È in atto in queste settimane un "Tour" della Sezione Sport nei decanati per incontrare i responsabili degli oratori insieme alle persone impegnate nelle società sportive di parrocchie, oratori, associazioni legate al mondo ecclesiale. Un'opportunità di reciproca conoscenza, fra centro e periferie, per condividere le ragioni educative e pastorali dello sport dentro la vita della comunità cristiana.


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È ancora nella memoria di tantissimi dirigenti e allenatori l’incontro di quella sera, lunedì 29 ottobre 2018, a Milano, presso il centro diocesano di via S. Antonio 5, con l’Arcivescovo Mario Delpini, per «Condividere esperienze, affrontare questioni, ragionare su metodi, tentare percorsi». Il mondo dello sport convocato insieme, con una straordinaria partecipazione (oltre 500 persone), aveva confermato la piena consapevolezza della grande responsabilità di accompagnare i più giovani in un cammino di crescita e maturazione, attraverso le attività sportive e, così, la voglia sincera di contribuire al bene della Chiesa e della società, facendosi parte attiva. In questa direzione l’Arcidiocesi di Milano continua ad attivarsi, per sostenere un’attenzione educativa che, da ambo le parti, si ritiene ormai necessaria.

Da questo entusiasmo sono nati gli incontri nei decanati (per quest’anno ne sono stati selezionati 12) «Giochiamo a casa TUA» che continueranno il prossimo anno. È don Stefano Guidi, direttore della Fondazione Oratori Milanesi e responsabile del Servizio per l’Oratorio e lo Sport della Diocesi a spiegarne il significato: «Vorrei, in un certo senso, restituire la visita e venire ad incontrarvi a casa vostra. Vorrei poter stringere la vostra mano, conoscervi meglio, ascoltare le cose importanti che fate. Vorrei aprire un bel dialogo con voi».

L’idea di costruire una progettualità sportiva nei nostri oratori passa anche da qui, dalle mani strette con reciproca stima, dal desiderio di incontrarsi personalmente, di ascoltare suggerimenti e di condividere difficoltà e richieste, consapevoli di una riflessione che è già in atto: «Abbiamo attivato alcuni progetti, siamo nella fase iniziale ma promettente» di una maggiore attenzione al mondo dello sport negli oratori, attraverso la Sezione Sport del Servizio diocesano per l’Oratorio e lo Sport, la Commissione diocesana per lo sport, e gli altri enti e realtà coinvolte.

«Vogliamo cogliere l’essenza di questa serata per condividere tre pensieri su quello che la Diocesi desidera promuovere con lo sport e nello sport», avvia il suo intervento don Stefano, in uno degli inconti già avvenuti in 9 decanati sui 12 previsti quest’anno, sottolineando subito come alla stessa parola “Sport” afferiscano significati ed esperienze molto diverse tra loro. Tra le molte esperienze di sport anche discutibili e probabilmente criticabili, il desiderio è quello di sostenere e dare valore allo sport che aggrega, incontra, fa bene… o, meglio ancora, per dirlo con una sola espressione… lo sport per crescere.

Lo sport per crescere

Daniele Cassioli, cieco dalla nascita e campione paraolimpico di sci nautico, esprime perfettamente, in un sua lettera sul significato dello sport, con un’espressione che colpisce, l’idea che lo sport rappresenti quella esperienza capace di tirare fuori il meglio di ogni persona (e, a questo proposito, come non richiamarsi al documento vaticano «Dare il meglio di sé» sulla prospettiva cristiana dello sport e la persona umana): «Per questo chi non vede, chi non cammina, chi non sente, chi non ride, chi crede di non essere, può e deve fare sport. Deve amarlo, praticarlo, osservarlo, deve sporcarsi le mani, sbucciarsi le ginocchia, sudare e sudarlo,fino all’ultima frazione dell’ultimo secondo dell’ultima giornata».

 

La persona in testa alle classifiche

«Bello come slogan, facile da dire anche a livello dichiarativo che la persona è al centro e la priorità è educare, ma, poi, concretamente cosa vuol dire, nell’attività pratica, maturare un’attenzione alla singola persona?», sollecita don Stefano.

«Ciò richiede un nuovo approccio formativo che punti all’integrazione delle prospettive, renda capaci di cogliere l’intreccio dei problemi e sappia unificare le diverse dimensioni della persona» così come sottolineato nel Documento finale del Sinodo dei Vescovi sui Giovani.

