Questo brano del Vangelo secondo Matteo (9,35-10,5a) è stata scelto come icona biblica per il cammino dei gruppi giovanili diocesani: proponiamo un commento utile per approfondire il tema che lungo l'anno pastorale farà da filo conduttore al percorso ed alle proposte rivolte ai giovani.


Icona biblica - Cammino dei giovani 2019-2020

Questo brano del Vangelo secondo Matteo fa da guida al nostro cammino dal titolo: Generare scintille.

Gli appuntamenti e i momenti dell’anno vogliono essere una risposta a quella chiamata che nel Vangelo secondo Matteo ci raggiunge.

Una breve descrizione di questo brano, che abbiamo preso da un contributo di padre Silvano Fausti e padre Filippo Clerici, è quindi una opportunità per prendere più profonda coscienza del cammino che siamo chiamati a compiere.

USCIRE È LA VOCAZIONE
Questo brano, più che la conclusione di questo capitolo, è già un’introduzione al tema seguente, di cui infatti abbiamo voluto riportare i primi versetti.

Dopo questa prima parte del Vangelo, che racconta Gesù chi è, cosa dice e cosa fa, ora comincia la seconda parte che riguarda il discepolo, l’apostolo: chi è l’apostolo, cosa dice e cosa fa? Esattamente quel che ha detto e ha fatto Gesù. Cioè l’apostolo è il primo che sa di essere figlio perché ha sperimentato che Gesù è suo fratello.

Questo brano fa da sutura, da congiunzione tra l’attività di Gesù e la nostra attività, cioè ci fa vedere in modo molto sintetico, in poche espressioni, qual è lo stile, lo spirito di Gesù il Figlio, in modo che comprendiamo quale sarà il nostro spirito, il nostro stile nella missione.

La missione non è affare dei missionari.

Chiesa missionaria, Chiesa apostolica sono lo stesso termine, uno in latino, l’altro in greco; cioè la Chiesa è apostolica, è missionaria, è inviata perché la Chiesa è fatta da figli e chi è figlio è inviato al fratello.

Quindi, essenzialmente, ognuno di noi è missionario, è mandato all’altro.

La mia vocazione, la mia identità sono quelle di essere figlio, nel modo singolare in cui sono io, con il mio nome. È estremamente importante che ciascuno di noi capisca la sua vocazione, il suo nome. Non devo fare cose strane. Posso partire anche dall’ordinario. Faccio il pittore, faccio il musicista: è il mio modo di essere figlio di Dio; faccio l’operaio: ed è il mio modo di essere figlio di Dio. Sono cose diverse eppure sono uguali, è il mio modo. Come posso fare l’operaio, il pittore o il musicista in relazione positiva con i fratelli? È questa la missione di ciascuno. Per cui la storia del mondo è tutta storia di missione fino a quando Dio sarà tutto in tutti, proprio attraverso la nostra vita concreta che realizza la vocazione.

PARTIRE, CAMMINARE E ANNUNCIARE
Al v. 35 si descrive la vocazione e la missione di Gesù. Proviamo a leggere sotto questa vocazione e missione di Gesù la vocazione e missione di ciascuno di noi.

La prima cosa che Gesù fa è andare in giro. Non che facesse turismo. Allora perché va in giro? Perché l’uomo è mandato verso l’altro, l’uomo è viator, uno che cammina, cammina verso l’altro e con gli altri verso l’Altro.

L’uomo è uno che cammina in tutti i sensi. Cammina verso il mondo futuro e lavora in questa direzione, quindi l’uomo è essenzialmente uno che cammina, è itinerante. E questo è contro l’immobilità, il fissismo, la chiusura in se stesso, il ripiegare indietro.

Questo Gesù cammina e cammina per incontrare gli altri perché è nella relazione con l’altro che realizzo me stesso, perché io sono figlio, ed è nella relazione con il fratello, che divento figlio. Se non vado verso il fratello non sono figlio, e Gesù cammina perché è il Figlio e va verso tutti i fratelli.

In questo camminare, quali sono le attività di Gesù? Andava attorno per tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del Regno e curando ogni malattia e infermità (Mt 9,35). Una delle due attività di Gesù è quella che dice la Parola, la Parola del Regno.

Gesù insegna attraverso tutte le città e villaggi, cioè non c’è nessun posto, nessuna situazione, nessuna persona che siano trascurate o trascurabili. Il fatto che insegni nelle sinagoghe, cioè nei luoghi dove si ritrovano le persone, gli dà la possibilità di essere scorto, di essere ascoltato. Gesù in queste situazioni predica il Vangelo del Regno.

Questo Vangelo del Regno, che è la nostra realtà di figli, ha il potere di liberarci da ogni male e ogni infermità. Il grosso male dell’uomo è di non sapersi figlio né fratello, per questo non sa vivere, non sa morire e non sa comunicare né con sé né con gli altri.

Al v. 36 si descrive la sorgente della missione.

Perché Gesù va verso l’altro, verso il fratello? Perché vedendolo sente compassione. La compassione, la simpatia sono il sentire il bisogno, il male dell’altro. In greco c’è l’espressione: viscere materne di Dio. Ciò che ti porta verso l’altro è l’amore, non per fare proselitismo, non per essere più forti, più numerosi, più potenti, non per imporre la nostra legge. È un’altra cosa: il fratello ce l’ho dentro, perché conosco l’amore del Padre per lui e provo lo stesso amore, e ciò di cui lui ha bisogno e io ho bisogno è vivere da fratelli.

Allora anch’io ho lo stesso amore per lui. Quindi è il partecipare a questa compassione di Dio, a questa maternità di Dio, il principio della mia missione, della mia vocazione, della mia relazione con l’altro.

Commento al Vangelo di Matteo di padre Silvano Fausti e padre Filippo Clerici – Gesuiti Villapizzone (1995-1997): cliccare qui.

Ti potrebbero interessare anche: