In queste settimane, ci siamo resi conto sempre di più di quanto sia fondamentale la presenza di giovani e di adulti in oratorio, in tutti i momenti dell'apertura degli ambienti e di svolgimento delle attività, anche informali. Accanto a loro si possono responsabilizzare gli adolescenti più grandi 16/17enni che si mettano al servizio in modo creativo e inedito oltre agli animatori da formare in piccoli gruppi per l'"animazione a distanza". Quando? Anche durante questo anno oratoriano, per le attività che potremo programmare in queste settimane e quando sarà ancora possibile la libera frequentazione "assistita" e in sicurezza, sempre... A OCCHI APERTI!


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Impariamo dal Gesù risorto lo stile dell’accompagnare, così come ha fatto con i discepoli di Emmaus. I ragazzi escono da mesi in cui i loro riferimenti diretti erano solo i loro genitori. Le altre figure educative sono state incontrate solo telematicamente, ma non una grossa frammentazione nei contatti. Man mano la cerchia delle relazioni si è allargata. Grazie all’esperienza dei piccoli gruppi nell’estate ragazzi una certa relazione educativa fra ragazzi ed animatori ed educatori della comunità è stata garantita, ma non per la totalità dei ragazzi. Ora c’è la scuola. Anche il catechismo e i percorsi di fede sono ripartiti, ma sempre con la “supervisione” di maggiorenni e con la possibile presenza degli animatori più grandi. Ci basta però l’assistenza che si limiti a garantire la sicurezza? È ora di riproporsi nello stile dell’accompagnamento educativo proprio dell’oratorio, facendosi carico anche e soprattutto di chi è rimasto indietro o di chi ha sofferto di più la solitudine e il divario sociale ed educativo.

I protocolli e le indicazioni per la presenza di un maggiorenne nell’ambito di un piccolo gruppo, del consiglio di considerare un rapporto numerico fra figura adulta e ragazzi, anche in riferimento a fasce d’età come i preadolescenti e gli adolescenti, ci interroga e ci sprona a coinvolgere l’intera comunità in modo nuovo. Chiedendo il coinvolgimento diretto di nuovi volontari, fra le figure adulte e chiedendo ai giovani un grande sforzo nel ritornare a servire la propria comunità, così come avevano fatto magari da animatori nel tempo dell’adolescenza.
Non si tratta di trovare dei “guardiani” o degli “assistenti” passivi, ma di formare figure di giovani e di adulti che scelgano l’oratorio come ambito di servizio e che possano “giocarsi” con i ragazzi, per accompagnarli, non solo dal punto di vista della sicurezza e della logistica, ma soprattutto in un rapporto educativo semplice, diretto e informale, fatto di condivisione del tempo e dello spazio, durante semplici attività informali e formalizzate che quando si potrà torneremo a riproporre, come il gioco libero o organizzato, i laboratori, le attività espressive come il teatro e la musica, ecc. I giovani e gli adulti non lontani dai ragazzi, ma posti accanto – seppur distanziati fisicamente – perché l’oratorio possa essere aperto… e risultare A OCCHI APERTI!

 

Le restrizioni ci stanno insegnando così un nuovo modo di fare oratorio?

Chiediamoci se – al di là dei protocolli anti-Covid – l’“assistenza” dei ragazzi da parte di giovani e adulti nel gioco e nelle attività sia il valore qualificante del “fare oratorio”.

Siamo chiamati ad interrogarci circa la presenza dei giovani (dai 18 anni in su) e delle figure adulte in oratorio, di interrogarci sul loro ruolo proprio in vista di una nuova normalità, nella riscrittura di un progetto educativo che tenga conto di quanto abbiamo vissuto oggi.


Il Consiglio dell’Oratorio è chiamato a fare presto
 per individuare nuove forme di coinvolgimento da parte dei “volontari dell’oratorio”. Occorre poi coinvolgere tutta la comunità, perché sia consapevole delle necessità che ha l’oratorio, non solo per aprire e funzionare, ma per mantenere viva la propria finalità.