E così l’Arcivescovo Mario Delpini richiamava a questo nel Messaggio agli sportivi, nella Lettera per gli allenatori scritta di suo pugno e consegnata loro il 29 ottobre: «Molti ragazzi dipendono da voi, vi ascoltano»… «Avete quindi una straordinaria possibilità di collaborare alla educazione dei vostri giocatori: lo sguardo attento, infatti, riconosce le qualità e anche le problematiche caratteriali, indovina anche le trasgressioni e le stanchezze inspiegabili, raccoglie confidenze che un ragazzo forse non rivela a nessun altro. Quanto bene può fare un allenatore che sa ascoltare, che sa consigliare, che sa correggere con decisione e discrezione!».

Nella comunità educante

Anche don Alessio Albertini, Assistente nazionale del CSI, nel recente incontro su una rilettura del documento vaticano «Dare il meglio di sé», ha affermato che «il punto d’incontro dev’essere sull’atleta». Occorre essere capaci di vivere l’esperienza sportiva non unicamente come una semplice procedura, un susseguirsi di pratiche, ma come la possibilità di cogliere in questa esperienza il vissuto della persona. Qual è il vissuto oggi, il bisogno, dei nostri ragazzi, di preadolescenti, adolescenti…? Deve esserci una attenzione condivisa tra gli adulti, al di là della divisa, dell’etichetta, da parte dell’intera comunità educante: una capacità, spesso, ancora non attuata ma verso la quale è fondamentale crescere. A partire da quello che siamo, cercando di fare bene quello che siamo chiamati a fare: «Viviamo spesso come mondi separati, anche all’interno dell’oratorio spesso esiste una estraneità reciproca tra oratorio e società sportiva. Eppure una comunità di fede deve condividere le problematiche del ragazzo e coltivare il desiderio di fare rete in oratorio, con l’oratorio e fuori dall’oratorio».

Rendersi conto delle problematiche dello sport in oratorio è il primo passo per crescere in questa direzione ed è Paolo Bruni, impegnato al servizio Sport della Diocesi per l’elaborazione di proposte e progetti, a guidare i presenti in una lettura critica, attraverso i numerosi pregiudizi, analizzando con obiettività la cifra dominante della sfiducia.

«I problemi dello sport in oratorio a volte sono legati ad una scorretta concezione dello sport in oratorio, inteso semplicemente come far giocare i ragazzi. Manca una reale preparazione dei volontari: non possiamo permetterci che l’allenatore non abbia una preparazione tecnica e allo stesso livello non possiamo limitarci a una preparazione solo tecnica, tralasciando quella fondamentale a preparare l’atleta da un punto di vista anche educativo». Anche in oratorio dobbiamo avere standard tecnici e gestionali educativi alti: attraverso una formazione di accompagnamento ogni società deve avere un obiettivo insieme tecnico ed educativo.

I pregiudizi, poi, non aiutano. Non ci impegniamo per qualcosa di “raffazzonato” ma per offrire il massimo di quello che siamo chiamati a fare. C’è una Chiesa che si deve accorgere (e lo sta facendo) del valore pastorale insito nel mondo dello sport ma deve crescere anche l’attenzione di chi vive lo sport, che si deve sentire profondamente coinvolto in questa prospettiva pastorale, assumendo una piena consapevolezza del lavoro prettamente educativo che comporta responsabilità: sentirsi cioè parte integrante di questo progetto educativo.

Vediamo la parola “sfiducia”: oggi il 30% degli adolescenti fa sport, secondo un dato lombardo. Si assiste a un crollo e a un abbandono dell’attività sportiva con i primi anni delle superiori. «Che cosa possiamo fare per invertire la rotta nella nostra comunità, oratorio, territorio? Forse, a quell’età, non coinvolge più lo sport di squadra? Magari occorre pensare proposte differenti…». Lo sguardo sfiduciato verso il futuro è legato a una serie di condizioni su cui dobbiamo lavorare. Incominciamo ad avere un atteggiamento progettuale serio, la società sportiva non può chiudere il problema, che è da prendere in mano seriamente, insieme alla capacità e alla necessità di dare fiducia ai giovani, affidando loro anche incarichi dirigenziali, con l’accompagnamento.

