Ecco il tema del prossimo Oratorio estivo che coinvolgerà anche quest'anno centinaia di migliaia di ragazzi con i loro animatori ed educatori.


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Ancora una volta il Signore Gesù è al centro dell’Oratorio estivo, determinando il cuore di una proposta che invita i ragazzi ad appropriarsi dei loro spazi e del loro tempo, per abitarli come forse non hanno mai fatto!

«E venne ad abitare in mezzo a noi» è la frase evangelica che darà il tenore a tutta un’estate in oratorio, in continuità con il percorso dell’Oratorio estivo degli ultimi due anni, in cui il confronto diretto fra la Parola di Dio e l’esperienza umana ha messo al centro prima le parole umane (PassParTu), poi il corpo (Every-body) e tutte le sue connessioni e ora l’abitare come immagine di una trasformazione che è possibile dentro e fuori di noi.

 

Lo slogan «Piano terra»

C’è un piano che è quello di Dio, in cui la terra non è vuota ma abitata dall’uomo, cioè da chi sa riconoscerne il valore, da chi sa dare senso alle cose e nomi a situazioni e incontri. Dio ha voluto nel mondo l’umanità perché lo abitasse e quindi lo trasformasse, potendo dire «sono a casa»!

È così che, negli occhi e nel cuore degli uomini, Dio può rispecchiarsi e trovare una risposta creativa e libera al suo amore. Questo «Piano terra» diventa la missione dei ragazzi del prossimo Oratorio estivo a cui si chiederà di scoprire il valore delle loro azioni, delle loro scelte, dei loro gusti e dei loro comportamenti e quanto essi siano decisivi per determinare il loro presente e il loro futuro e per dare forma ai loro spazi e alle loro relazioni. «Piano terra – e venne ad abitare in  mezzo a noi» è dunque lo slogan dell’Oratorio estivo 2014.

 

Abitare con stile

Lasciare un segno stabile, insostituibile e del tutto personale in uno spazio che è il proprio spazio è ciò che significa abitare: noi lo proporremo ai ragazzi come stile di vita perché nessuno «si lasci vivere», ma ciascuno sia protagonista della sua vita, per crescere secondo la forma propria del Vangelo. Ha fatto così Gesù: è entrato in punta di piedi nel mondo ma poi, con la sua impronta e il suo passaggio, lo ha trasformato, e ora questo mondo non è più lo stesso! Anche i luoghi in cui abitiamo, a partire dalle nostre case, possono diventare più belli e più buoni se ciascuno fa la sua parte e usa la sua intelligenza, la sua energia e la sua creatività, secondo un piano che è quello di Dio.

 

L’immagine della casa

La casa sarà l’immagine di un cammino che durerà tutta l’estate. Entreremo in una casa – che faremo sempre più nostra – e ogni settimana ci impegneremo a vivere uno dei suoi ambienti o tutti gli ambienti insieme. Quest’anno i verbi quotidiani dell’abitare (proposti in riferimento a cinque ambienti di una casa) ci chiederanno ogni giorno di prendere coscienza di come siano da abitare i nostri spazi e i nostri tempi – e in essi le nostre relazioni – in riferimento al Vangelo e al modo in cui Gesù ha abitato in mezzo a noi. È lui l’uomo nuovo che ha ristabilito il piano di Dio sulla terrà, lasciando segni indelebili del suo amore per l’umanità. 

 

I passaggi di «Piano terra»

Ci sono una serie di passaggi che ci chiederà di compiere il tema del prossimo Oratorio estivo.

Il primo è il passaggio dall’«avere una casa» all’«abitare una casa»: cioè dal vivere dentro uno spazio in modo anonimo, senza incidere sulle situazioni e sulle relazioni, rimanendo in una forma di passività di chi si «lascia vivere», al prendere in mano la propria vita, nel senso del trasformarla secondo le proprie inclinazioni, in relazione stretta e familiare con gli altri, dando il proprio insostituibile contributo anzi apportando quel senso di novità che solo chi vive con gioia e creatività può donare.

E poi c’è un secondo passaggio, anch’esso importante: il confronto con l’abitare una casa ci spingerà a uscire fuori e a scoprire il modo evangelico per abitare ogni spazio della vita, dal proprio ambiente alle terre lontane, fino ad abbracciare tutti gli uomini che abitano il pianeta Terra. Proprio come in una casa, dove siamo chiamati ad abitare non da soli ma insieme, siamo chiamati a metterci in gioco nelle relazioni sul modello della vita familiare, anche nell’ambito dell’amicizia e persino nella convivenza civile e sociale, fino a sentire un forte senso di fraternità che ci fa sentire a casa con tutti.

Sperimentando l’abitare, nel senso della condivisione semplice e familiare, comprendiamo di essere tutti sullo stesso «piano», un piano che, estendendo lo sguardo e abbracciando tutti, non ha limiti di spazio e di tempo, se non quelli del luogo in cui ora abita tutta l’umanità, senza distinzioni. Questo è il piano «universale» che nella Chiesa comprendiamo bene e che proporremo ai ragazzi.

In questi passaggi fondamentali diremo loro: «Piano terra»!

