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Testimonianza

Corti: «Nel nostro tempo la comunione
tra noi cardinali è decisiva»

Le riflessioni del neo porporato dopo il Concistoro in San Pietro. L'abbraccio di centinaia di amici, sacerdoti e fedeli delle Diocesi di Milano e Novara. La Chiesa ambrosiana farà festa con lui anche l'8 dicembre: presiederà in Duomo il pontificale dell'Immacolata

di Davide MILANI

19 Novembre 2016

Come si è preparato il neo cardinale Renato Corti alla celebrazione di sabato 19 novembre in San Pietro, durante la quale papa Francesco lo ha creato cardinale? Con una settimana di esercizi spirituali, ovvio. «Ma in un posto particolare», ha confidato, «l’ospedale. Ed ho scoperto che è un luogo adatto, nonostante avessi le flebo da mattina a sera su tutte e due le braccia».
Un problema di salute, superato, che è diventato occasione spirituale: «In questo tempo ho riflettuto e pregato sul discorso 46 di Sant’Agostino che la liturgia ambrosiana delle Ore propone nell’ultima settimana dell’Anno liturgico».
E sui testi della mistica francese Madaleine Delbrel, che gli hanno permesso di riflettere sul nuovo titolo che da oggi lo contraddistingue: «Cardinale, ovvero colui che lascia entrare nel “cardine” su cui si regge la propria esistenza la parola di Dio».
Un’autrice spirituale cui Corti è molto legato al punto di guadagnarsi il soprannome – ha rivelato l’allora seminarista Franco Giulio Brambilla, ora suo successore a Novara – di Renè Courtel.
Ad accompagnarlo sabato nella Basilica Vaticana, alla celebrazione del Concistoro Ordinario Pubblico presieduta da papa Francesco, molti rappresentanti degli ambiti che hanno reso ricchi i suoi 80 anni: i preti del paese natale Galbiate e i familiari, la delegazione della Diocesi di Milano guidata dall’Arcivescovo, il cardinale Angelo Scola, accompagnato da alcuni membri del Consiglio Episcopale Milanese, la Diocesi di Novara con monsignor Brambilla e diversi sacerdoti, i cardinali “ambrosiani” Gianfranco Ravasi, Attilio Nicora, Francesco Coccopalmerio.
Il Collegio cardinalizio è ulteriormente arricchito e questo per Corti ė un segno molto importante: «Nel nostro tempo la comunione tra noi cardinali è decisiva, è segno di attenzione costante alla vita delle varie Chiese e riferimento costante a chi presiede tutta la Chiesa cattolica come vescovo di Roma».
Poco prima papa Francesco – che ha insignito il cardinale Corti del titolo di San Giovanni a Porta Latina assegnandolo all’ordine dei presbiteri – nella sua omelia aveva insistito sullo stesso tema, ricordando ai cardinali che «proveniamo da posti lontani della Terra», con lingue e modi di pensare diversi. Eppure «nulla di tutto questo ci rende nemici, anzi è una delle più grandi ricchezze». «Gesù continua a inviarci a spendere la nostra vita sostenendo la speranza della nostra gente come segno di riconciliazione».
A Corti e ai neo porporati il Pontefice aveva rivolto un appello: «Caro fratello neocardinale, il cammino verso il cielo inizia nella quotidianità della vita spezzata e condivisa, spesa e donata. Insieme al popolo di Dio, trasformiamoci in persone capaci di perdono e riconciliazione». 
Nel pomeriggio, in Aula Nervi, le cosiddette “visite di calore” per i 17 vescovi che hanno ricevuto la berretta cardinalizia: ad abbracciare Corti gli altri membri del collegio cardinalizio,  centinaia di amici, sacerdoti e fedeli delle Diocesi di Novara e di Milano. 
La Chiesa ambrosiana farà festa con lui anche il prossimo 8 dicembre, invitandolo a presiedere in Duomo il pontificale dell’Immacolata.

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