Proponiamo una sintesi scritta del dialogo tra il nostro Arcivescovo e alcune coppie di fidanzati sul tema dell'amore orientato al matrimonio cristiano e rendiamo disponibile la registrazione video.


Fidanzati

In questo anno pastorale non è stato possibile organizzare il consueto incontro dell’Arcivescovo con le coppie che si preparano al matrimonio a causa del permanere dell’emergenza sanitaria per Covid-19: per questo motivo il Servizio per la Famiglia ed il Servizio per i Giovani e l’Università in collaborazione con l’Azione Cattolica Ambrosiana hanno pensato ad una modalità diversa dal solito per proporre non solo alle coppie di fidanzati, ma anche a tutti i giovani in cammino nella scoperta della vocazione matrimoniale una riflessione che alcuni di loro hanno condiviso con il nostro Arcivescovo Mario.

Questo dialogo è stato trasmesso in occasione della festa di San Valentino (14 febbraio 2021) ed è tuttora disponile sul canale YouTube Pastorale Giovanile FOM Milano.

Ciascuno delle coppie intervenute, dopo aver raccontato brevemente l’origine della loro storia d’amore, hanno posto una specifica domanda all’Arcivescovo, che ha risposto dando un prezioso contributo alla riflessione sul tema della bellezza del fidanzamento e della vocazione cristiana al matrimonio.

Agata e Federico, fidanzati da circa un anno, si sono rivolti per primi all’Arcivescovo con questa domanda: “Come la Chiesa, la comunità cristiana può accompagnare le giovani coppie di fidanzati?”.

L’Arcivescovo ha risposto che la comunità cristiana sta vicina ai giovani fidanzati innanzitutto celebrando l’Eucaristia e proponendo percorsi ordinari che aiutino la maturazione della loro dimensione affettiva. È altresì importante che le giovani coppie non si isolino dal gruppo giovanile, ma continuino a farne parte attraverso la Messa domenicale, la preghiera con gli amici, un particolare servizio a favore dei più piccoli o qualche altra forma di volontariato: è infatti all’interno della comunità cristiana che matura la capacità di essere se stessi e di volersi bene in modo serio e continuativo, imparando progressivamente l’arte di amare. Una giovane coppia ha anche un compito particolare all’interno della comunità cristiana: quello di ricordare alle coppie sposate già da alcuni da anni che il segreto del mistero dell’amore consiste nella gioia di dare gioia. L’amore deve sempre indurre a chiedersi: “Ma io sono capace di rendere felice questo uomo, questa donna? Io sono la persona adatta per lui o per lei?”. In altre parole invita a non essere più il centro del mondo, ma ad essere capace di decentrarsi per mettersi in un rapporto di comunione e di servizio verso la persona amata.

Simona e Pietro, la cui storia d’amore dura da 8 anni e che stanno partecipando al percorso Nati per amare promosso dall’Azione Cattolica Ambrosiana, hanno invece posto all’Arcivescovo quest’altra domanda: “Come si fa a rendere la preghiera un pezzo integrante della nostra vita di coppia, un punto fermo delle nostre giornate? Come fare a renderla azione concreta che testimoni a noi, ma anche agli altri che in questo tempo del fidanzamento ci siamo io e Pietro, ma c’è anche Cristo?”.

