Abbiamo intervistato Giovanni Formigoni, membro della comunità "Pachamama" e dell’equipe diocesana di Pastorale giovanile, ed altri quattro giovani che nelle giornate del 19, 20 e 21 novembre 2020 hanno partecipato all’evento “The Economy of Francesco”. È inoltre disponibile un sondaggio rivolto a studenti e lavoratori che vogliono mettere insieme le forze che spingono verso un cambiamento strutturale dell'economia.


a-different-kind-of-economy-sito

L’evento “The Economy of Francesco” si è svolto online, nelle giornate del 19, 20 e 21 novembre 2020. Inizialmente avrebbe dovuto realizzarsi ad Assisi, ma vista la pandemia mondiale in corso, i programmi sono stati modificati.

In questa occasione i vari “Villaggi” tematici, composti da giovani ed esperti, non hanno sottoscritto il patto con Papa Francesco, come previsto inizialmente, sulla base della presentazione di 24 proposte concrete, 2 da parte di ogni “Villaggio”: ciò è stato rinviato al 2021, quando, se sarà possibile, si realizzerà l’incontro dal vivo ad Assisi.

L’evento di novembre, tuttavia, non è stato solo un’attesa in vista dell’anno a venire: infatti i “Villaggi” hanno presentato ugualmente una proposta, o meglio, delle linee guida generali che hanno sviluppato in questi mesi di lavoro a distanza.

Giovanni Formigoni è un educatore finanziario e lavora presso la cooperativa “Intrecci”. È stata proprio la cooperativa, e il consorzio “Farsi prossimo”, di cui essa fa parte, a promuovere la sua partecipazione a “The Economy of Francesco”.

Giovanni si è iscritto al “Villaggio” “Finance & Humanity”, vista l’attinenza con la sua professione, tavolo di lavoro che ha come scopo quello di cambiare la finanza in modo da renderla più equa e funzionale all’idea di economia che sta dietro ad EoF.

Abbiamo posto a Giovanni alcune domande circa l’esperienza vissuta; eccole insieme alle sue risposte.

Quale idea di economia è emersa durante l’evento?
«L’obiettivo di EoF è sicuramente quello di contribuire alla realizzazione di un’economia che
ascolti, come dice Laudato si’“il grido della Terra e il grido dei Poveri”… e non a caso era presente all’incontro l’autore di questa frase: il teologo brasiliano Leonardo Boff. Un’economia che abbia a cuore la cura della casa comune (l’ambiente nel quale viviamo) e che produca benessere per le future generazioni.

Nel corso delle tre giornate sono rimasto particolarmente colpito da diversi interventi. Ne cito
qualcuno: innanzitutto quello di Muhammad Yunus, Premio Nobel per la Pace 2006, che ha individuato il problema principale di questo sistema economico nell’ideologia che sostiene come unico orientamento concepibile quello della massimizzazione del profitto individuale (sul breve periodo); al primo posto, invece, dovrebbe esserci la ricerca del bene comune, perché solo delle attività economiche che concorrono a questo possono davvero raggiungere “il massimo profitto individuale” sul lungo periodo: chi può vivere bene in una società diseguale e spaccata o in un ambiente inquinato?

Nella stessa direzione è andato Juan Camilo Cardenas, economista e professore presso l’Universidad de los Andes (Bogotà, Colombia), dicendo come bisognerebbe sostituire l’idea dell’“homo oeconomicus”, un soggetto piatto, tetro, che pensa solo al profitto, con quella dell’homo “en la tierra”, come l’ha chiamato lui: reale, multi-sfaccettato e poliedrico, consapevole che l’economia è composta da molte e diverse dimensioni, tutte da tenere sempre in considerazione ed in relazione, e che considera il proprio interesse come parte di un interesse collettivo. Ernesto Balducci avrebbe detto “Uomo Planetario”.
Per finire cito anche la meravigliosa analisi di Kate Raworth: con la sua economia della ciambella riesce a dimostrare come siamo tutti “in via di sviluppo” finché non riusciremo a coniugare benessere con sostenibilità ecologica intergenerazionale».

Avete discusso anche del ruolo della politica?
«Sì, soprattutto è stato il Papa, nel suo messaggio, ad aver sottolineato la necessità di ristabilire un ordine di priorità: serve una politica che stia al centro delle decisioni e non come spettatore passivo alla fine della catena di azione.
Come spiega Laudato si’, se ora siamo in una situazione dove la tecnica orienta la finanza, che
controlla a sua volta l’economia, che controlla ancora a sua volta la politica, si dovrebbe passare alla situazione diametralmente opposta: alla politica che controlla l’economia, che controlla la finanza, che spinge la tecnica nella giusta direzione».

È stato ed è arricchente discutere e lavorare con giovani di tutto il mondo? Quali le prospettive di Eof?
«Grazie alla partecipazione di giovani provenienti da tutto il mondo EoF permette di avere una visione globale del mondo d’oggi e di prendere decisioni tutti insieme, nessuno escluso: il Comitato Tecnico Scientifico che organizza EoF, su questo tema, ha annunciato di impegnarsi ad aumentare i numeri dei giovani di quei Paesi attualmente poco rappresentati, come per esempio le popolazioni indigene o le realtà estremamente povere.
Certamente lavorare a distanza non è semplice: l’evento ad Assisi doveva essere l’occasione per incontrarsi e lavorare finalmente tutti insieme. Ma nonostante ciò, non c’è rammarico per il non essersi potuti vedere faccia a faccia.
EoF è un impegno per la vita, una sfida generazionale ed i suoi partecipanti lo sanno: le proposte concrete che faremo non si realizzeranno in un anno, i risultati si vedranno nel lungo periodo.
Come anche Papa Francesco ha affermato nel suo messaggio ai giovani partecipanti, questi tre giorni ed il precedente lavoro preparatorio sono stati quindi solo l’inizio di un grande cambiamento e di un altrettanto grande processo, di cui vedremo i frutti nel corso degli anni».

Ti potrebbero interessare anche: