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L’ALFABETO DELLA STRADA

5 Giugno 2008

Uno stuzzicante aperitivo di allegria che percorre l’Italia prima dei corridori e trascina la gente sulla strada ad attendere il Giro. Settanta e più vetture, ridisegnate nelle forme e ridipinte nei colori, con un contorno di “staffette” a due e a quattro ruote, hanno composto la Carovana pubblicitaria 2005.

Il suo passato somma oltre settant’anni di storia. Il suo presente testimonia l’interesse concreto degli sponsor per un “veicolo” promozionale semplice, ma genuino. Il suo futuro è ricco di promesse perché in Carovana, prima ancora che il marketing, si scopre la vita.

Trascorrendo qualche giorno al suo interno, infatti, incontri persone, conosci luoghi, apprendi fatti e curiosità. Per ricordarli tutti facciamo l’appello come a scuola, aggiungendo anche le lettere dell’alfabeto inglese per non dimenticare proprio nessuno.

A come Avis e Arance di Natale, le due onlus presenti quest’anno. Oltre all’immagine degli sponsor commerciali, la Carovana promuove anche quella di realtà non profit: il milione di italiani che donano volontariamente sangue e il simpatico gruppo di camperisti che vende agrumi e investe il ricavato in opere umanitarie a favore dei bambini meno fortunati.

B come Baffo. Al secolo Dario Panceri, ufficialmente pilota dell’auto 2 e indispensabile pilastro dell’organizzazione, in pratica molto di più: artefice e interprete di gag e siparietti prima della partenza, cantante del genere “confidenziale”, ballerino inappuntabile, “cicerone” sulle salite della Brianza che nelle domeniche da cicloamatore gli provocano visioni “mistiche”.

C come Checchi (“Cecchi”) Roberto. Speaker e fotografo della Carovana, animatore dei ritrovi di partenza, delle soste lungo il percorso e delle premiazioni finali. Caricato dal dono della maglia autografata dell’olimpionico Bettini, si è distinto nel conio di nuovi slogan. Solo un esempio: «Girovaghiamo l’Italia in su e in giù / e lo facciamo insieme a Dino Zandegù», il direttore della Carovana.

D come Donne. Tante, giovani e belle in Carovana. Per la prima volta ce n’era una, Graziella, anche nella “squadra” della Polizia stradale, che con due auto e otto motociclette ha fornito come sempre un supporto prezioso per “aprire” la strada.

E come Etilico, il tasso che dopo due serate trascorse nel cuore delle Langhe avrebbe attirato l’attenzione dei Nas. Complice l’impareggiabile ospitalità di un albergatore di Alba, pronto a regalare bottiglie di Barolo a chi fosse riuscito a lanciare un tappo dentro il collo di una damigiana.

F come Fanny Lecourtois. Ex ciclista professionista, ha corso per undici anni con le varie Longo, Somarriba, Puciskaite. Vanta un ottavo posto al Tour de France. Presente in Carovana come testimonial, non concorda con chi sostiene che il ciclismo non sia uno sport adatto alle donne: «Si può essere atlete e mantenere la propria femminilità…». Guardandola, non si può darle torto.

G come “Gianni va veloce”, la canzone delle Officine Pan diventata l’inno di Gianni Torriani, da tredici anni coordinatore della Carovana. Una fitta rete di contatti, rapporti e relazioni intessuta per mesi, che poi si esplicita nelle tre settimane della corsa. Non mancano i grattacapi, i problemi, le seccature. Ma alla fine rimane la soddisfazione, come dice lui, di «portare la felicità sulle strade».

H come Hotel. Nel corso di un Giro può capitare di tutto: dall’albergo di gran lusso alla semplice pensione; da autentiche “oasi” di ristoro psico-fisico a strutture di quart’ordine nel servizio, ma a tre stelle nella tariffa. Dopotutto, però, il mondo è bello perché vario.

I come Intergiro. Tra le fermate che effettua la Carovana durante una tappa è quella posizionata circa a metà percorso, la più lunga e la più importante. Quest’anno Roberto l’ha vivacizzata con il giochino del “paccone”: novello-Bonolis, infilava vari gadget in un sacco che poi metteva in palio tra il pubblico, invitato a rispondere a una domanda sulla storia del Giro.

J come Jaima, seducente testimonial cubana in Carovana. Con la sua personalissima interpretazione di Comandante Che Guevara ha fatto dimenticare anche la levataccia più sgradita.

K come K.O. Tra ripide salite e tortuose discese, qualche mezzo della Carovana è finito al tappeto. Ma a quel punto è intervenuto Corrado con il carro-attrezzi dell’Aci Soccorso, pronto a rimuovere (letteralmente) qualsiasi problema. Salvo poi restare lui stesso in panne sul Sestrière…

(continua a leggere)