 

Il modello in Gesù

Gesù è venuto «ad abitare in mezzo a noi» non per pochi ma per tutti, proponendo uno stile di condivisione che coinvolge ogni uomo e ogni donna, di ogni età, popolo, lingua o nazione. «Piano terra» è il disegno di Dio, il suo «progetto» per un’umanità che assomiglia a quella pensata da Lui al principio. La sobrietà, la semplicità, la povertà di spirito sono atteggiamenti del cuore che impariamo dal cammino di Gesù sulla terra e che, nel piano di Dio, sono indispensabili all’umanità per rintracciare il sentiero della sua felicità.

 

Dal basso verso l’alto

Nel nostro cammino partiremo dal basso: ecco un’altra immagine dello slogan «piano terra». Non si può infatti vivere una vita piena in cui sentirsi sempre a casa, in cui lavorare e agire per il meglio, se si continuano a «costruire castelli in aria». Non significa non alimentare la fantasia e la creatività di ciascuno, anzi il contrario. Occorrerà aiutarsi a convogliare le potenzialità dei ragazzi dentro un piano che preveda un passo alla volta, una tappa dietro l’altra, un percorso che si vede sulla distanza, giocandosi nell’impegno quotidiano, nella verifica, nella fatica di ogni giorno. L’abitazione è il luogo in cui esercitare ancora una volta le dimensioni dell’umano: gli affetti, il lavoro e il riposo, con un atteggiamento di umiltà e di povertà per cui niente si può costruire da soli e tutto quello che si condivide non fa che arricchire se stessi e gli altri.

Del resto Gesù è venuto ad abitare in mezzo a noi in povertà, bisognoso di tutto. La logica dell’abitare secondo il Vangelo significa anche educarci tutti dunque alla sobrietà e quindi al risparmio delle risorse e alla loro condivisione, perché tutti abbiano la possibilità di abitare un luogo dove sentirsi bene, a proprio agio, potendo mangiare, dormire, lavarsi, vestirsi, giocare, dialogare, lavorare e riposarsi…

Bisognerà aiutare i ragazzi a comprendere che tutto questo non è scontato per moltissime persone, anche bambini della loro età. Ancora diremo ai ragazzi di pensare a tutti secondo il piano di Dio, quel piano terra che, trasformandoci e cambiando le nostre abitudini, farà della nostra estate un’occasione digioia per tutti!

 

L’oratorio… una casa da abitare

Per fare tutto questo offriremo ai ragazzi una casa che è l’oratorio! Lo stile dell’abitare, ad imitazione di Gesù, si può esercitare proprio in oratorio! È così che, in vista dell’estate, cercheremo di prepararci perché l’oratorio sia sempre più e ancora meglio «casa che accoglie». Nel concetto dell’abitare c’è la percezione di sentirsi custoditi, in un luogo sicuro che ciascuno riconosce come proprio. È l’impegno di educatori e animatori esercitarsi in primo luogo per farsi «custodi» dei ragazzi e poi perché si generi un senso di appartenenza all’oratorio – e quindi alla comunità cristiana – che si può costruire solo con un cammino di «responsabilizzazione». Per preparare l’oratorio estivo ci chiederemo: come fare in modo che i ragazzi possano abitare l’oratorio? Come renderli protagonisti del loro spazio e del loro tempo durante il tempo dell’estate? Come generare in loro l’interesse per un ambiente a tal punto da sentirlo come «proprio» e contribuire così a renderlo più bello e più abitabile per tutti?

I verbi quotidiani dell’abitare e gli ambienti della casa aiuteranno i ragazzi ogni giorno a riscoprire che tutte quelle azioni, rese più consapevoli, possono prendere vita anche in oratorio e non solo durante l’estate.   

 

Il percorso: i verbi dell’abitare e gli ambienti

Cinque ambienti e per ogni ambiente cinque verbi che caratterizzano l’abitare. Ecco lo sviluppo generale del percorso che prevede, come negli scorsi anni, la considerazione di una parola chiave per ogni giorno e nello specifico un verbo dell’abitare. Ogni singolo oratorio organizzerà liberamente il suo cammino all’interno della casa, scelta come immagine per rendere consapevole per ciascuno lo stile dell’abitare. Come ogni anno, solo la prima e l’ultima giornata di oratorio estivo hanno il tema fisso: primo giorno «avere una casa»; ultimo giorno «abitare una casa». Come strutturare l’itinerario? Occorrerà scegliere quanti e quali ambienti dei cinque prendere in considerazione, anche in base alla durata dell’oratorio estivo. In seguito si potrà utilizzare una duplice forma: scegliere di considerare un ambiente a settimana e quindi sviluppare i verbi dell’abitare inerenti a quell’ambiente, concentrandoli insieme; oppure passare ogni giorno da un ambiente della casa ad un altro, considerando per ogni giornata un verbo corrispondente all’ambiente scelto.

Ogni ambiente e i verbi corrispondenti comunicano ogni giorno qualcosa dello stile dell’abitare, ad imitazione di colui che «venne ad abitare in mezzo a noi».

I verbi diranno molte cose ai ragazzi e li aiuteranno a comprendere che nell’abitare con stile si gioca molto della propria vita, delle proprie relazioni e del modo di «stare al mondo». Occorrerà esercitarsi per scoprire che anche le azioni che sembrano più normali e immediate, come mangiare e bere, come lavarsi o vestirsi, richiedono una scelta di stile e qualche cambiamento del cuore e della mente, perché il nostro abitare sia capace di trasformare noi stessi e il mondo secondo il piano che Dio ha scritto per la nostra umanità, chiamata ad abitare la terra.

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