C’è un binario ferroviario a Milano, anzi «sotto» la città, dove le tante nostre storie quotidiane, fatte di partenze e arrivi, di viaggi e di ritorni, diventano la storia di tutti, quella con la «s» maiuscola, che intreccia il passato con il presente e il futuro di un intero Paese.
È il Binario 21 della Stazione Centrale, da dove il 30 gennaio 1944, partirono i convogli destinati ad Auschwitz. Divenuto negli anni il simbolo, non solo milanese, della deportazione ebraica, Binario 21 sarà a pieno un luogo della memoria, di ricordi, ma anche di studio, di documentazione e ammonizione per il domani, con l’inaugurazione del Memoriale della Shoah di Milano, cui parteciperanno, domenica 27 gennaio dalle ore 11, il cardinale Angelo Scola, le massime autorità civili, il rabbino capo Alfonso Arbib, il presidente della Fondazione Memoriale, Ferruccio de Bortoli e molti altri rappresentanti della Comunità ebraica e della società milanese.
A lungo abbandonata e divenuta una zona quasi cadente della Stazione, dopo alcune ipotesi di recupero – che hanno giustamente indignato i cittadini, come l’idea di un supermercato – nel 2009 sono iniziati i lavori per un ambizioso progetto (realizzato dallo Studio Morpurgo de Curtis architetti associati) che ora vede la sua prima concretizzazione appunto nel «cuore» del Memoriale. Struttura che occuperà, nel totale rispetto della morfologia originaria, una superficie di circa settemila metri quadri, sviluppandosi su due piani, uno terreno e l’altro sottostante, attraverso un sistema di spazi integrati che disegnano il percorso tematico: dalla «Sala delle testimonianze», dedicata alle voci dei sopravvissuti, al «Cannocchiale della Discriminazione», spazio multimediale di proiezioni in movimento, per arrivare al «Binario della Destinazione Ignota» e al «Muro dei Nomi», dove sono ricordati i nomi di tutte le persone deportate dal Binario 21.
Dunque, un simbolo e un monito per il futuro e soprattutto per le nuove generazioni, come ha più volte sottolineato De Bortoli. Un luogo che onora Milano e l’Italia da emblema di orrore che fu e anche di vergogna civile che è stato a lungo, perché la zona defilata con il binario numero 21, adibita alla movimentazione di convogli postali, pur non facilmente visibile dai viaggiatori della Centrale, non parve interessare troppo i milanesi che, comunque, non fecero mai caso ai quei vagoni merci carichi, invece, di uomini, donne e bambini.
In questo contesto, grande valore assume la prevista posa di venti targhe per ricordare i treni che da qui partirono: la prima, posta il 26 gennaio 2012, è stata dedicata proprio al terribile convoglio del 30 gennaio 1944, con il quale fu deportata anche Liliana Segre, una delle ultime sopravvissute rimaste a raccontare cosa furono Binario 21 e Auschwitz e che sarà presente all’inaugurazione. Su 605 deportati quel 30 gennaio ne tornarono solo ventidue.