Tre i problemi come tematiche generali su cui lavorare, legati alla formazione, la relazione (dentro e fuori l’oratorio) e lo sguardo legato al futuro.

«Ora tocca a voi: quali sono i problemi aperti, le difficoltà?». È il momento delle domande, in cui si condividono pensieri, si riflette insieme per cercare nuove prospettive.

«Già con il percorso di Oratorio 2020 – conclude don Stefano, prima di lasciare la parola a Paolo Bruni, che illustra i progetti e le proposte attive – abbiamo messo a fuoco la tematica dello sport in oratorio, comprendendo la bellezza di un’alleanza educativa in oratorio con la società sportiva. Stiamo raccogliendo una grande disponibilità e la voglia di esserci: non partiamo da zero, ci sono tanti racconti di realtà positive, ma esistono anche fatiche interne alle parrocchie. Ricordiamo che nella nostra tradizione se esiste lo sport in oratorio, per il 90% dei casi lo dobbiamo sostanzialmente a dei preti che l’han fatto nascere all’interno dell’oratorio. Abbiamo la possibilità e insieme il dovere di favorire processi, collaborazioni, iniziative comuni tra la realtà sportiva e l’itinerario di catechesi proposto ai ragazzi che possono aiutare a creare occasioni, con la possibilità di entrare nei rapporti personali, smontando i pregiudizi, sciogliendo le estraneità». Tante le proposte… e adesso, “Giochiamo anche a casa TUA”. Possiamo così riconoscerci e aprire dialoghi più stretti con ciascuna realtà. Mettiamoci tutti, seriamente, in gioco.

 

Tre i progetti attivi ora e utili da proporre ai ragazzi, in cui è possibile iniziare una sinergia più stretta, per camminare insieme nella stessa direzione:

ORALIMPICS, LE OLIMPIADI DEGLI ORATORI 28 GIUGNO – 30 GIUGNO 2019 parco Experience Milano

Le Olimpiadi degli Oratori sono proposte nell’ultimo weekend di giugno, nel pieno dell’oratorio estivo. Se l’oratorio fatica a trovare gli accompagnatori, attraverso la società sportiva dell’oratorio si può iniziare a collaborare insieme, proponendo un aiuto per permettere ai preadolescenti di vivere questa esperienza.

I CAMP

Una giornata, o una settimana, per portare lo sport, attraverso diverse discipline sportive, all’interno del contesto degli oratori estivi attraverso diverse possibilità: OraSportDay, OraSportWeek, OraSportFull. Saranno presentati ufficialmente il 6 aprile all’incontro di presentazione dell’Oratorio estivo 2019. Si possono già prenotare chiamando al n. 0258391362.

 

#NonSiLimitaIlTalento

Progetto di inclusione sociale con i campione di Briantea84 basket in carrozzina, una vera esperienza di vita, di sport, di fede. I ragazzi possono ascoltare la testimonianza dei successi sportivi, difficoltà fisica, malattia, menomazione, ma soprattutto di un modo d’intendere la vita per superare le difficoltà che non limita il talento.

 

PELLEGRINAGGIO DEL 1 MAGGIO – Sacro Monte di Varese

Ultimo ma non per importanza, il nuovo appuntamento nel calendario diocesano dedicato interamente al mondo dello Sport. Quasi una “staffetta”, con percorsi caratterizzati da colori diversi, dove i partecipanti saliranno insieme il Sacro Monte di Varese in diverse tappe incontrando testimonial d’eccezione, fino alla 14esima cappella dove ci sarà un momento di festa e di preghiera. Per comprendere i valori dello sport e come viverli, percependo che c’è uno stile, un modo cristiano di fare sport inconfondibile, che ci unisce, al di là delle appartenenze.

 

 

Ecco i prossimi incontri decanali «Giochiamo a casa TUA» a seconda delle zone (orario 20.45-22.45):

-25 marzo – decanato di Abbiategrasso
presso l’oratorio San Gaetano – via Carlo Maria Maggi 17, Abbiategrasso

 

-3 aprile – decanato Sempione
presso la parrocchia S. Maria di Lourdes – Via Induno Fratelli, Milano

 

-9 aprile – decanato Oggiono e Lecco
presso la parrocchia S. Agnese – via Don Gnocchi 15, Olginate

 

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