Nello stesso tempo, quel gruppo di lavoro che si era messo “in cammino insieme” per l’elaborazione del progetto educativo dell’oratorio – nel percorso ORATORIO 2020 – può ripartire a reimpostare la stesura del progetto tenendo conto delle necessità che stiamo riscontrando e delle risposte che stiamo elaborando. L’assistenza educativa di figure di giovani e adulti è un valore e una riscoperta che va inserita nell’ambito dei progetti che stiamo elaborando, tenendo conto delle risorse che si possono investire.

 

 

Gli “animatori esperti”

L’altra fascia d’età che abbiamo imparato a valorizzare nel tempo estivo e che siamo chiamati a considerare in questo tempo di apertura per la libera frequentazione è quella che va a riempire le fila degli “animatori esperti”. Visti in passato forse in una fase discendente del loro impegno, i 16/17enni sono stati considerati come una “manna” nell’ambito dell’animazione in oratorio, nel tempo della ripresa, nonostante il Covid-19. Su di loro si può contare anche durante l’anno e in tempi in cui l’animazione va studiata a distanza, senza contatto e in modo creativo e inedito! Aiutandoli a gestire bene il loro tempo e i loro impegni di sport e di studio durante l’anno – accompagnandoli con un percorso adolescenti ad hoc – si può chiedere loro di investire il proprio tempo libero nell’oratorio anche nei giorni feriali, nei rapporti belli che possono vivere mentre si fanno animatori dei più piccoli e in come mettere in gioco le loro abilità che hanno acquisito dall’esperienza di alcuni anni di oratorio, sia invernale che estivo.   

Nell’accompagnamento educativo, nel farsi carico, nell’ascolto di ciascuno e in una proposta personale da indirizzare ad ognuno con coraggio c’è il germe dell’incontro con il Risorto, della possibilità di riconoscerlo, dentro una comunità viva che torna a convocare e ad entusiasmare, dimostrando di stare A OCCHI APERTI di fronte ad ogni accadimento.

 

 

 

#loratoriononsiferma e riparte dall’ascolto

Sono mesi in cui l’oratorio sta trovando tutti i modi per non fermarsi. In tutti i modi possibili abbiamo cercato di incontrare i ragazzi, attraverso il contatto che abbiamo creato con i loro genitori o, direttamente, attraverso i social. L’obiettivo consiste nel non smettere di cercare i ragazzi, ma nelle nuove condizioni che ci attendono, possiamo continuare ad ascoltarli di persona. Ci impegniamo a non perdere quel contatto schietto e basato sulla stima e sulla fiducia che abbiamo costruito con i genitori, anche attraverso semplici messaggi.

Continuiamo a lavorare per un rapporto stabile con i genitori che parta innanzitutto dalla comprensione delle loro esigenze, difficoltà, problemi ma anche dall’ascolto delle loro potenzialità e dei racconti di bene che vengono dalla loro esperienza di vita.

Potranno essere anche i genitori stessi a raccontarci dei loro figli, di come essi siano, delle loro qualità e dei loro talenti. Quella con i genitori è l’alleanza più promettente per l’oratorio, soprattutto in questo tempo.

In parallelo ci concentreremo pure sull’ascolto diretto dei ragazzi, di preado e ado. L’ascolto è la dimensione fondamentale da vivere, soprattutto in queste prime fasi della riapertura degli oratori. In questo momento in cui possiamo tornare a rincontrarci, è necessario riscoprire la dimensione dell’ascolto e ripartire dall’ascolto dei ragazzi e di quanto stanno vivendo. Possiamo guardarci negli occhi e mettere in moto la libertà reciproca di poterci ascoltare:
«L’ascolto è un incontro di libertà, che richiede umiltà, pazienza, disponibilità a comprendere, impegno a elaborare in modo nuovo le risposte…» (cfr. Documento finale del Sinodo dei Giovani n. 6).

 

Nella convocazione, nell’accoglienza e nell’accompagnamento, una comunità che ha incontrato il Risorto segue e guida i nuovi discepoli che fanno esperienza dell’incontro con Gesù e con loro condivide la gioia e la testimonianza. Insieme, discepoli vecchi e nuovi, percorrono la strada della Missione.

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