L'Arcivescovo Mario Delpini in questa terza settimana di Oratorio estivo ha voluto dare testimonianza dell'esperienza del beato Pino Puglisi, protagonista della proposta BELLA STORIA! in queste giornate, dopo Madre Teresa e santa Gianna Beretta Molla. Ha visitato la Libera Masseria di Cisliano insieme ai ragazzi dell'Oratorio del paese.


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«La “masseria” di Cisliano, dove ci troviamo ora – spiega Giovanni Balestreri, responsabile del settore educativo dei gruppi in visita alla struttura, con Elena e gli altri volontari – è proprio una bella storia, come dice il titolo dell’Oratorio estivo di quest’anno. Cosa ha di “bella storia” la masseria? Che tutti siamo protagonisti di questa storia». È proprio vero se pensiamo al messaggio che la proposta di quest’anno sta lanciando: la vita di ciascuno è un talento, ha un valore inestimabile, e ognuno è chiamato a partecipare e a contribuire al bene di tutti.

 

Se ognuno fa qualcosa, si può fare molto”, si legge sul cartellone con l’immagine di don Pino Puglisi, esposto all’Oratorio San Giuseppe. Parole che gli costarono la vita, una vita spesa cercando di formare le coscienze e aiutando le persone a uscire dai meccanismi che le rendevano schiave. «Siamo qui riuniti nel ricordo di don Puglisi – racconta l’Arcivescovo Mario Delpini – il prete di Palermo che ispira questa settimana di Oratorio estivo».

«Mi chiedete come si ascolta Gesù che parla… Per ascoltare qualcuno che parla la prima cosa da fare è il silenzio. Se uno fa silenzio Gesù parla e parla in tanti modi. Qualche volta parla attraverso il Vangelo che viene letto, qualche volta attraverso un’intuizione o un’idea che nasce, parla anche attraverso il sorriso di don Puglisi. Quest’uomo – che sottraeva i ragazzi alla malavita, tanto che questa ha cercato di sconfiggerlo uccidendolo – era un uomo contento».

Combatteva la mafia con il sorriso, don Pino. Un sacerdote che ci mostra come l’amore per Gesù è più forte di ogni paura.

«Anche noi vogliamo accrescere i doni che Gesù ci dà, anche noi vogliamo imparare dai santi… ma ci sembrano tutte cose impossibili!», aveva salutato e introdotto il parroco, don Mauro Loi.

 

La vita di ciascuno, se vissuta al meglio, può diventare una bella storia, come quella dei testimoni che ci stanno accompagnando in queste settimane di Oratorio estivo. Anche l’oratorio può essere il luogo in cui mettere in gioco la propria vocazione!

«Io ho deciso di fare il prete – rivela l’Arcivescovo – perché vedevo il mio prete dell’oratorio, e pensavo: è bello quello che fa, sta con i ragazzi, predica il Vangelo, va a trovare i malati… Mi piacerebbe fare il prete. Come si fa? Bisogna andare in Seminario, mi sono presentato e mi han detto: non è un granché questo Mario – ironizza –  ma prendiamolo. Andavo bene e mi han fatto diventare prete… Vedi? È semplice».

Il nostro Arcivescovo dialoga simpaticamente con i ragazzi, all’Oratorio San Giuseppe, dove viene accolto dai balli e dai canti, coordinati da Maria Luisa, chiamata da tutti “Mary”, che dopo il lavoro corre in oratorio ad aiutare nella gestione don Mauro, l’educatrice Serena e gli animatori. «Anche se magari qui a Cisliano fa un po’ freschino… – scherza, mentre la temperatura all’ombra sfiora i 36 gradi, nel primo pomeriggio di mercoledì 26 giugno – dobbiamo cercare di essere di buon umore lo stesso. Forse ci sono anche le zanzare e i moscerini… vabbè, comunque è un bel paese». Dopo alcune domande, la preghiera insieme, e il lancio dei palloncini («lanceremo i colori in cielo, espressione del nostro amore per Dio Padre», aveva spiegato don Mauro), l’Arcivescovo si avvia con loro, a piedi, verso la Masseria, insieme al direttore della FOM don Stefano Guidi, il direttore di Caritas Ambrosiana Luciano Gualzetti e al sindaco di Cisliano Luca Duré. Alle gemelline Sara e Serena che gli camminavano affianco, a Kevin e tutti gli altri 80 ragazzi, non sembra vero: il “don”, il Vescovo di tutta la Diocesi, accanto a loro, che ascolta volentieri le loro chiacchiere, le attività dell’Oratorio estivo, la meta delle prossime vacanze, gusti e pensieri confidati con la semplicità dei piccoli.

 

«La masseria è un posto per e di tutti, lo abbiamo capito. Ma ci dice anche un’altra cosa: le belle storie non vengono subito bene, come quando fate il tema, che fate prima “la brutta”… – continua Giovanni – Anche la masseria prima era proprio una brutta storia. Poi pian pianino, con fatica, stiamo cancellando le cose brutte (il complesso della Masseria, legato alla ‘ndrangheta, confiscato il 13 ottobre 2014, è gestito ora da una cooperativa sociale in collaborazione con Caritas Ambrosiana) per farle diventare belle. Incominciate anche voi a cancellare le cose un po’ brutte, quelle cose che sapete già che non vanno molto bene, per far venire fuori e scrivere una bellissima storia.

 

Le cose magiche non succedono, bisogna fare un po’ di fatica… Uno dice: mi piacerebbe aver un bell’oratorio, ma tu cosa fai per quest’oratorio? Ah, mi piacerebbe aver il parco più pulito, ma tu cosa fai per tenerlo pulito? Vorrei una scuola più simpatica, e tu come ti comporti in classe? Ognuno deve fare il suo pezzettino per la bella storia!

 

L’indifferenza non è un sentimento, è un atteggiamento, un comportamento: l’indifferenza ci rende tutti colpevoli. Questo grande lavoro della masseria nasce per sconfiggere l’indifferenza.

Tutti coloro che sono venuti a trovarci (7000 giovani, tantissimi dalle scuole e dagli oratori) in questa bella struttura, ampia, con un bel giardino, e che nel 2014 si presentava totalmente diversa e impraticabile, confiscata alla criminalità organizzata e assegnata al Comune che con Caritas Ambrosiana e altre associazioni del territorio sta realizzando un lavoro di recupero, valorizzazione e un percorso di accoglienza, ci aiutano a trasformare quello che era un simbolo della malavita in un simbolo della legalità.

 

Questa passeggiata che avete fatto, quasi un corteo, con l’Arcivescovo, don Stefano, gli amici, gli animatori, vi rimanga come simbolo e immagine da portare sempre nel cuore».

 

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