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Emergenza

Alluvione nei Balcani,
Caritas Ambrosiana
lancia una raccolta fondi

In Serbia 25 mila sfollati, oltre 10 mila in Bosnia. Centinaia di volontari e operatori mobilitati: «Situazione drammatica, ma tra la gente grande solidarietà»

20 Maggio 2014
This image made available by the Serbian police shows the flooded area in Obrenovac, some 30 kilometers (18 miles) southwest of Belgrade, Serbia, Sunday, May 18, 2014. In Serbia, more than 20,000 people have been forced from their homes. Officials there fear more flooding later Sunday as floodwaters travel down the Sava and reach the country. Serbian officials said that the flood wave might be lower than initially expected, because the river broke barriers upstream in Croatia and Bosnia. Experts said they expect Sava floodwaters to rise for two more days, then subside. (AP Photo/Serbian Police)

In questi giorni, in Bosnia Erzegovina e in Serbia, centinaia di volontari delle Caritas e delle Chiese locali sono impegnati nei centri colpiti dalle inondazioni. Assistono gli sfollati, organizzano punti di raccolta di materiale di prima necessità, distribuiscono pasti caldi.

Nel giro di cinque giorni si sono registrate le più violente precipitazioni da 120 anni a questa parte nella regione. I fiumi hanno sommerso città e villaggi. Si calcola che solo in Bosnia siano 4 milioni (più di un quarto della popolazione) le persone colpite, 950 mila quelle costrette a spostarsi a causa dell’alluvione. Un parte è rientrata nelle proprie case quando le acque si sono ritirate. Ma ancora oltre 10 mila persone sono sistemate in improvvisate strutture di assistenza (palestre, case di riposo, studentati, caserme) In Serbia sarebbero 25 mila gli sfollati, ai quali si sono aggiunti ieri altri 8 mila provenienti dai paesi intorno a Sabac, la città sulla Sava già colpita da pesanti allagamenti e dove la rottura degli argini provocherebbe una totale inondazione. Oltre alle case sono state travolti negozi e fabbriche, allagate aziende agricole e distrutti ettari di raccolto. Sono caduti alcuni ponti e le frane e gli smottamenti hanno interrotto le strade.

Le Caritas della Bosnia Erzegovina hanno organizzato una raccolta di materiale per le popolazioni alluvionate: acqua, cibo, medicinali, vestiti, prodotti per l’igiene personale, ma anche pale, stivali di gomma, pompe automatiche. Ieri sera sette camion carichi di aiuti sono partiti dal piazzale della parrocchia di Stup a Sarajevo, punto di smistamento nazionale degli aiuti, alla volta dei centri alluvionati. In Serbia la Caritas di Sabac è diventata punto di riferimento per la popolazione locale. Operatori e volontari cercano di fare fronte all’emergenza distribuendo pacchi viveri e vestiti puliti e asciutti alle persone evacuate. Si cerca di portare sostegno anche alle periferie rimaste isolate. Altro punto di riferimento importante per la popolazione è la Caritas di Valjevo.

Ieri c’è stato anche il primo sopralluogo dei tre operatori Caritas presenti nella regione: Daniele Bombardi e Carlo Bernardis in Bosnia Erzegovina e Angela Cesaroni in Serbia hanno visitato alcune delle località maggiormente colpite e alcuni luoghi di prima accoglienza per poter analizzare più direttamente la situazione e valutare i bisogni più urgenti.

«Ha smesso di piovere da un paio di giorni, ma l’emergenza non sembra cessare – racconta Bombardi -. Alcune situazioni che sembravano sotto controllo sono nuovamente peggiorate: il fiume Sava, per esempio, è riuscito a rompere gli argini rinforzati creati sia in alcune zone della Bosnia Erzegovina (Bijeljina), sia in alcune zone della Serbia (Sremska Mitrovica, Sabac) A Obrenovac, la città serba finita sottacqua nei giorni scorsi, è stato di nuovo dato un ordine di evacuazione». Secondo Bombardi, «le condizioni della prima accoglienza sono discrete perché c’è enorme solidarietà da parte della popolazione, che dona il materiale necessario e si mette a disposizione nelle strutture di accoglienza per dare una mano volontariamente. Si pone però il problema delle persone che non riusciranno a rientrare nelle loro case: dove potranno essere ospitate nelle prossime settimane?».

Che cosa si può fare

Su richieste delle Caritas locali, in accordo con Caritas Italiana e il coordinamento europeo delle Caritas nazionali, Caritas Ambrosiana, in attesa di conoscere gli sviluppi della situazione, ha lanciato una raccolta fondi per coprire le spese della prima emergenza e sostenere il lavoro dei volontari e operatori impegnati sul posto. Ecco come donare:

Donazione on line con carta di credito
C.C.P. n. 000013576228 intestato Caritas Ambrosiana Onlus – Via S.Bernardino 4 – 20122 Milano.
C/C presso il Credito Valtellinese, intestato a Caritas Ambrosiana Onlus IBAN: IT17Y0521601631000000000578
C/C presso la Banca Popolare di Milano, intestato a Caritas Ambrosiana Onlus IBAN: IT51S0558401600000000064700
C/C presso Banca Prossima, intestato a Caritas Ambrosiana Onlus IBAN: IT97Q0335901600100000000348
Causale Emergenza Alluvione Bosnia e Serbia

Le offerte posso essere effettuate anche attraverso donazioni dirette secondo le seguenti modalità:
presso l’Ufficio Raccolta Fondi in via S. Bernardino 4, Milano; dal lunedì al giovedì dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 17.30, il venerdì dalle 9.30 alle 12.30
con carta di credito telefonando al numero 02.76.037.324