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Paralimpiadi

A Vancouver il veterano della neve e l’esordiente del ghiaccio

Intervista in parallelo al pluricampione Gianmaria Dal Maistro, punta di diamante dello sci alpino, e alla new entry Angela Menardi, che debutta nel curling in carrozzina

di Michela TRIGARI Redazione

15 Marzo 2010

Lui è stato il portabandiera della Italia a Vancouver. Nato a Schio (Vicenza) nel 1980, non vedente, Gianmaria Dal Maistro è la punta di diamante in cui spera la Nazionale azzurra di sci alpino: agli ultimi Mondiali di Corea, in Coppa Europa nel 2007 e 2008 e alle Paralimpiadi di Torino 2006 è sempre finito sui primi tre gradini del podio.
Classe 1964, sposata, originaria di Pieve di Cadore (Belluno), Angela Menardi torna invece a gareggiare per una Paralimpiade dopo 18 anni di assenza. E lo fa cambiando disciplina: niente più sci di fondo, ma curling in carrozzina.

Cosa fate nella vita quando non vi allenate?
Dal Maistro: Studio informatica all’università. Mi mancano pochi esami e voglio laurearmi il prima possibile. E quando non sono sulla neve vado in palestra.
Menardi: Sono tutta casa e famiglia: lavoro al cinema di Cortina, dove abito, e mi dedico a mio marito e alle mie figlie. Ma mi piace anche giocare a carte, guardare film, leggere libri e navigare in internet.

Chi verrà con voi in Canada?
Dal Maistro: La mia fidanzata, i genitori di Tommaso Balasso (la mia guida), mia madre e un paio di amici.
Menardi: Nessuno, sono sola. A meno che mio marito e le mie figlie non mi facciano una sorpresa…

Che sentimenti si provano a partecipare alle Paralimpiadi?
Dal Maistro: Anche se ormai dovrei averci fatto l’abitudine, partecipare è sempre emozionante. Ma è solo durante le cerimonie di apertura e di chiusura che mi rendo conto della grandezza dell’evento per cui gareggio.
Menardi: È un regalo di fine carriera, un pacco-dono. Ad Albertville, nel ’92, volevo andarci a tutti i costi, mi ero allenata tanto. Qui invece è stato relativamente facile entrare nella squadra paralimpica: serviva una donna e non ce ne sono molte che hanno lo stadio del curling vicino casa per allenarsi.

La gioia più grande? Anche non legata allo sport…
Dal Maistro: Quando, dopo aver investito fatica ed energie, ottengo qualcosa. In qualsiasi ambito.
Menardi: Le mie due bambine, di 14 e 9 anni.

E la delusione maggiore?
Dal Maistro: Tutte le volte che non riesco a raggiungere l’obiettivo che mi ero prefissato.
Menardi: Strano a dirsi, ma non ne ho mai avuta una in vita mia.

Avete un portafortuna in gara?
Dal Maistro: Le mutande di Superman. Me le hanno regalate quattro anni fa per le Paralimpiadi di Torino e ora le indosso sempre per le competizioni importanti.
Menardi: No, ma ci pensano le mie figlie a riempirmi di gadget…

Raccontateci un aneddoto divertente…
Dal Maistro: Nel ’98, alle Paralimpiadi di Nagano (Giappone), alcune scimmie mi hanno rubato il sacchetto delle medaglie e poi si sono nascoste su un albero. Meno male che sono riusciti a recuperarlo…
Menardi: Ero a un raduno di sci di fondo. Uscita dall’albergo sono letteralmente volata per terra. Ogni tanto mi capita di cadere dalla sedia a ruote. Solo che la strada era in discesa e la carrozzina ha cominciato ad andarsene per i fatti suoi. Meno male che un signore l’ha rincorsa e me l’ha riportata…

