di don Samuele Marelli


Quella degli oratori ambrosiani è davvero un’avventura bellissima. Dentro questa storia, così ricca e significativa, si situa da ormai un secolo la FOM come prezioso strumento volto al servizio, al supporto e al coordinamento degli oratori dei nostri oratori. Sono passati cento anni da quando l’allora arcivescovo, il beato cardinale Andrea Carlo Ferrari, consegnava alla Diocesi il primo statuto della FOM. In questi cento anni parecchie cose sono cambiate, molte generazioni sono passate e diverse prospettive sono mutate. Ma c’è qualcosa che è rimasto stabile e immutato: il desiderio, da parte della Diocesi, di favorire e sostenere tanto la cultura dell’oratorio quanto le singole esperienze di oratorio. Con questa consapevolezza iniziamo l’anno del centenario, con un triplice desiderio di ricordare, celebrare e sognare.

Vivere un anniversario così importante vuol dire anzitutto disporsi a un ricordo capace di non smarrire la memoria di una grande storia di bene. Essa si è sviluppata attraverso la dedizione semplice e quotidiana di molti ma anche grazie a grandi testimonianze di santità. Chi non ricorda il proprio passato non ha futuro. La memoria costituisce da sempre un atto di profonda umanità e di notevole saggezza. Ricordare significa avere l’umiltà di riconoscere che la storia non inizia con noi e che ciò che siamo dipende in buona parte da chi ci ha preceduto. In questo momento epocale non possiamo permetterci l’errore si smarrire la coscienza di quanto è stato fatto prima di noi, in tempi diversi ma non meno carichi di problematicità.

Oltre a ricordare, vorremmo anche celebrare. Si badi bene, non con un atteggiamento volto al trionfalismo o alla presunzione ma con un sincero spirito di gratitudine a Dio. In fondo, celebrare significa proprio riconoscere l’azione di Dio nella storia e rendere grazie insieme per questo. Ci muove il desiderio di offrire diverse modalità, occasioni e linguaggi per rendere da tutti concretamente fruibile la celebrazione di questo anniversario, con l’auspicio di suscitare, insieme alla gratitudine a Dio anche una rinnovata responsabilità per i doni ricevuti in questo cammino.

Infine, vorremmo sognare. Non al modo di chi lo fa per isolarsi dalla realtà, che considera troppo ostile, ma con uno sguardo contemplativo e penetrante, capace di guardare in profondità la realtà così com’è ma anche in grado di sostenere l’audacia dell’ideale. Davanti alle diverse sfide che ci interpellano fortemente, vorremmo ripartire con nuovo vigore, con più desiderio di pensare, convinzione nell’agire e pazienza nel condividere.

Il centenario della FOM non rappresenta dunque semplicemente l’anniversario di un’organizzazione, ma l’occasione propizia per rimetterci insieme, sostenuti dalla memoria e dalla gratitudine, per sognare l’oratorio di domani.

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