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26 gennaio

A Cassago Brianza
una “comunità educante” che lavora unita

L’Arcivescovo in visita benedirà il battistero e l'altare della parrocchia dei Santi Giacomo e Brigida. L’amministratore parrocchiale don Adriano Valagussa: «Fondamentale richiamarsi a uno sguardo unitario, col ragazzo al centro»

di Marcello VILLANI

25 Gennaio 2014

Domenica 26 gennaio, alle 10, l’arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, giungerà in visita alla parrocchia di Cassago Brianza, nel Decanato di Missaglia e nella III Zona pastorale della Diocesi (Lecco). Le più recenti visite pastorali alla comunità brianzola risalgono al 2 luglio 1966 ad opera del cardinale Giovanni Colombo, al 1986 da parte del cardinale Carlo Maria Martini per il centenario di Sant’Agostino (compatrono della parrocchia) e al 15 settembre 1991 da parte del vicario episcopale monsignor Giuseppe Molinari su delega del cardinale Martini. Le parole di Martini nel 1986, in particolare, furono illuminanti nell’indicare il passaggio da una fede di consuetudine a una fede che sia scelta personale convinta e testimoniante. Don Adriano Valagussa, amministratore parrocchiale dal dicembre 2009, è felice che quel messaggio sia stato raccolto: la sua comunità, composta da 4.470 abitanti, risponde infatti bene.

Don Adriano, com’è la partecipazione alle Messe e alla vita pastorale, soprattutto da parte dei giovani?
La partecipazione alle Messe è buona, anche quella dei giovani. D’altronde abbiamo un oratorio molto organizzato. Tra oratorio estivo e feriale con gli animatori superiamo i 250 ragazzi, che per un paese piccolo come il nostro rappresentano un buon numero. Anche durante l’anno ci sono giornate organizzate in cui la partecipazione è significativa Veicoliamo il messaggio pastorale anche attraverso le attività sportive, con l’associazione sportiva Oratorio Cassago che attira molti giovani. Il lavoro principale è proprio quello di coinvolgere chi sta a contatto con i ragazzi, per formare una autentica “comunità educante”. Educatori, catechisti, allenatori: in tutto sono un “pattuglione” di circa un centinaio di persone.

Quale l’obiettivo pastorale perseguito dalla sua comunità?
Lavorare tutti insieme. In un ambiente dove si fa molto come il nostro, il rischio è che qualcuno si limiti a guardare al suo orticello. Invece è fondamentale richiamarsi a uno sguardo unitario, più ampio, con la persona e il ragazzo al centro, e al quale tutti devono convergere in un’ottica comune, di stima reciproca. Anche il vecchio consiglio dell’oratorio sta assumendo sempre più questa nuova dimensione, con uno sguardo educativo verso i ragazzi.

Domenica l’Arcivescovo verrà a benedire il nuovo battistero, il nuovo ambone e a dedicare il nuovo altare. Ci racconta la genesi di questo evento?
Nel 2011 sono iniziati i lavori di sistemazione della chiesa, per la sua messa in sicurezza. Abbiamo rimosso il vecchio pavimento per collocare al di sotto l’impianto di riscaldamento. L’altare era stato assemblato negli anni Settanta, per cui abbiamo provveduto al rifacimento, anche dell’ambone e del battistero, che di fatto erano inutilizzabili. L’altare è in pietra, in “arabesco bergamasco”, su progetto del giovane architetto Giancarlo Beltramo di Capriano: un disegno molto semplice, che riporta la croce di Santa Brigida d’Irlanda, alla quale la chiesa è dedicata insieme a San Giacomo Apostolo. Il battistero è una conchiglia stilizzata che richiama appunto San Giacomo.

A Cassago è intensa la devozione anche nei confronti di  Sant’Agostino. Come mai?
Un’aggiunta di devozione popolare perché Cassago è legata alla storia di Agostino, che qui visse, fu battezzato ed è compatrono.

Una comunità coesa, una buona partecipazione alla vita ecclesiale. Ma quali i problemi sociali ed economici?
La crisi si è sentita anche qui. Non ci sono grosse aziende, sono tutte piccole, o quasi, e la crisi ha toccato soprattutto le famiglie extracomunitarie, che hanno perso il lavoro. Un gruppo di famiglie hanno chiesto aiuto e noi, insieme alle parrocchie di Barzanò, Sirtori e Cremella, abbiamo creato un fondo di solidarietà per venire incontro ai bisogni più immediati di queste persone.

Le istituzioni seguono il lavoro fatto da lei e i suoi tanti collaboratori?
C’è un buon rapporto di collaborazione con la scuola e con l’amministrazione comunale. All’oratorio, per esempio, vengono anche professori delle scuole elementari e delle scuole medie per aiutare i ragazzi a fare i compiti. E il Comune non fa mancare il suo sostegno alle iniziative che organizziamo.