Almanacco liturgico Il Santo del giorno Il Vangelo di oggi Agenda dell'Arcivescovo

Presentazione, storia, missione e spiritualità della famiglia degli Oblati vicari, nata il 4 novembre 1875.

2019-03-04 11_52_31-Window

Gli inizi

La storia  degli “oblati vicari” inizia l 4 novembre 1875 quando don Francesco Schiatti, allora Superiore generale della Congregazione degli oblati dei Ss. Ambrogio e Carlo,  accompagnava quattro oblati nella casa Busca di corso Magenta 75 perché colà risiedessero a disposizione dell’arcivescovo che allora era Mons. Luigi Nazzari di Calabiana. Quegli Oblati si chiamarono Vicari e la prima vicaria da loro gestita fu nel 1877 a S. Giacomo di Zibido.”  Erano, e ancora sono, semplici preti diocesani, a servizio della pastorale diocesana secondo le indicazioni del Vescovo e a lui disponibili per essere inviati dove ve ne è bisogno.

Nel 1908 cardinal Ferrari dota questa “famiglia” di alcune norme che danno dunque una forma più istituzionale a questo gruppo di “preti a disposizione del Vescovo”.

Sarà il card. Schuster nel 1931 a riconoscere canonicamente e costituire formalmente l’”Istituto S. Ambrogio per le vicarie”. Nel 1932 si avrà anche il riconoscimento civile dell’”Istituto. ”.

Dopo diverse cambiamenti di sede il cardinal di Milano Giovanni Battista Montini diede come “casa madre” dei Vicari Oblati la sede di Corso Italia presso il “Santuario di S. Maria dei miracoli presso S. Celso”.

 

La missione

Compito originario e primario degli oblati vicari è la cura pastorale di parrocchie, affidate dal Vescovo, ove vi siano situazioni di urgenza o necessità specifiche.  Nel corso degli anni agli Oblati Vicari furono affidati anche i Santuari: primo fra tutti la “Madonna del Bosco” a Imbersago, La “Madonna della vittoria” a Lecco, il Santuario di Lezzeno, il Sacro  Monte di Varese. Attualmente sono solo due i Santuari ove sono presenti i gli Oblati Vicari: “S. Maria dei miracoli presso S. Celso” a Milano e la “Madonna del bosco” ove è presente anche la cappella cimiteriale dei padri vicari defunti.

Negli ultimi decenni , secondo le indicazioni del Vescovo,  i “vicari” si sono resi disponibili anche per compiti di pastorale giovanile, coadiutori o responsabili decanali, e ultimamente anche nell’avvio di comunità o unità pastorali.

 

La Comunità

Gli oblati vicari, cioè i sacerdoti che entrano a far parte dell’ “Istituto S. Ambrogio per le vicarie”,  costituiscono una comunità di preti diocesani.

La vita comunitaria è regolata da “norme e regolamenti”  riveduti e approvati nel 1990  dal card. Martini.

Normalmente chi è impegnato in attività pastorale risiede in parrocchia ma ha come riferimento la “casa madre” dove, una volta al mese, ci si trova per una mezza giornata di ritiro.

I padri più anziani, che non possono più assumersi il peso delle vicarie, risiedono in “casa madre” o nella casa del “Santuario della madonna del bosco”.

Ognuno è impegnato a sostenere le spese della “casa” attraverso il proprio libero contributo alla cassa comune.

L’ingresso nell’Istituto richiede un periodo di prova di cinque anni al termine del quale si fa l’oblazione (il voto di obbedienza) al Vescovo.

 

La spiritualità

La spiritualità  dell’oblato vicario è totalmente  in sintonia con la spiritualità del prete diocesano.

Se si vuole ritrovare uno specifico per la spiritualità dell’oblato vicario forse è possibile individuarlo nell’”obbedienza” intesa non semplicemente come disponibilità ad assumere i compiti che vengono affidati ma come consapevolezza e coscienza di appartenenza al presbiterio che, in comunione col vescovo e sotto la sua guida, è a servizio del popolo di Dio. In questo dovrebbe consistere la sua esemplarità.

La “povertà”, non tanto nell’accezione che assume nella vita “religiosa”, ma nel senso dello “stile di vita essenziale” è la condizione che permette di adattarsi anche nelle situazione un po’ più disagevoli.

Ti potrebbero interessare anche: