Quinta sezione dell’anno III «Amare» all’interno dell’itinerario diocesano adolescenti «È bello con Te».


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I cristiani sono chiamati a unirsi nell’offrire al mondo una testimonianza credibile della responsabilità per la salvaguardia del Creato e a collaborare in ogni modo possibile per assicurare che la nostra Terra possa conservare intatto ciò che Dio le ha donato: grandezza, bellezza, e generosità.
Benedetto XVI[1]

 

Il titolo di questa declinazione del verbo amare richiede un piccolo chiarimento o, quanto meno, la definizione di un contesto. Il rischio è quello di restare su un vago voler bene al mondo – a tutti e quindi probabilmente a nessuno – senza mai scendere nel concreto mentre sappiamo che, soprattutto con gli adolescenti, la concretezza – non come fine ma come base di partenza – è di fondamentale importanza. 

Cosa intendiamo per “amare il mondo”? In questo pezzo di percorso non lo intendiamo come sinonimo di spirito missionario ma nell’accezione data dalla citazione di Benedetto XVI riportata qui in cima. Non si tratta nemmeno di una sovrapposizione alla declinazione “amare gli altri” che trovate in questo stesso volume ma, semmai, di un suo completamento.

Sgombriamo subito il campo da un ulteriore equivoco. Amare il mondo, rispettare il creato, non ha per noi un interesse accademico.. amiamo il mondo perché il mondo è la casa degli uomini.

Amare e rispettare il creato per noi, vuol dire amare e rispettare le altre persone che condividono con noi questa risorsa unica che ci è donata da Dio. Amare il mondo allora è una forma di attenzione al nostro prossimo inteso non tanto nel senso di vicino di casa che vediamo tutti i giorni, ma nel senso evangelico (Lc 10, 25-37).



[1]              messaggio inviato da Benedetto XVI il 21.10.2009 per l’apertura a New Orleans, in Louisiana, del Simposio di “Religione Scienza e Ambiente” dal titolo "Ristabilire l’equilibrio: il grande fiume Mississippi".

 

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