Share

Verso il 16 ottobre

Consiglieri in Comunità pastorale, una nuova sfida

Dalle prime forme di collaborazione alla condivisione di un nuovo modo di evangelizzare

Giorgio MARROCCO Membro Consiglio pastorale della Comunità pastorale S. Cristoforo, Gallarate

9 Ottobre 2011

L’1 ottobre 2010 la parrocchia di Cedrate entrava ufficialmente nella Comunità pastorale S. Cristoforo di Gallarate, che nel frattempo si era costituita con le tre parrocchie Centro Sciarè e Ronchi. Il percorso di avvicinamento per la parrocchia di Cedrate, e poi di inserimento nella Comunità pastorale, è partito con una esperienza di Unità di Pastorale giovanile con altre parrocchie. Si è iniziato quindi a lavorare con giovani e adolescenti, però già da tempo si era avviata una collaborazione, con la Comunità pastorale S. Cristoforo, soprattutto a livello di Consigli pastorali, anche se le riunioni dei Consigli pastorali parrocchiali sono ancora separate.

In questo periodo ovviamente molti incontri sono stati dedicati al tema della unità pastorale. In questa fase, tra l’altro, le parrocchie con i loro Consigli pastorali hanno partecipato alla stesura della Carta di Comunione per la Missione, un documento importante per il Decanato, che certamente contribuisce a dare un respiro più ampio all’evangelizzazione, ma anche ci aiuta a capire meglio cos’è la Comunità pastorale.

Tuttavia per una comunità parrocchiale come quella di Cedrate, istituita parrocchia nel 1565 da San Carlo Borromeo, entrare a far parte di una Comunità pastorale ha significato dover reimpostare tutta la vita della comunità, come per ogni altra comunità parrocchiale, in particolare per l’oratorio e la catechesi dei ragazzi. Entrare in Comunità pastorale ha richiesto in sintesi di unire gli oratori e di spostare l’attività della catechesi, di uniformarne i programmi. Altro cambiamento riguarda il sacerdote: oggi non c’è più un sacerdote per la comunità di Cedrate, ma ce ne sono diversi itineranti e tra questi uno si occupa dell’oratorio.

È indubbiamente un modo diverso di vedere le cose e ha costretto innanzitutto i fedeli impegnati nel Consiglio pastorale parrocchiale a rimettere tutto in discussione, soprattutto a convincersi che questo nuovo modo di evangelizzare sia più rispondente alle attese della società moderna. Questo passaggio è stato decisivo per dare vigore e saldezza al nostro agire, anche se per ciascuno di noi c’è stato qualcosa da abbandonare, qualcosa da correggere, qualcosa da aggiustare; a volte si è dovuti passare dalla sicurezza di incarichi svolti con passione e dedizione all’incertezza di nuove mansioni e nuovi orizzonti.

L’impegno di rimettersi in discussione come singole comunità, scaturisce indubbiamente dal Vangelo; è solo la fiducia nella Parola di Gesù e quindi del Vescovo, che ci rende capaci di abbandonare posizioni conquistate nei decenni di pastorale autonoma delle singole parrocchie e di osare scelte nuove, magari anche a prezzo di dover ricominciare da capo. Tuttavia la consapevolezza che questo nuovo e ampio respiro ecclesiale è progetto dello Spirito, ci conforta in questa nuova sfida, e ci rianima con rinnovato vigore per condurci verso una Chiesa universale.