generosità e gratuità vengono attuate con l’apporto di competenze e professionalità là dove c’è tutto o quasi tutto da costruire.
Chi l’ha provato questo impegno, s’accorge come il poco che viene messo a disposizione risulta un apporto di benessere e progresso ben al di là di quel che si mette in campo. Con la soddisfazione di vedere concreti risultati, e di sostenere una causa ben più grande quale la vivono sacerdoti e religiosi che alla missione e al bene di tante popolazioni abbandonate dedicano tutta una vita.

Molti sono gli Organismi che a ciò si dedicano.
A Milano l’Ufficio Missionario diocesano (02.8556232) ogni anno raccoglie e segnala un centinaio di queste iniziative, per ogni livello e impegno