Il nostro Arcivescovo sa anche che lo straordinario si “gioca” proprio nell'ordinarietà. Per questo, nell'Anno straordinario Adolescenti ha scelto di incontrare, in rappresentanza di tutti, alcuni gruppi adolescenti, nella ferialità dei loro incontri in oratorio. Dopo la serata a Peschiera Borromeo, il 14 marzo, per dialogare con i ragazzi e le ragazze della Comunità pastorale San Carlo Borromeo, il 28 marzo è stata la volta della seconda serata, a Muggiò, per la Comunità pastorale Madonna del Castagno, lì dove a gennaio era stata inaugurata “Il sogno di Giò, la casa degli adolescenti”. Il terzo incontro si è tenuto con gli adolescenti di Rozzano, l'11 aprile 2022.


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Non dei semplici “followers”, ma dei veri “fellowers”: adolescenti non interessati a seguire superficialmente le mode del momento ma spinti dal desiderio di interrogarsi profondamente, esplorando «la via della gioia che porta a compimento la vocazione».

 

Di oratorio in oratorio la presenza dell’Arcivescovo Mario Delpini incoraggia.

«Gli adolescenti sono felicissimi che l’Arcivescovo abbia voluto incontrarli, nel loro oratorio – non si stancano di ripeterci gli educatori – per vivere come una serata tra amici, a casa loro».

E il dialogo che si è instaurato si fa ogni volta più sentito.

 

Abbiamo voluto rendere quest’anno un anno speciale, anzi, di più, “straordinario”, pensando agli adolescenti come al «bene più prezioso di una comunità».

 

Tante tappe e appuntamenti abbiamo proposto e stiamo proponendo loro, durante questo Anno straordinario Adolescenti – la prossima a Roma per un Pellegrinaggio che li vedrà protagonisti, insieme ai preadolescenti, dell’incontro con Papa Francesco – per vivere con intensità questo tempo, rimettendoli al centro dell’impegno di una comunità educante che, proprio a partire dal loro entusiasmo e dalla loro freschezza, si rimotiva continuamente. «Ci insegnate come stare insieme, con il desiderio di crescere, aperti alle proposte e presenti nel servizio al prossimo e ai più piccoli, nella carità».

 

Questi due anni sono stati difficili per tutti ma hanno minato in particolar modo le loro certezze, in un’età già di per sé fragile e ricca di domande, a volte in balia di autentici smarrimenti, ma allo stesso tempo capaci anche di slanci, sogni e generoso coraggio.

 

Come proseguire il cammino, con il passo fiducioso di chi ricerca e si propone, per il tempo dell’adolescenza, “compagno di viaggio”?

 

L’Arcivescovo Mario Delpini, proprio pensando agli ado, aveva immaginato, per l’apertura dell’Anno straordinario Adolescenti del 30 settembre, di scrivere e rivolgersi loro, personalmente, con una Lettera, che aveva intitolato così “Fellowers. Compagni di viaggio”: una lettera che va al cuore di tante questioni, ponendole in relazione con il mistero di Dio, e che è stata oggetto di moltissime riflessioni, nei diversi incontri di catechesi che accompagnano gli adolescenti.

 

Il nostro Arcivescovo sa anche che lo straordinario si “gioca” proprio nell’ordinarietà. Per questo ha scelto di incontrare, in rappresentanza di tutti, alcuni gruppi adolescenti, nella ferialità dei loro incontri in oratorio.

 

Dopo la serata a Peschiera Borromeo, il 14 marzo, per dialogare con i ragazzi e le ragazze della Comunità pastorale San Carlo Borromeo, lunedì 28 marzo è stata la volta della seconda serata, a Muggiò, per la Comunità pastorale Madonna del Castagno, lì dove a gennaio era stata inaugurata “Il sogno di Giò, la casa degli adolescenti”, un luogo fisico ma soprattutto educativo per esprimere l’attenzione e la cura nei loro confronti ispirato alla pedagogia e alla spiritualità di San Giovanni Bosco.

 

I canti e gli applausi hanno accolto, in entrambe le serate, il suo arrivo per una cena insieme in oratorio che diventasse poi occasione di dialogo sulle domande preparate in un serio approfondimento della Lettera “Fellowers” e che hanno poi potuto porre direttamente all’Arcivescovo, che si è messo in ascolto di quanto i ragazzi hanno voluto condividere.

 

«L’amicizia è un’esperienza determinante», soprattutto a certe età: non solo perché «la solitudine è insopportabile» ma perché, nel confronto con gli altri e in particolare con i propri coetanei, costruiamo anche la nostra stessa identità.

«Io credo che l’adolescenza, la vostra età, è un’età ardente, incandescente e anche un po’ liquida, che “si adatta allo stampo in cui viene versato”: a seconda del luogo in cui si è c’è il rischio di prendere una forma tutta diversa – così risponde l’Arcivescovo alla domanda di un adolescente -. Quando uno è alla compagnia dell’oratorio, naturalmente parla bene, si comporta bene, prega insieme agli altri, aiuta, fa l’animatore e quando per caso si trova con gli amici di scuola o della montagna o di altre compagnie magari prende un’altra forma… Quando parliamo di amicizia noi parliamo di un rapporto che aiuta ad essere migliori. Come una candela accesa che può accendere altre candele, si può concepire la propria presenza come un “inviato”, una missione da compiere: mi dà gioia dare gioia agli altri… nella fierezza di essere originale, non come un liquido che si adatta all’ambiente che frequenta ma come un fuoco che tiene acceso un fuoco».

 

«Le chiediamo di aiutarci – hanno chiesto ancora gli adolescenti -. Come riconoscere se la vocazione proviene da un disegno personale, da alcune esperienze vissute o da una chiamata dall’alto?»

«Sulla vocazione credo che ci sia un po’ di confusione: forse si immagina che Dio abbia un libretto con scritto cosa uno debba fare. Bisogna vivere, qualunque cosa si faccia, l’unico comandamento che Gesù ci ha dato: amatevi come io vi ho amato. La vocazione è la grazia con cui il Signore mi permette di fare le scelte che faccio per amore, una risposta della chiamata ad amare. Gesù ci parla… noi dobbiamo avere un dialogo personale e di amicizia con lui, nella preghiera, per capire: “Come si fa ad amare in questo momento della mia vita?».

 

Non manca, prima della preghiera per chiedere a Maria di guidarci sui sentieri della pace, nel cuore in particolare la tragedia della guerra in Ucraina, la domanda su «che cosa fa Dio e che cosa possiamo fare noi, nel difficile disorientamento storico che stiamo vivendo…?»

 

«Il Signore si serve di noi per entrare nella storia. Cosa possiamo fare noi? Possiamo solo obbedire al Signore Gesù: amatevi come io vi ho amato.

Ho ricevuto da qualcuno questa “teoria del metro quadro”– offre come regalo e come prospettiva agli ado riuniti nell’Auditorium dell’Oratorio San Luigi di Muggiò (ascolta qui l’intervento completo) A te è assegnato un metro quadro: tu cerca di seminare bene nel metro quadro che ti è stato assegnato, cerca di far sì che il metro quadro porti tutti i frutti che può portare. Solo quello lì, non farti sensi di colpa spropositati… ma quel pezzetto di vita, quel frammento di storia, quell’angolino di mondo che ti è affidato fai in modo che sia coltivato bene!».

 

Il prossimo e ultimo incontro con l’Arcivescovo sarà a Rozzano, lunedì 11 aprile: partecipa all’emozione dei ragazzi per la visita dell’Arcivescovo con il racconto attraverso le nostre Storie in evidenza su Instagram @fondazioneoratorimilanesi.

 

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