Dall’Icona evangelica deriva la proposta «Jump! – Il salto della fede». Il gesto di Bartimeo mostra la decisione, la convinzione e l’entusiasmo necessari per balzare in piedi, mostrare dignità e coraggio, e correre da Gesù.


1.62580

E giunsero a Gerico. Mentre partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.

In questo brano c’è molto di quanto vogliamo comunicare ai ragazzi durante l’Anno oratoriano 2012-2013 che coincide con l’Anno della fede. Dall’Icona evangelica deriva la proposta «Jump! – Il salto della fede». Il gesto di Bartimeo, figlio di Timeo, l’unico cieco del Vangelo di cui si conosce il nome, mostra la decisione, la convinzione e l’entusiasmo necessari per balzare in piedi, mostrare dignità e coraggio, e correre da Gesù per esprimere il proprio desiderio di essere guariti, di poter vedere di nuovo, di ottenere non solo la salute ma la salvezza!
Questo atteggiamento si può proporre ai ragazzi perché non restino passivi dinnanzi alla proposta di fede, alla vita della comunità, alla scelta di accogliere il comandamento dell’amore… I ragazzi possono scegliere di balzare in piedi e di distinguersi per accogliere Gesù che cammina accanto a loro. La fede non ci lascia dunque seduti ai bordi della strada, nella nostra povertà mai appagata, legati ad un «mantello» che rischia solo di legarci alla terra, ma ci spinge a metterci in ascolto, ad aguzzare la nostra intelligenza per poter cogliere il «passaggio» di Gesù in mezzo alla folla, insieme ai suoi discepoli. Gesù passa «dentro» la comunità e le sue parole sono sempre in movimento, per essere ascoltate da tutti.
Il dono dell’intelletto è, fra i doni dello Spirito Santo, quello da richiedere e alimentare con maggiore costanza perché si possano «comprendere in profondità la Parola di Dio e la verità della fede» (Benedetto XVI ai Cresimandi, Stadio Meazza, 2 giugno 2012). In oratorio ci mettiamo al servizio dell’intelligenza dei ragazzi, li aiutiamo a crescere esercitando la conoscenza, la ragione e la capacità di discernimento, sin da giovani. La loro umanità ci interessa e diventa oggetto della nostra cura educativa.

Possiamo dire che la fede è dono proprio perché l’iniziativa della sua «vicinanza» viene da Dio che ci ha amati per primo e ci ha inviato Gesù. D’altra parte i presupposti dell’incontro con Gesù dipendono da noi, dalla nostra libertà e dalla nostra volontà. Il nostro grido, come quello di Bartimeo, permette a Gesù di fermarsi! Quale rispetto ha Gesù della nostra libertà! Per questo è la fede che salva, perché prevede la libera scelta.
Per i ragazzi a volte scegliere è difficile: tutto sembra già «preimpostato» per loro. Occorre testimoniare allora la possibilità di essere protagonisti della propria vita e delle proprie scelte. Non c’è nulla di ovvio o di scontato e niente che possa dipendere solo dalle scelte degli altri.
«Che cosa vuoi che io faccia per te?», chiede Gesù. Vuole che gli venga espresso il desiderio. Una costante educazione alla preghiera, un accompagnamento rispettoso ma metodico possono essere d’aiuto ai ragazzi perché possano imparare a parlare a voce alta con il Signore e ad esercitare una «confidenza», nella preghiera a Dio, che possa accompagnarli per tutta la vita. Chi resta muto dinnanzi al Signore difficilmente continuerà a credere o sceglierà di farlo. Chiamare per nome Gesù, riconoscerlo come il Maestro, «colui che dà origine alla fede e la porta a compimento» (Ebrei 12, 2), è invece la strada per riconoscere la propria origine e fare il salto della fede che determina ogni scelta e apre ad una piena umanità.
È quello che chiede Bartimeo: «che io veda di nuovo!», quasi un’immagine del rinnovo delle «promesse battesimali», quelle in cui si sceglie di credere ciò che già si conosce e si comprende, tutto quello che si è ricevuto sin dal principio, si rinuncia al male che immobilizza e si accoglie un bene prezioso; la scelta di essere credente diventa visione anticipata della vita che dura per sempre.

Ti potrebbero interessare anche: