Share

Milano

«Tutti possiamo essere strumenti di speranza per gli altri»

Le parole dell'Arcivescovo al termine della serata manzoniana in Duomo a favore del Fondo Famiglia-Lavoro

di Mauro COLOMBO Redazione

30 Aprile 2010

Fede, speranza e carità: le tre virtù teologali coniugate in chiave artistica e spettacolare a partire dai Promessi Sposi e dalla tradizionale tensione verso il prossimo della Chiesa ambrosiana, simboleggiata dall’impegno di questi ultimi due anni per il Fondo Famiglia-Lavoro. Questi i contenuti della serata di giovedì 29 aprile, nella quale il Duomo di Milano si è eccezionalmente “aperto” al prologo dell’opera musicale che l’autore e regista Michele Guardì e il compositore Pippo Flora hanno ricavato dal capolavoro di Alessandro Manzoni e che andrà in scena in anteprima assoluta il prossimo 18 giugno a San Siro.
Introdotti con garbo dalla conduttrice tv Lorena Bianchetti – l’evento era trasmesso in diretta da Rai Tre in Lombardia -, i temi della serata sono stati declinati tra recitazione e musica. Con la consueta maestria Giorgio Albertazzi ha dato voce ai passi più celebri dei Promessi Sposi, da “Verrà un giorno…” ad “Addio monti…”, con una partecipazione via via sempre più sentita, sfociata alla fine in un personale atto d’amore per Milano.
Hanno fatto da contrappunto alle letture alcuni brani selezionati dell’opera di Guardì-Flora, con musiche di notevole impatto e gli artisti della Compagnia di Teatro Musicale calatisi nei rispettivi ruoli con il dovuto pathos. Le figure di Renzo e Lucia, del cardinal Federigo, di padre Cristoforo, di don Rodrigo, dell’Innominato e della madre di Cecilia hanno preso consistenza grazie all’interpretazione di Graziano Galatone, Noemi Smorra, Christian Gravina, Giò Di Tonno, Vittorio Matteucci e Chiara Luppi. Imponente l’accompagnamento del coro diretto da Maria Grazia Fontana, convincente e coinvolgente fino al trascinante Pater Noster finale.
Dopo l’intervento di Michele Guardì – che ha ringraziato la Rai nella persona del direttore generale Mauro Masi, presente alla serata, per il supporto offerto all’evento, seguito in Duomo da 5000 persone e da molte altre riunite sul sagrato -, ha preso la parola il cardinale Tettamanzi. L’Arcivescovo ha sottolineato come «nel capolavoro manzoniano è proprio la fede a motivare tanti gesti di carità, piccoli e grandi», da intendersi «non semplicemente come episodici gesti di aiuto, ma come la permanente attenzione all’altro». «Una carità così intesa non può che aprire alla speranza», ha proseguito l’Arcivescovo, che facendo riferimento all’iniziativa del Fondo (al termine sono state raccolte offerte destinate al progetto diocesano) ha così concluso: «Tutti noi possiamo essere strumenti di speranza per gli altri: con la fede che si fa operante nella carità, con una vita che si ispira ed è sostenuta dalla virtù umana e universale della solidarietà». Fede, speranza e carità: le tre virtù teologali coniugate in chiave artistica e spettacolare a partire dai Promessi Sposi e dalla tradizionale tensione verso il prossimo della Chiesa ambrosiana, simboleggiata dall’impegno di questi ultimi due anni per il Fondo Famiglia-Lavoro. Questi i contenuti della serata di giovedì 29 aprile, nella quale il Duomo di Milano si è eccezionalmente “aperto” al prologo dell’opera musicale che l’autore e regista Michele Guardì e il compositore Pippo Flora hanno ricavato dal capolavoro di Alessandro Manzoni e che andrà in scena in anteprima assoluta il prossimo 18 giugno a San Siro.Introdotti con garbo dalla conduttrice tv Lorena Bianchetti – l’evento era trasmesso in diretta da Rai Tre in Lombardia -, i temi della serata sono stati declinati tra recitazione e musica. Con la consueta maestria Giorgio Albertazzi ha dato voce ai passi più celebri dei Promessi Sposi, da “Verrà un giorno…” ad “Addio monti…”, con una partecipazione via via sempre più sentita, sfociata alla fine in un personale atto d’amore per Milano.Hanno fatto da contrappunto alle letture alcuni brani selezionati dell’opera di Guardì-Flora, con musiche di notevole impatto e gli artisti della Compagnia di Teatro Musicale calatisi nei rispettivi ruoli con il dovuto pathos. Le figure di Renzo e Lucia, del cardinal Federigo, di padre Cristoforo, di don Rodrigo, dell’Innominato e della madre di Cecilia hanno preso consistenza grazie all’interpretazione di Graziano Galatone, Noemi Smorra, Christian Gravina, Giò Di Tonno, Vittorio Matteucci e Chiara Luppi. Imponente l’accompagnamento del coro diretto da Maria Grazia Fontana, convincente e coinvolgente fino al trascinante Pater Noster finale.Dopo l’intervento di Michele Guardì – che ha ringraziato la Rai nella persona del direttore generale Mauro Masi, presente alla serata, per il supporto offerto all’evento, seguito in Duomo da 5000 persone e da molte altre riunite sul sagrato -, ha preso la parola il cardinale Tettamanzi. L’Arcivescovo ha sottolineato come «nel capolavoro manzoniano è proprio la fede a motivare tanti gesti di carità, piccoli e grandi», da intendersi «non semplicemente come episodici gesti di aiuto, ma come la permanente attenzione all’altro». «Una carità così intesa non può che aprire alla speranza», ha proseguito l’Arcivescovo, che facendo riferimento all’iniziativa del Fondo (al termine sono state raccolte offerte destinate al progetto diocesano) ha così concluso: «Tutti noi possiamo essere strumenti di speranza per gli altri: con la fede che si fa operante nella carità, con una vita che si ispira ed è sostenuta dalla virtù umana e universale della solidarietà». – – – Il saluto conclusivo dell’Arcivescovo (https://www.chiesadimilano.it/or/ADMI/pagine/00_PORTALE/2010/duomo_fondo.pdf) – Photogallery – Una serata fantastica – Il servizio del Tg1 (http://www.direttaraiuno.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-75764dfa-6ea1-466a-a5e3-6fbb207d974c.html?p)