In occasione della veglia in traditione Symboli l'Arcivescovo a nome di tutti gli altri discepoli di Gesù ha scritto e indirizzato una lettera all'amico Tommaso, quello che dice: "Io non credo", esortandolo a guardare, toccare, credere. Ha rivolto un invito anche a tutti noi: quello di firmare la lettera e di inviarla ad un amico/a.


Traditio Symboli 2020 - Arcivescovo (1)

Ho scritto una lettera al mio amico Tommaso, quello che dice: “io non credo

Caro Tommaso, che dici: “io non credo”,
sono contento che sei tornato. Dove sei stato?
Perché te ne sei andato? Forse non riuscivi più a sopportare noi, questo gruppo di discepoli inadeguati al Maestro, per i nostri discorsi così banali e deprimenti o per le nostre rivalità e desideri di primeggiare o per le nostre ottusità?
Forse sei stato sedotto da altre promesse di vita e di felicità? Forse ti sei chiuso in te stesso, hai preferito la tua solitudine popolata di fantasie, di entusiasmi e di spaventi virtuali? Forse hai pensato che la vita sia un affare privato che potevi risolvere da solo?
Perché te ne sei andato?

Sono contento che tu sia tornato.
Perché sei tornato? Torni con le ferite e le umiliazioni di una delusione? Torni con la nostalgia di una amicizia? Torni con il desiderio di ripensare a Gesù, alla vita condivisa con lui? Noi siamo ancora quelli di prima, inadeguati, maldestri, scombinati, pettegoli, litigiosi, insomma discepoli mediocri: ma la gioia nuova che trovi è dovuta solo a questo: “Abbiamo visto il Signore!”

Caro Tommaso, sei tornato, ti sei sentito accolto, prendi parte volentieri a quello che facciamo, ma continui a dire: “Io non credo”.
Perché dici: “non credo”? Ti sembra umiliante affidarti a quello che noi abbiamo visto e udito? Preferisci rassegnarti alla morte di Gesù e alla nostra morte come se la rassegnazione fosse la sapienza più realistica e adatta alla nostra condizione precaria?
Perché dici: “non credo”? Ti sembra più credibile la sapienza del mondo che decide che cosa sia ragionevole e che cosa sia incredibile, la sapienza del mondo che deride la nostra fede e la nostra esperienza? Ti sembra più ragionevole cercare di ragionare il meno possibile, per evitare le domande troppo inquietanti?

Ti scrivo non per convincerti, ti scrivo non per farti una lezione, non per rimproverarti. Ti scrivo perché Gesù viene oggi, a porte chiuse e sta in mezzo e si rivolge a te, Tommaso.
È Gesù colui che dà origine alla fede e la porta a compimento (Eb 12,2).
Perciò, caro Tommaso, che dici: “io non credo”, tieni fisso lo sguardo su Gesù.

Tieni fisso lo sguardo su Gesù e ascolta quello che ti dice: “metti qui il tuo dito e guarda le mie mani”. Tommaso, guarda il dolore, guarda la morte, guarda l’ingiusto straziante soffrire del Giusto. Metti il tuo dito, Tommaso, non essere come lo spettatore distratto che “sa già” che il mondo è sbagliato e non se ne cura e non si fa domande. Metti il tuo dito nelle mani ferite e considera che si può morire, si deve morire, ma la morte è orribile, la morte è ingiusta, la mia morte, la tua morte.

Tieni fisso lo sguardo su Gesù e ascolta quello che ti dice: “tendi la tua mano e mettila nel mio fianco”. Tommaso, guarda l’amore, tocca l’amore. Gesù è venuto per te, Gesù è qui per rivelarti che l’amore è invincibile, che la morte di Gesù per amore ha sconfitto la morte. C’è una sola via che conduce alla vita eterna, la vita di Dio, quella di un amore come quello di Dio. Guarda l’amore, tocca l’amore. E’ l’amore personale, è il desiderio di Gesù che tu sia suo amico e che partecipi della sua gioia. È il dono della speranza, l’unica speranza che merita di essere sperata, quella di una terra promessa per cui vale la pena di arrischiare l’esodo nel deserto, la terra promessa della gioia eterna e perfetta di Dio.

Tieni fisso lo sguardo su Gesù e ascolta quello che di dice: “non essere incredulo, ma credente!”. Non restare imprigionato nei tuoi puntigli e nei tuoi pregiudizi. Tocca la vita e tocca la morte, con cuore semplice, come di bambino. Lasciati amare. Lasciati commuovere dall’amore che si sacrifica per te, per noi, per tutti. Lasciati accogliere da questa comunità di poveri discepoli mediocri: è qui che è presente Gesù, è qui che lo incontri, è qui che ti parla! E noi, insieme, abbiamo la responsabilità di non tacere: “Abbiamo visto il Signore!”.

Caro Tommaso che dici: “io non credo!”, ti ho scritto questa lettera per l’amicizia che mi lega a te, per la simpatia che provo per te, per il desiderio che tu possa unirti a noi per proclamare: “Mio Signore e mio Dio!”.
Siamo anche noi un po’ smarriti, pieni di gioia e anche di spavento, il mondo là fuori è complicato e non ha stima di noi. In questi tempi il mondo è sconvolto da troppa morte e troppo soffrire. In questi tempi il mondo là fuori è confuso da troppe chiacchiere e da troppe ripicche.
Forse, se ti unisci a noi, troveremo più coraggio per andare nel mondo là fuori e seminare le parole necessarie alla speranza e i silenzi necessari alla saggezza.

Caro Tommaso, guarda, tocca, credi!

+ Mario
E gli altri

Ho scritto una lettera al mio amico Tommaso, quello che dice: “io non credo”. Volete firmarla anche voi?

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