È finita la prima settimana di Oratorio estivo e già siamo pronti a continuare la nostra BELLA STORIA! L'Arcivescovo Mario giovedì scorso ha visitato due oratori di Milano, nel cuore delle "periferie" della città, in zona Corvetto e in zona San Siro, mettendosi in dialogo con i ragazzi che in modo simpatico hanno espresso curiosità e gioia per questo incontro così speciale.


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Ha scelto due oratori delle periferie, l’Arcivescovo Mario Delpini per far visita, giovedì scorso, ai ragazzi nella prima settimana di Oratorio estivo dopo essere stato il giorno prima a Vergiate per condividere l’importanza della figura di Madre Teresa che è stato il santo simbolo di questa settimana. Due realtà differenti, nella variegata composizione della città di Milano con un milione e quasi 400mila abitanti, accomunate dalle difficoltà e dalle problematiche dei suoi quartieri e dalla voglia di riscatto. Un giorno di Oratorio estivo normale, tra i tuffi in piscina per rinfrescarsi dal gran caldo e i giochi e i laboratori, reso speciale dalla visita dell’Arcivescovo, a conclusione della giornata, che ha incontrato i bambini e i ragazzi dell’Oratorio di S. Michele e S. Rita a Corvetto, prima, e della Beata Vergine Addolorata in San Siro, successivamente.

L’Arcivescovo siede in mezzo a loro e crea l’occasione per rispondere alle loro curiosità e al loro entusiasmo, con molta familiarità.

«Che cosa fa tutto il giorno un Arcivescovo? Cosa volevi fare quando eri piccolo? Hai mai combinato qualche marachella? C’è qualcosa che ti fa paura? Qual è il brano di Vangelo che ti piace di più? Secondo te gli animatori “fanno un buon lavoro”? E ancora: quando hai iniziato a pregare?

Quando avevi la nostra età credevi in Dio, avevi la Fede? Nel nostro oratorio ci sono tanti che credono in Dio seguendo Gesù e altri che seguono Allah: come possiamo crescere insieme nella Fede?»

Quante domande nel cuore di questi ragazzi che già dall’ingresso in oratorio non vedevano l’ora di chiedere al Vescovo Mario, alla guida della Chiesa ambrosiana, di quella Diocesi tanto grande rappresentata nel cartellone appeso nella casa del don, con la semplicità dei loro 7, 8, 9 anni, le domande più grandi: desideri e paure, fede e consigli per crescere insieme, pur nella diversità.

Youssef, Mohammed, Ziyad, Kirillos, diversi Rayan: sono alcuni dei nomi dei più piccoli che risuonano, tra i nomi dei bambini e dei ragazzi, insieme ad Andrea, Giulia, Alessia, Matteo… Si chiamano per una palla, per prendersi per mano, alla scelta del colore del ghiacciolo, o richiamati dagli animatori al silenzio e al rispetto. La presenza di ragazzi “multicolor”, al di là delle magliette, è altissima: provengono da tantissime etnie diverse e religioni differenti eppure sono in oratorio tutti insieme. Trovano una casa dove si sentono accolti, dove gli adulti e gli animatori li conoscono, dove si sentono riconosciuti con il loro nome, accolti, voluti bene. “L’oratorio accoglie tutti, per insegnare a tutti la via della vita”, si era raccomandato l’Arcivescovo nel suo decalogo per gli oratori.

Sembra proprio di trovare conferma in questi oratori di Milano della bellezza di questa accoglienza, di questa inclusione che abbraccia tutti, indipendentemente dal fatto che si sia nati in Egitto o che si sia Rom o ancora che si provenga dal Marocco, dall’Albania, dalla Romania, dal Perù o dalla Bolivia, dallo Sri Lanka o dalle Filippine o che si sia nati qua, mentre i tratti somatici richiamano le proprie origini, e per questo altri ti fanno sentire, comunque, straniero.

La prima bella storia è che l’oratorio è per tutti, e che tutti hanno il diritto di crescere sentendosi accolti, amati, accanto a qualcuno che ci aiuti a scoprire il talento che si è.

«Gli animatori fanno un buon lavoro – inizia l’Arcivescovo – io li ringrazio, li incoraggio, i primi giorni li vivono con tanto entusiasmo, poi, con il sole e i ragazzi più scatenati da seguire, può risultare più difficile, ma sono sicuro che sono bravi e riusciranno a compiere il loro servizio fino alla fine dell’Oratorio estivo».

«Non mi ricordo di particolari marachelle – continua – ma è perché non mi ricordo più né quanto ero bravo da piccolo né quanto ero monello. A questo proposito, per una marachella nata per il divertimento, un signore mi ha inseguito con una roncola: una volta… avevo mangiato le fragole del suo orto e voleva mettermi paura. Grandi paure io invece non ne ho avute, tranne quando i genitori andavano nel paese vicino e sentivo la paura che potesse succedere loro qualcosa di brutto. La preoccupazione per le persone care, quando hanno una malattia o un dispiacere, fa un po’ paura».

«Il brano del Vangelo che mi ispira di più? – riflette – Il prologo di Giovanni, l’inizio. Un testo molto impegnativo e teologico, che avrete modo di apprezzare diventando grandi…

Ho cominciato a pregare ripetendo le preghiere che dicevano i miei genitori e i fratelli più grandi – continua con le confidenze fatte ai ragazzi l’Arcivescovo Mario -, poi, in oratorio, mi hanno insegnato a pregare meglio. Si può dire che ho cominciato a pregare quando ho cominciato a pensare. Una bella abitudine quella della preghiera: la famiglia unita esprime la bellezza di essere insieme e di essere benedetti da Dio, pregando.

Cosa fa tutto il giorno l’Arcivescovo, vi chiedete… L’Arcivescovo gira, incontra gente, qualche prete, va a trovare i ragazzi degli oratori, come voi…».

 

«Dio conduce tutti a essere fratelli e sorelle: il Signore ci conduce all’incontro. Se non riusciamo magari a capire tutte le differenze e le tradizioni religiose, cosa c’è di buono e di limitato, sbagliato, o giusto nelle cose, tutti possiamo capire che dare gioia agli altri ci fa contenti. Dare gioia agli altri fa crescere la nostra gioia – continua l’Arcivescovo -, si può capire fin da ragazzi questo. Insieme, come fanno gli animatori per i ragazzi, i preti e le suore per gli oratori, gli adulti per i più giovani! Questo essere insieme a far del bene ci rende fratelli e sorelle, così un giorno potremo capire meglio chi è Dio, come si fa a dar gloria a Dio e a esser felici con Lui.

 

Intanto vi lascio un piccolo ricordo, che adesso gli animatori vi distribuiscono – in cambio dei bellissimi disegni, dei regali che mi avete consegnato, come la tessera dell’Oratorio, a Corvetto, (così è diventato “uno di noi” e se passa dall’oratorio può entrare, spiega il parroco don Andrea Bellò) e del momento del lancio di palloncini colorati nel cielo organizzato con don Fabio Carcano, don Giovanni Castiglioni e gli educatori a San Siro –

Un’immaginetta che l’Arcivescovo descrive così:

«Rappresenta un cielo azzurro con al centro una danza di gioia, raffigurata con delle girandole colorate. Un’immagine dell’artista Nicola De Maria per dire che nel cielo abita la gioia di Dio… ma la cosa che mi colpisce è l’azzurro del cielo che colora anche la terra, le montagne si vestono d’azzurro. Ecco il messaggio che vorrei consegnarvi in questo momento, così che la bella storia che stiamo scrivendo potrà conoscere un capitolo nuovo: la gioia di Dio, la festa di Dio, la bellezza di Dio rendono bella e gioiosa anche la terra. Io ho scelto questo motto quando sono diventato Vescovo: “La terra è piena della gloria di Dio”. Sì, ma voi direte: tanti dicono “come è diventato brutto il mondo, come sono cattive le persone ed egoiste, com’è complicata la vita”… Troppa gente è abituata a lamentarsi. Non dire male della gente e del tempo che viviamo! La gloria di Dio è l’amore che rende capaci di amare. Si potrebbe dire che è lo Spirito Santo. In ogni posto della terra, presso ogni uomo, ogni donna, ogni bambino, anziano, sano e malato, ricco o povero, presso tutti c’è l’amore di Dio. Dio ama tutti e rende tutti capaci di amare. Non c’è nessun posto in cui sia assente la gloria e l’amore di Dio.

Dietro ho scritto una preghiera, nella forma di un dialogo con Gesù.

Ho immaginato le tre domande più importanti della vita che valgono per tutti. E ho cercato le risposte scrivendo una preghiera. Vi faccio ora la proposta di usare questa preghiera il giovedì sera. Perché proprio il giovedì, chiedono i ragazzi intelligenti? Si deve usarla il giovedì perché il giovedì viene sempre dopo il mercoledì. In tutti gli oratori in cui vado chiedo di pregare così. Mi piace pensare che il giovedì sera, in tanti posti della Diocesi, tanti ragazzi pregano con questa preghiera».

 

Maestro, dimmi la verità della vita!
«La verità prima della vita è questa:
la tua vita è benedetta da Dio.
E la verità seconda è questa:
tu vivi per essere una benedizione
per tutti quelli che ti incontrano».

 

Maestro, insegnami a pregare!
«Tu prega così:
Padre nostro che sei nei cieli, Padre!
Sia santificato il tuo nome, Padre!
Venga il tuo regno, Padre!
Sia fatta la tua volontà, Padre!»

 

Maestro, dimmi che cosa devo fare!
«Non perdere oggi l’occasione per amare.
Non lasciare che nessuno
vada via da te senza un sorriso.
Non sottovalutarti mai:
sei fatto ad immagine di Dio!
Non dimenticarti mai della tua vocazione
ad essere felice».

 

 

 

 

 

 

 

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