«Jump!» è manifestare che la fede è qualcosa di gioioso, di entusiasmante e, nello stesso tempo, di decisivo per la vita di ciascuno. L’affidamento è il motore che crea il balzo, e la fiducia è la molla che ci spinge a fare il volo.


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Una scelta un po’ azzardata forse, ma per quest’anno 2012-2013, l’Anno della fede, gli oratori ambrosiani dicono «JUMP!».

«Salta!», diremo ai ragazzi, fai «jump!», cioè «balza in piedi, come ha fatto Bartimeo e corri da Gesù. Lui ti salverà… la tua fede ti salverà».

«Jump!» è manifestare che la fede è qualcosa di gioioso, di entusiasmante e, nello stesso tempo, di decisivo per la vita di ciascuno. «La fede in Gesù Cristo, morto e risorto per noi, vivente in mezzo a noi, deve animare tutto il tessuto della vita», ci ha detto Papa Benedetto XVI, iniziando la sua visita a Milano in piazza del Duomo, il primo giugno scorso, per consentire «un autentico “ben essere”». E allora «JUMP!» è il nostro allenamento per la felicità! Consiste nel fare quello che ci dice il sottotitolo, cioè «il salto della fede». Se pensiamo che gli altri possano scegliere per noi mentre stiamo crescendo, o peggio che non ci sia nessuna scelta da fare, o ancora che non ci sia nessuna conseguenza per le nostre scelte, allora non siamo ragazzi «Jump!». C’è chi ha scelto per noi quando eravamo piccoli, ma ora, crescendo, il salto occorre farlo e non bisogna attendere la maturità! Certo, ogni salto parte da una base, da un punto di appoggio, che non può che essere stabile perché lo slancio avvenga alla perfezione. Pensare di saltare senza la scelta di fede dei genitori, della comunità, di chi ci accompagna come educatore, significa non trovare la stabilità per la giusta partenza. Quella fede nasce dall’incontro con il Signore Gesù, dall’adesione al Vangelo, da una vita plasmata secondo la volontà del Padre e dall’essere sorretti dalla sua Grazia e dalla sua misericordia, quella che viene dai sacramenti, dall’Eucaristia, dalla riconciliazione e dal dono dello Spirito Santo che tutti noi credenti abbiamo ricevuto nel Battesimo.

Il salto della fede è dunque fondato su ottime basi. Il «volo» che ne deriva non è un «salto nel buio»: ci vuole coraggio per darsi lo stacco, ma possiamo avere la certezza che dietro alla parola «Coraggio!», quella pronunciata da chi ti vuole bene e ti vuole condurre da Gesù invitandoti alla ricorsa, c’è la parola «Alzati, ti chiama!» (cfr. Icona biblica) che indica il dono costante della vicinanza di Dio, che vuole stare con noi e alimentare la nostra fede. Per questo diciamo «JUMP!» per dire «fidati!» e soprattutto «affidati!». L’affidamento è il motore che crea il balzo, e la fiducia è la molla che ci spinge a fare il volo, proprio perché siamo certi di non cadere e farci male. Il salto può prevedere degli ostacoli, ma il gesto vale molto di più e occorre non bloccarsi davanti a nulla, quando si sceglie di «stare con Gesù».

«Jump!» dice che non si può rimanere ancorati al punto di partenza, che la fede è qualcosa che ci proietta in una nuova dimensione del vivere, perché è ricca di opere buone, è sorretta dall’amore e fa vedere tutto con occhi nuovi e con i colori della speranza. «Jump!» è dunque un salto verso l’Altro e verso gli altri, perché nessuno rimanga fermo, deluso, annoiato o, peggio, sofferente, davanti allo splendore che dall’Alto è ricevuto come un dono. La fede non è dubbio, non è paura, non è sconforto. È luce, gioia, pace e vita! Il salto della fede è uno slancio verso la vita autentica, quella «perfetta» che Gesù ci dona: non è fatta di «perfezioni» ma, alla fine, risulta essere «compiuta», così come Dio l’ha voluta da sempre, in comunione con Lui.

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