L'evento Youth4Climate riunisce 400 giovani da tutto il mondo per discutere della crisi ambientale e proporre soluzioni concrete, che verranno poi presentate alla Cop26, il vertice sul clima dei grandi della Terra.


Paesaggio - Mare e sole (3)

L’emergenza climatica rappresenta una delle più grandi sfide del nostro tempo e grazie a giovani coraggiose come Greta Thunberg è tornata alla ribalta: non solo con slogan propagandistici, ma con proposte politiche concrete.

Quest’anno, infatti, si terrà a Glasgow dall’1 al 12 novembre la Cop26. Questo importate appuntamento sarà preceduto dalla cosiddetta Pre-Cop, ovvero un incontro preparatorio tra i ministri del clima e dell’energia di un gruppo selezionato di Paesi, volto ad affrontare aspetti politici e negoziali fondamentali, che si terrà a Milano dal 30 settembre al 2 ottobre.

In questo vertice internazionale, però, non avranno voce in capitolo solo i grandi della Terra, bensì anche i giovani. Milano, infatti, dal 28 al 30 settembre ospita l’evento Youth4Climate che riunisce 400 giovani da tutto il mondo per discutere della crisi climatica e proporre soluzioni concrete, simulando una vera e propria riunione di governo, come ha detto il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani. All’incontro partecipano anche le attiviste Greta Thunberg e Vanessa Nakate.
Giovedì e venerdì i giovani hanno avuto modo di lavorare, divisi in gruppi e guidati da un loro rappresentante e da un esperto delle organizzazioni internazionali, su temi specifici quali il ruolo delle ong; l’economia sostenibile; la leadership giovanile nella lotta contro il cambiamento climatico e la sensibilizzazione della società civile. Sabato, invece, avranno modo di confrontarsi con i ministri che partecipano alla Pre-Cop26.
L’eredità di questo importante e innovativo incontro di giovani, sarà la redazione di un documento con le loro proposte pratiche che sarà adottato dai ministri che parteciperanno alla Pre-Cop26 e poi alla Cop26.
A conclusione della Youth4Climate e della Pre-Cop si svolgeranno due cortei, lo Students’ Strike il 1 ottobre e la Marcia per la Giustizia Climatica, il 2 ottobre alle ore 15.

Parallelamente a questi appuntamenti internazionali, si sono svolti anche alcuni incontri a livello nazionale. Uno di questi è la Pop Cop Camp (People On Planet for COP26), svoltosi dal 24 al 28 settembre, presso l’oratorio della Chiesa del Carmine a Milano, organizzato dalla Focsiv (Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario) in collaborazione con CIDSE (Together for global justice) e Chiesa del Carmine, nell’ambito del progetto europeo Volti delle Migrazioni e in occasione del Tempo del Creato e del Festival dello sviluppo sostenibile.
Alcuni dei temi affrontati durante l’incontro sono stati le migrazioni climatiche; il racconto giornalistico dei migranti; la risposta europea a questa emergenza e le possibilità e le modalità di accoglienza, integrazione e tutela della diversità.
Inoltre sono stati presentati il progetto “Umanità InInterRotta”, un saggio fotografico nato dal viaggio di un gruppo di giovani aderenti a ASCS (Agenzia Scalabriniana per la Cooperazione allo Sviluppo) lungo la rotta balcanica percorsa dai migranti per sensibilizzare l’opinione pubblica e “Wasi”, uno sportello psicologico per donne migranti, attivo su Milano e Roma.

Così come i vari Stati, anche la Chiesa cattolica si è schierata sul tema del cambiamento climatico e lo ha fatto già nel 2015 con la redazione, da parte di papa Francesco, della Laudato sii, un’enciclica nella quale il pontefice ha esposto apertamente le gravi difficoltà in cui versa oggi la Terra (distruzione di ecosistemi, scarsità di acqua potabile, crescita della violenza, perdita di identità) e proposto alcune soluzioni.
Il quid in più del punto di vista di papa Francesco è il suo approccio integrale: più volte Bergoglio ha sottolineato come siano «inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore» e richiesto a gran voce una solidarietà globale volta alla «ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale».
Nell’enciclica il papa ha anche messo in guardia da alcune psuedo-soluzioni come le ideologie malthusiane («la crescita demografica è pienamente compatibile con uno sviluppo integrale e solidale. Incolpare l’incremento demografico e non il consumismo estremo e selettivo di alcuni, è un modo per non affrontare i problemi»); l’idolatria verso il mercato («il mercato da solo [però] non garantisce lo sviluppo umano integrale e l’inclusione sociale») e in ultimo la volontà uniformatrice che non tiene in conto delle diversità culturali («l’imposizione di uno stile egemonico di vita legato a un modo di produzione può essere tanto nocivo quanto l’alterazione degli ecosistemi»).
Papa Francesco ha poi richiamato a una maggior sobrietà: occorre «rallentare un po’ il passo» e accettare «una certa decrescita in alcune parti del mondo», affinché ci possa essere una crescita in altre parti, per arrivare infine a una crescita più regolare e uniforme in tutto il globo.
Bergoglio ha inoltre ribadito che «la scienza e la religione […] possono entrare in un dialogo intenso e produttivo per entrambe» consegnandoci un messaggio molto forte oggi forse dimenticato, ovvero che la fede e la tecnica, se partono da punti di vista differenti, non sono in contrasto tra loro, ma al contrario devono unirsi per trovare soluzioni a un grande problema comune.
Infine, papa Francesco ha ricordato a noi cristiani di vivere la sfida ecologica in totale armonia con la fede e anzi di affrontarla con maggior forza proprio in virtù di essa: il creato, infatti, altro non è che un «dono ricevuto dall’amore del Padre» e spetta a noi riconoscere il valore di ogni «creatura [che] è oggetto della tenerezza del Padre, che le assegna un posto nel mondo»; la stessa fede cristiana «incoraggia uno stile di vita capace di gioire profondamente senza essere ossessionati dal consumo». Insomma la felicità umana può essere raggiunta tranquillamente con più morigeratezza e in armonia con il nostro prossimo e con l’ambiente.

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