L’Arcivescovo li ha invitati a riflettere sul fatto che la preghiera è un’espressione della fede: ciò che aiuta a pregare e a pregare costantemente è la certezza che noi non possiamo fare niente senza il Signore e che con Lui possiamo invece portare molto frutto. Gesù non rifiuta mai di essere con noi, ma noi possiamo rischiare di vivere senza di Lui o senza pensare a Lui. Del resto nell’Apocalisse (3,20)si legge a proposito di Gesù: “Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me”. La preghiera consiste quindi nell’aprire il proprio cuore perché Gesù possa entrarvi. L’Arcivescovo ha poi aggiunto che ciascuno deve maturare nella sua fede e nel suo modo di pregare (anche in coppia), ma deve essere parte di una Chiesa che prega e che ci aiuta a pregare. Ha inoltre incoraggiato tutti coloro che desiderano vivere da cristiani il percorso dei fidanzamento a trovare quelle forme che permetteranno di continuare a pregare insieme anche da sposati. A questo proposito ha suggerito di trovare un “rito” di coppia: in altre parole una forma di preghiera quotidiana o periodica da condividere o un particolare appuntamento annuale per celebrare, ad esempio, l’anniversario del matrimonio. Pregare insieme secondo la formula di un rito che si è scelto aiuterà anche a recuperare quei giorni in cui non si è riusciti a pregare insieme; darà al tempo la caratteristica di essere dominato dalle scelte che facciamo e non di dominarci. Infine, l’Arcivescovo ha evidenziato che dalla preghiera può venire un bene anche nella carità, nel servizio: la preghiera aiuta ad avere una parola da dire che non sia solo una cordialità umana, ma quasi una specie di annunciazione; a ricevere da Dio una parola da dire agli altri: è infatti importante lasciarsi ispirare da Dio, perché le parole ed i gesti fatti agli altri siano cristiani.

Infine, Giulia e Tommaso, prossimi al matrimonio, hanno chiesto all’Arcivescovo: “Come può la fede mantenere sempre più saldo l’amore coniugale nel quotidiano e renderlo ancora più concreto nei confronti del prossimo?”.

L’Arcivescovo ha risposto che la fede è docilità allo Spirito Santo: vuol dire lasciarsi condurre dalla potenza di Dio, lasciarsi rendere conformi a Gesù perché il vero modo di essere una persona umana è quello di imparare da Gesù: “Imparate da me, che sono mite e umile di cuore” (Mt 11,29). Quindi la cura per il proprio carattere, la consapevolezza dei propri limiti e nello stesso tempo dei necessari correttivi non è soltanto un esercizio di volontà, di psicologia per star bene con se stessi: è docilità allo Spirito. Ha poi rimarcato un altro aspetto: la fede insegna la via della riconciliazione, della misericordia, del perdono. Il perdonarsi è un passaggio necessario: vuol dire ricostruire il percorso di coppia nella sua intensità. La docilità allo Spirito, che è appunto la fede, insegna a perdonare; ma anche a costruire rapporti di qualità con gli altri (i figli, le famiglie di origine, i vicini di casa, i colleghi di lavoro…) in nome del fatto di volersi bene. Ma la docilità allo Spirito è una cosa da domandare, facendo delle domande al Vangelo, perché il Vangelo risponde sempre.

Infine, l’Arcivescovo ha rivolto una parola anche a coloro che desiderano sposarsi e che al momento non hanno ancora trovato la persona giusta con cui costruire una relazione d’amore e con cui condividere la vita.

Per prima cosa ha invitato costoro a non attendere la persona ideale: non si troverà mai la persona ideale; bisogna cercare una persona concreta, con cui decidersi a costruire una storia.

Ha poi aggiunto che l’amore è un atto personale: chi desidera realizzare la sua vita come vita coniugale attraverso il matrimonio deve mettere in gioco la sua persona, facendo una proposta ad un ragazzo, ad una ragazza; pensare, considerare con intelligenza le persone che incontra per prendere l’iniziativa, se questo lui o lei non è già destinatario di un’iniziativa altrui.

Infine, ha concluso dicendo che l’impazienza non fa arrivare prima, piuttosto fa arrivare stanchi: questo vuol dire anche lasciare che il tempo faccia il suo corso. Nessuno può mettere delle scadenze alla relazione con gli altri: quindi bisogna avere pazienza nel trovare la persona con cui condividere la vita.

La serata si è chiusa con un invito particolare alle coppie di fidanzati: quello di condividere dei “fermo immagine” (fotografie) che rappresentino la bellezza di questa vocazione al matrimonio e di inviarle all’indirizzo giovani@diocesi.milano.it oppure di postarli su Instagram (pastoralegiovanilemilano e azionecattolicamilano).

La speranza è che questo dialogo abbia intercettato le domande che tante altre coppie avrebbero voluto porre e che gli ascoltatori si siano riconosciuti nelle risposte date dall’Arcivescovo.

A lui e ai giovani intervenuti il nostro più sentito ringraziamento.

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