È difficile il mondo del professionismo nello sport paralimpico?
Dal Maistro: Purtroppo non siamo ancora a livello professionistico. La mentalità e l’impegno forse lo sono ma, a parte qualche nazione come Usa e Canada, gli atleti non riescono a vivere solo di sport. È qualcosa che bisogna inserire nella propria vita dopo lo studio e il lavoro.
Menardi: Mah, le competizioni sono sempre più agguerrite e il movimento paralimpico è cresciuto parecchio. Tanto che ho letto di qualche caso di doping. Ma forse la difficoltà maggiore è trovare uno sponsor. Lui è stato il portabandiera della Italia a Vancouver. Nato a Schio (Vicenza) nel 1980, non vedente, Gianmaria Dal Maistro è la punta di diamante in cui spera la Nazionale azzurra di sci alpino: agli ultimi Mondiali di Corea, in Coppa Europa nel 2007 e 2008 e alle Paralimpiadi di Torino 2006 è sempre finito sui primi tre gradini del podio.Classe 1964, sposata, originaria di Pieve di Cadore (Belluno), Angela Menardi torna invece a gareggiare per una Paralimpiade dopo 18 anni di assenza. E lo fa cambiando disciplina: niente più sci di fondo, ma curling in carrozzina.Cosa fate nella vita quando non vi allenate?Dal Maistro: Studio informatica all’università. Mi mancano pochi esami e voglio laurearmi il prima possibile. E quando non sono sulla neve vado in palestra.Menardi: Sono tutta casa e famiglia: lavoro al cinema di Cortina, dove abito, e mi dedico a mio marito e alle mie figlie. Ma mi piace anche giocare a carte, guardare film, leggere libri e navigare in internet.Chi verrà con voi in Canada?Dal Maistro: La mia fidanzata, i genitori di Tommaso Balasso (la mia guida), mia madre e un paio di amici.Menardi: Nessuno, sono sola. A meno che mio marito e le mie figlie non mi facciano una sorpresa…Che sentimenti si provano a partecipare alle Paralimpiadi?Dal Maistro: Anche se ormai dovrei averci fatto l’abitudine, partecipare è sempre emozionante. Ma è solo durante le cerimonie di apertura e di chiusura che mi rendo conto della grandezza dell’evento per cui gareggio.Menardi: È un regalo di fine carriera, un pacco-dono. Ad Albertville, nel ’92, volevo andarci a tutti i costi, mi ero allenata tanto. Qui invece è stato relativamente facile entrare nella squadra paralimpica: serviva una donna e non ce ne sono molte che hanno lo stadio del curling vicino casa per allenarsi.La gioia più grande? Anche non legata allo sport…Dal Maistro: Quando, dopo aver investito fatica ed energie, ottengo qualcosa. In qualsiasi ambito.Menardi: Le mie due bambine, di 14 e 9 anni.E la delusione maggiore?Dal Maistro: Tutte le volte che non riesco a raggiungere l’obiettivo che mi ero prefissato.Menardi: Strano a dirsi, ma non ne ho mai avuta una in vita mia.Avete un portafortuna in gara?Dal Maistro: Le mutande di Superman. Me le hanno regalate quattro anni fa per le Paralimpiadi di Torino e ora le indosso sempre per le competizioni importanti.Menardi: No, ma ci pensano le mie figlie a riempirmi di gadget…Raccontateci un aneddoto divertente…Dal Maistro: Nel ’98, alle Paralimpiadi di Nagano (Giappone), alcune scimmie mi hanno rubato il sacchetto delle medaglie e poi si sono nascoste su un albero. Meno male che sono riusciti a recuperarlo…Menardi: Ero a un raduno di sci di fondo. Uscita dall’albergo sono letteralmente volata per terra. Ogni tanto mi capita di cadere dalla sedia a ruote. Solo che la strada era in discesa e la carrozzina ha cominciato ad andarsene per i fatti suoi. Meno male che un signore l’ha rincorsa e me l’ha riportata…È difficile il mondo del professionismo nello sport paralimpico?Dal Maistro: Purtroppo non siamo ancora a livello professionistico. La mentalità e l’impegno forse lo sono ma, a parte qualche nazione come Usa e Canada, gli atleti non riescono a vivere solo di sport. È qualcosa che bisogna inserire nella propria vita dopo lo studio e il lavoro.Menardi: Mah, le competizioni sono sempre più agguerrite e il movimento paralimpico è cresciuto parecchio. Tanto che ho letto di qualche caso di doping. Ma forse la difficoltà maggiore è trovare uno sponsor.